La nuova vita del nipote di Bernardo Provenzano

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-09-27

Carmelo Gariffo, in prima fila ai discussi funerali, progettava di riorganizzare il clan, di rilanciarne gli affari e la capacità di gestione della rete di interessi e rapporti. Arrestato stamattina

article-post

I carabinieri stanno eseguendo stamattina un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip di Palermo su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 12 persone, accusate a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione e danneggiamento. Contestualmente sarà applicata la misura di sicurezza della libertà vigilata per due anni a due persone accusate di essere mandanti di un progetto di omicidio. L’operazione, nata da una indagine del nucleo investigativo del gruppo di Monreale e dalla compagnia carabinieri di Corleone, colpisce il mandamento mafioso di Corleone e delle famiglie di Chiusa Sclafani e Palazzo Adriano e ha consentito di ricostruire gli assetti di vertice dei clan e i rapporti con le famiglie vicine.

La nuova vita del nipote di Bernardo Provenzano

Tra i dodici arrestati nell’operazione “Grande passo 4”, che ha assestato un duro colpo ai vertici corleonesi, c’è anche il nipote di Bernardo Provenzano, il padrino morto a luglio. Carmelo Gariffo, in prima fila ai discussi funerali, progettava di riorganizzare il clan, di rilanciarne gli affari e la capacità di gestione della rete di interessi e rapporti. Conosce i segreti di Cosa nostra, ha gestito la latitanza, la circolazione dei pizzini del capomafia, lo ha assistito nei suoi affari. Da tre anni ormai fuori dal carcere, parlava di pizzo e appalti e della necessità di rilanciare Cosa nostra a Corleone, “Basta uno, non c’è bisogno di cento”, ha detto intercettato dai carabinieri a proposito della necessita’ di individuare “una persona adatta eventualmente a comandare”, ma “non facciamo cose affrettate”. Tra i suoi collaboratori più stretti due forestali, finiti anch’essi in manette. E tra i destinati dell’ordinanza di custodia cautelare anche i boss gia’ arrestati Pietro Marasacchia, Vincenzo Pillitteri e Antonino di Marco, quest’ultimo dipendente del Comune di Corleone, sciolto ad agosto scorso. . In otto hanno ammesso di avere pagato, di avere subito le minacce estorsive dei capi ed emissari di Cosa nostra corleonese.

Potrebbe interessarti anche