“La ‘ndrangheta tra noi”: M5S nei guai a Imperia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-05-15

Un bel casino ad Imperia per un attivista parente di persone condannate per mafia e vicino a un candidato di zona

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Il Fatto di oggi racconta in un articolo a firma di Paola Zanca il caos scoppiato nel MoVimento 5 Stelle ad Imperia dopo che l’associazione La Casa della Legalità ha scoperto che un attivista molto vicino al candidato Daniele Comandini è figlio di un affiliato alla ‘ndrangheta. La storia è scoppiata nei giorni scorsi e sull’argomento si è espressa Alice Salvatore, candidata alla presidenza della Regione Liguria, paragonando Carmine Mafodda (il nome dell’attivista) a Peppino Impastato e suscitando così la protesta dei parenti dell’attivista comunista ammazzato dalla mafia in Sicilia. Il capogruppo M5S di Imperia Antonio Russo ha invece chiesto agli elettori di non mettere preferenze nel voto ma di votare comunque M5S:

Le pressioni per far ritirare Comandini cominciano un mese fa, lui non ci pensa nemmeno. Tra due settimane si vota e ieri, dalle colonne del Secolo XIX, Antonio Russo, capogruppo M5S al Comune di Imperia lo scomunica: “Votate il nostro simbolo, ma non mettete le preferenze”. Il Movimento sispacca, la candidata governatrice Alice Salvatore difende Comandini e gli avversari neapprofittano per colpire i Cinque Stelle: “Dov’è la trasparenza?”.Nelle liste dei bastonatori degli “impresentabili”, un “impresentabile” non ci voleva proprio. Ripetiamolo: Comandini non ha alcun guaio con la giustizia e nemmeno Mafodda (che non è candidato) è stato sfiorato dalle indagini che hannor iguardato la sua famiglia. Però non basta. E il perché lo spiegano gli stessi grillini di Imperia: “Il Movimento 5 Stelle fa della questione morale il punto cardine, fermo ed irrinunciabile della sua ragion d’essere. Dai suoi rappresentanti esige una specchiata reputazione,un’assoluta lontananza da coloro che non fanno dell’onestà il loro stile di vita;nessuna macchia o anche solo sospetto deve adombrare la trasparenza e la purezza della loro persona”.

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Quanto sia difficile stabilire il confine tra puri e impuri,i Cinque Stelle lo stanno provando sulla loro pelle:

Prendete la candidata governatrice, la 32enne Alice Salvatore. Al telefono, risponde così (testuale) alla domanda sul caso Comandini: “È tutta una bolla di sapone montata ad arte contro il M5S che sta facendo un risultato straordinario. Rilascio solo questo come dichiarazione”. Clic. Poche ore prima, in un comunicato, la Salvatore aveva articolato un po’ di più il concetto: “Le sue fonti (sue di Russo, il capogruppo accusatore,ndr) sono basate esclusivamente sull’antipatia per la persona”. Seguono minacce di querela a chi si renderà “complice” della campagna diffamatoria. Quando parla di fonti, l aSalvatore fa implicito riferimento a Cristian Abbondanza, animatore della genovese Casa della Legalità. Da sempre Abbondanza si occupa di lotta alle mafie, non senza essersi trovato al centro di polemiche anche all’interno del mondo dell’associazionismo civile. È stato lui, circa un mese fa, a sollevare dubbi sulla candidatura di Comandini. Domandava secco: “Siamo sicuri che alM5S non arrivino voti di famiglie di ‘ndrangheta?”, citava ampi stralci di una sentenza che già nel ’96 condannava alcuni membri della famiglia Mafodda e chiedeva ancora: “L’attivista e supporter del M5S di Arma di Taggia, Carmine Mafodda, ha o non ha tagliato i ponti con il proprio nucleo familiare d’origine?”. Mafodda rispose, via Facebook: “Sono un uomo onesto e libero”, scriveva il 27 aprile, e “vorrei prendere le distanze e condannare fermamente quelle persone che avendo il mio stesso cognome si sono resi protagonisti di atti contrari alla legge”.

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