La morìa di candidati alle comunarie di Palermo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-01-12

Nella città delle firme false fioccano i ritiri alla vigilia del voto. E la guerra tra le due fazioni diventa sempre più aspra. Mentre c’è chi spera nell’intervento di Grillo e nella cancellazione della lista

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Sono rimasti in due. Dei cinque candidati del MoVimento 5 Stelle alle comunarie di Palermo soltanto Ugo Forello e Igor Gelarda sono ancora in corsa. Tanto che c’è chi comincia a sospettare un piano per boicottare la partecipazione del M5S alle comunali della prossima primavera.

La morìa di candidati alle comunarie delle firme false di Palermo

La prima a ritirarsi è stata Tiziana Di Pasquale. L’ingegnera, che veniva dipinta come vicina agli indagati per la storia delle firme false di Palermo, ha lasciato il giorno prima della “graticola”, il confronto pubblico tra i candidati celebrato lunedì scorso in un cinema davanti a una platea di circa 200 persone. Costretta a smentire più volte chi la considerava vicina al gruppo dei ‘monaci’ che ha disertato in massa le ‘graticole’, la Di Pasquale in un post su Rosalio.it ha criticato il clima all’interno del M5s, rinunciando pure alla candidatura come consigliere. Una durissima requisitoria con un obiettivo ben preciso, ovvero gli “imbucati” che vogliono rappresentare i 5 Stelle senza aver fatto prima militanza.

Come può chi non c’è mai stato, capire e farsi portavoce di questi ideali?
Come può definirsi attivista, chi definisce i banchetti sotto la pioggia «una raccolta punti»?
Come può definirsi portavoce di questi principi chi in questi giorni non ha fatto altro che scrivere, o far scrivere, sui social e a mezzo stampa frasi denigratorie nei confronti di quella che dovrebbe essere la propria squadra?
Come può ritenersi parte di questo progetto chi è stato già espulso dal meet up di Palermo, che è stato ritenuto incandidabile per le elezioni politiche del 2013, e che oggi si erge a garante di democrazia del 5 stelle presentandosi in lista?

L’obiettivo delle accuse è lampante, ovvero proprio i due candidati rimasti, che erano stati in molte occasioni additati come imbucati all’interno del gruppo di Palermo. Purtroppo la Di Pasquale, come è costume tra i 5 Stelle siciliani, ha evitato accuratamente di fare nomi e di dire chiaramente a chi fossero rivolte le sue critiche anche se nel lunghissimo post in cui ha annunciato il ritiro ha citato Giancarlo Cancelleri e Claudia La Rocca, indicati a più riprese dai deputati indagati come esponenti di un complotto contro di loro. Dopo di lei ha mollato anche Giulia Argiroffi: la sua intenzione l’aveva comunicata per mail allo staff di Grillo prima delle ‘graticole’, ma aveva accettato l’invito a fare comunque il confronto; Argiroffi rimane però nella lista degli aspiranti consiglieri. Stasera ha annunciato il ritiro via Facebook anche Giancarlo Caparrotta:  “Affido a FB alcune parole sincere per raggiungere tutti quelli che non ho potuto incontrare di persona, come avrei voluto; tutti quelli che, con impegno sincero, stanno contribuendo ad un entusiasmante percorso per la città di Palermo -scrive – Entusiasmo, è la parola che meglio esprime il mio sentire in queste ore, soprattuto dopo il confronto delle “graticole” e le numerose manifestazioni di stima che noi tutti, prima e dopo il palco, abbiamo ricevuto”. “Ma ho maturato la consapevolezza che il senso di questo processo risiede nel lavoro di una squadra in cui ciascun giocatore può e deve esprimere le proprie capacità al meglio. mettendosi umilmente al servizio della nostra Città, in base alle proprie più autentiche attitudini – prosegue – E per questo sarà un piacere ed un onore per me continuare con Voi questo percorso, rimanendo nel novero dei candidati al Consiglio Comunale o in ruoli che il nostro Sindaco eletto vorrà attribuirmi. Buon lavoro a tutti!”.
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Una corsa a due (con il morto)

In corsa restano quindi soltanto Forello e Gelarda. Ma i problemi sono anche altri. Perché i ritiri non hanno coinvolto soltanto i candidati a sindaco, ma anche i papabili per il consiglio comunale. Ieri la candidata Ivana Cimò ha annunciato il suo ritiro, oggi ha mollato Albero Munda. Ma la legge elettorale impone la doppia preferenza di genere, per cui l’esiguo numero di donne in corsa fa abbassare la soglia dei candidabili. Così la lista scende a quota 30, rispetto ai 40 nomi che ogni partito può indicare. Per questo, ha scritto l’ANSA, tra i 5 Stelle c’è chi lavora a una richiesta di deroga a Grillo per rimpiazzare in lista chi ha scelto di tirarsi fuori. Ma il tutto sembra ormai frutto di una strategia ben precisa che parte dalla spaccatura tra i grillini palermitani. Nel meet-up storico, Il Grillo di Palermo, rimangono saldi i monaci mentre alcuni attivisti hanno optato per Palermo in Movimento, il nuovo meet-up costituito da Adriano Varrica, grillino della prima ora, molto vicino ai deputati regionali, in particolare a Claudia La Rocca che, assieme al collega Giorgio Ciaccio, ha scelto di collaborare con i pm, a differenza dei deputati nazionali indagati – Riccardo Nuti, Giulia Di Vita e Claudia Mannino – che non hanno risposto ai pm e che sono stati sospesi dai probiviri del M5S.

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Riccardo Nuti, Claudia La Rocca, Samantha Busalacchi, Claudia Mannino

Proprio per questo le modalità dei ritiri sono curiose. La Di Pasquale si è ritirata alla vigilia della graticola dove le avrebbero sicuramente chiesto cosa pensava delle firme false, come è successo agli altri candidati. E d’altro canto nella lunghissima lettera in cui ha “spiegato” le ragioni del suo ritiro e accusato in anonimo non ha mai toccato l’argomento. D’altro canto negli account ufficiali del Grillo di Palermo su Twitter e su Facebook non si è mai annunciato, rilanciato, parlato né della graticola né delle comunarie. Ed esponenti del “Grillo di Palermo” come Pietro Salvino, marito della deputata Mannino, parlano apertamente di “farsa” e di “accordi” per favorire proprio quell’Ugo Forello indicato come protagonista del complotto contro gli indagati per le firme false.
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Lo status di Pietro Salvino su Facebook

Insomma, la speranza di alcuni è che Beppe stoppi tutto, ovvero che Grillo decida alla fine di ritirare la lista non consentendo l’uso del simbolo del MoVimento 5 Stelle. Dall’altra parte Cancelleri e gli altri lavorano invece per la presentazione della lista. In mezzo c’è il deserto della trasparenza.
Foto copertina da Livesicilia

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