La moneta unica di Putin

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-03-20

La proposta di Vladimir Putin al vertice di Astana con i leader degli altri due Paesi, Aleksandr Lukashenko Nursultan Nazarbaiev va nell’ottica di una maggiore integrazione economica tra i tre paesi

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Una moneta unica per Russia, Bielorussia e Kazakhstan. La proposta di Vladimir Putin al vertice di Astana con i leader degli altri due Paesi, Aleksandr Lukashenko Nursultan Nazarbaiev va nell’ottica di una maggiore integrazione economica tra i tre paesi, e anche se le frasi del leader russo parlavano al futuro, forse non manca molto all’attuazione dell’idea. «È arrivato il momento di discutere la possibilità di creare una unione valutaria in futuro», ha dichiarato dopo il summit con gli altri due presidenti dedicato alla crisi economica che morde l’Unione Eurasiatica, per il crollo del prezzo del petrolio e del valore del rublo, sullo sfondo delle sanzioni per il conflitto ucraino. La dichiarazione, impegnativa ma non arrivata a sorpresa, è stata spiegata con i pericoli finanziari ed economici internazionali da fronteggiare per proteggere il nostro mercato comune lavorando spalla a spalla.
 
LA MONETA UNICA DI PUTIN
I tre paesi sono membri dell’Unione economica euroasiatica, un raggruppamento di cui Putin è stato ispiratore e che il leader russo spera di estendere. Nel vertice di Astana i tre membri adotteranno oltre 100 documenti comuni volti a rafforzare la cornice legale della cooperazione. Tra questi documenti, un Codice doganale e un piano complessivo per la formazione di un mercato comune per l’elettricità, il gas e il petrolio e i prodotti petroliferi. Gli altri due leader, però, per ora non hanno voluto commentare la proposta. Anche se, dicono gli esperti, l’obiettivo di un’unione monetaria ci metterebbe dieci anni ad essere perseguito. In ogni caso dovrebbe essere il naturale approdo finale di un’Unione economica che, nonostante la grave perdita dell’ Ucraina, ha già incassato l’adesione dell’Armenia e che entro fine anno potrebbe registrare l’ingresso anche del Kirghizistan. Ma Astana e Minsk continuano ad avere delle riserve, di natura politica ed economica. Da un lato temono una leadership russa che ridimensionerebbe il loro potere nazionale, dall’altro subiscono le politiche ancora troppo protezionistiche di Mosca e la vulnerabilità del rublo, che nell’ultimo anno ha perso circa il 40% rispetto al dollaro, con effetti a catena sulla divisa bielorussa e kazaka e sull’interscambio: quello tra Russia e Kazakhstan, per esempio, è calato del 20%, come ha reso noto lo stesso Nazarbaiev.
 
L’UNIONE EURASIATICA
Per questo oggi i tre leader hanno concordato di coordinare meglio i loro sforzi per affrontare i problemi comuni e rafforzare la cooperazione commerciale, economica e negli investimenti. Ma Nazarbaiev non ha nascosto che ”il 2015 comporta grandi rischi e grandi sfide per l’Unione euroasiatica”, in particolare per il calo del prezzo del barile, mentre Lukashenko ha evocato “serie minacce” all’economia dei tre Paesi. Entro fine anno, comunque, dovranno essere approvati oltre cento documenti, tra cui un nuovo codice doganale e una proposta per creare mercati comuni per l’elettricità, il gas, il petrolio. I tre leader hanno discusso anche della crisi ucraina che, ha sottolineato Nazarbaiev, ”comporta le sanzioni e che, senza dubbio, influenza in particolare la Russia e i nostri Paesi”. Tutti hanno auspicato il rispetto degli accordi di Minsk e si sono dati appuntamento l’8 maggio per proseguire le discussioni, alla vigilia della parata in piazza Rossa per il 70/mo anniversario della vittoria sovietica sul nazismo. Per quella data Nazarbaiev, presidente del Kazakhstan dal 1990, si presenterà fresco dell’ennesima, scontata rielezione, dopo le presidenziali del 26 aprile: ”tutti coloro che amano il Kazakhstan dovrebbero votare per lui”, è stato l’appello di Putin, con una rara interferenza nelle elezioni di un Paese partner ma pur sempre straniero.

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