La mezza bufala dell'allarme tubercolosi a Roma per il guano

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-01-06

C’è un allarme per gli escrementi dei piccioni e degli altri uccelli nella Capitale? Guardiamo bene

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Libero di oggi si è svegliato allarmista e lancia l’allarme tubercolosi a Roma. Non per i migranti (sono già impegnati ad assaltare a gruppi di migliaia, no?), ma per il guano, ovvero per gli escrementi degli animali. Sostiene Libero, sulla scorta di un dossier dell’ADUM il cui segretario, Primo Mastrantoni, è biologo:

«C’è un rischio Tbc», lancia l’allarme l’Aduc, l’associazione per i Diritti degli utenti e dei consumatori, che invita il Comune a procedere in fretta con le pulizie e a predisporre in tempo un piano anti pennuti per il prossimo anno. «Nelle feci degli storni, che ricoprono il manto stradale, può annidarsi il germe della tubercolosi», denuncia infatti il segretario Aduc, Primo Mastrantoni, biologo. «Non si intende qui fare delle generalizzazioni o gettare nel panico la gente, ma è opportuno sapere che in particolari condizioni atmosferiche, come è avvenuto a Roma in assenza di pioggia per due mesi, e senza una pulizia efficiente, si può presentare il rischio contagio».
Secondo un dossier dell’Aduc, all’origine di tutto c’è il Mycobacterium tubercolosis avio, un ceppo parente del germe della tubercolosi umana, che è resistentissimo: essendo ricoperto da uno strato ceroso», lamentano i consumatori, «può rimanere mesi nelle feci che gli storni lasciano sulle strade e che, una volta seccati, vengono polverizzati, trasportati dal vento e respirati dall’uomo insieme al batterio». Un effetto aerosol per niente salutare. Il mycobacterium avio, infatti, può provocare la tubercolosi nell’uomo, specie in soggetti debilitati e nei bambini che sono a minore distanza dal suolo. La soluzione, incalza l’associazione, sarebbe quella di una frequente pulizia delle strade e di avviare operazioni di contenimento della presenza degli storni. «Lo scrivemmo nel 1998 al sindaco di Roma di quell’epoca, Francesco Rutelli», conclude Mastrantoni. «Sono passati ben 17 anni e tutto è come allora. Per un po’ gli storni se ne sono andati, poi però sono tornati più numerosi di prima».

 
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Ma le cose non stanno esattamente così. Il professor Massimo Andreoni, primario di Malattie infettive presso il policlinico di Tor Vergata, è intervenuto ieri ai microfoni della trasmissione ‘Genetica oggi’, condotta da Andrea Lupoli su Radio Cusano Campus, emittente dell’universita’ Niccolò Cusano (www.unicusano.it), in merito all’emergenza guano a Roma. “Il germe dalla tubercolosi aviaria può infettare l’uomo- ha affermato- quindi potenzialmente il rischio c’è. C’è da dire che questo micro batterio è molto comune nell’ambiente, indipendentemente dal guano. E’ più facile trovarlo nelle acque e nelle areazioni, che non disperso sul suolo. Il rischio di infezione e’ ipotetico. Questo e’ un micro organismo che tende a infettare i soggetti immunodepressi. Il virus dell’influenza aviaria è molto contagioso e il rischio di contagio è più alto rispetto a quello della tubercolosi aviaria. Negli uccelli ci possono essere virus influenzali che sono particolarmente virulenti e particolarmente aggressivi per l’uomo, con tassi di letalità che arrivano a quelli di Ebola, anche se fortunatamente il virus non si trasmette da uomo a uomo. Questi virus comunque sono residenti nel Sud-Est asiatico, non sono legati alla maggiore presenza di stormi nelle nostre citta’. Ci sono diversi virus che possono essere presenti nelle feci degli uccelli e dare encefaliti anche molto gravi. In Italia però questi virus al momento non sono circolanti“. “Nelle feci degli uccelli- ha spiegato Andreoni- ci possono essere molti microrganismi che possono infettare, basti pensare al pipistrello e l’ebola, ma soprattutto all’influenza aviaria. Gli uccelli sono certamente dei vettori efficaci di infezioni. Non ci sono studi che dimostrano che nelle città dove c’e’ molto guano ci sia un incremento di alcune patologie. Ma oltre che per rischi legati ai virus, il problema va risolto anche per una questione ambientale e per evitare che le persone possano scivolare e riportare fratture come è già capitato”. Il professor Antonio Chirianni, presidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit), all’ADN Kronos Salute è ancora più esplicito: “Il problema della presenza nel guano prodotto dagli storni del germe mycobacterium tubercolosis avio, che causa una tipologia di tubercolosi, esiste. Ma la possibilità di un contagio nell’uomo è un evento rarissimo. Non c’è un rischio zero perché non può esserci in natura, ma molto dipende dalla salute del sistemo immunitario”. “La malattia da mycobacterium tubercolosis avio è un evento raro nell’uomo – ricorda l’esperto – e solo in casi fortemente immunocompromessi, come il caso di pazienti ad esempio con Aids o con fibrosi cistica. Ma se ci fossero stati già dei casi, il sistema di sorveglianza l’avrebbe segnalato e le Asl sarebbero corse ai ripari”. Ma come può avvenire il contagio tra il guano infetto e l’uomo? “Attraverso le vie aree, quando il guano si secca e, se polverizzato, viene liberato nell’aria – risponde Chirianni – ecco dunque che serve una attenta pulizia delle zone dove è più presente il guano. La stessa cosa può accadere anche nel caso di altre malattie che colpiscono i volatili presenti in città come ad esempio i piccioni; una – conclude – è l’ornitosi. Nell’uomo può provocare febbre, tosse, forti cefalee e, meno frequentemente, difficoltà respiratorie”.

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