Qual è il paese più pericoloso del mondo?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-05-12

Un istituto di ricerca di Rio de Janeiro ha raccolto dieci anni di dati sugli omicidi e ha realizzato una Homicide Map interattiva, che ci fa scoprire che…

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Nel corso del 2012 le vittime di omicidio sono state 437.000. Homicide Monitor è un sito interattivo che ci mostra la distribuzione geografica degli omicidi. Il progetto è un’iniziativa dell’Instituto Igarapé di Rio de Janeiro che ha raccolto i dati statistici dal 2000 al 2012 messi a disposizione dai diversi paesi per combinarli in una mappa interattiva degli omicidi.

via http://homicide.igarape.org.br/
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UN TERZO DEGLI OMICIDI IN AMERICA LATINA
Nel corso del 2012 il 33% degli omicidi è avvenuto in Centro e Sud America, questo significa che nel 2012 una vittima su cinque era brasiliana, colombiana, messicana o venezuelana. Il dato è ancora più impressionante se si tiene conto del fatto che in quella regione vive appena l’8% della popolazione mondiale. Il paese dove si muore di più per mano altrui è il Brasile con oltre cinquantaseimila morti nel 2012, ventinove ogni centomila abitanti, secondo Robert Muggah, direttore del Instituto Igarapé, the country is ground zero for homicide in the world una persona su dieci vittime di omicidio è brasiliana. Le vittime sono in prevalenza maschi e nella fascia d’età tra i 15 e i 29 anni.
via http://homicide.igarape.org.br/
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Sorprende anche trovare la Groenlandia tra i paesi più violenti del mondo, con un rapporto di 19 omicidi ogni 100.000 abitanti (su una popolazione totale di cinquantaseimila persone). L’Italia, come il resto d’Europa e dei paesi ricchi si trova invece nella “zona blu” quella che identifica i paesi con un basso tasso di omicidi (nel 2012 sono stati 530, meno di uno ogni centomila abitanti).
via http://homicide.igarape.org.br/
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LO SCOPO DELLA DATA VISUALIZATION
L’obiettivo del lavoro di ricerca non è di stilare una classifica dei paesi dove si muore di più di morte violenta ma quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e la classe politica in modo da consentire un’adeguata risposta a quella che in alcuni paesi è una vera e propria emergenza. Oltre al lavoro di raccolta l’Insitituto Igarapé si pone l’obbiettivo di fornire anche le indicazioni per arginare il fenomeno. L’analisi dei dati consente di vedere che nell’intervallo di tempo considerato in alcuni paesi (ad esempio gli USA) il numero di omicidi è andato diminuendo in modo sostanziale. Quali sono i fattori che contribuiscono al calo degli omicidi? Le ragioni identificate dal think tank brasiliano sono diverse al di là del benessere sociale vengono individuate delle “cause strutturali” come la riduzione del nucleo familiare, la possibilità di accedere al sistema scolastico, un welfare migliore e il declino dell’espansione urbana incontrollata (che crea ghetti e situazioni di degrado sociale). Ci sono anche dei fattori legati alle scelte politiche, ad esempio l’utilizzo dei dati statistici sugli omicidi per mettere in campo azioni di “hot spot policing”, ovvero l’impiego delle risorse della polizia nelle aree “calde” dove il rischio di crimini violenti è maggiore.

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