«La lotta alla corruzione fa crescere il PIL»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-03-27

Lo dice il leader della Piccola Industria di Confindustria, Alberto Baban, nella sua relazione al convegno biennale: «Altro che gli 80 euro»

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La corruzione taglia le gambe alla crescita: se la riducessimo al livello della Spagna il Pil potrebbe aumentare dello 0,6% in all’anno: lo dice il leader della Piccola Industria di Confindustria, Alberto Baban, nella sua relazione al convegno biennale. «Avremmo così chiuso più della metà del differenziale di velocità con il resto d’Europa».
 
LA LOTTA ALLA CORRUZIONE FA CRESCERE IL PIL
«Cosa continua a frenarci?», dice il leader della Piccola Industria di Confindustria, Alberto Baban, che elenca burocrazia, corruzione, insufficiente concorrenza, incapacità di adeguare infrastrutture, ritardi dell’istruzione. Fattori che insieme incidono ogni anno per un 30% di minore Pil, con “perdite pari a 485 miliardi, 19.400 euro a famiglia. «Altro che gli 80 euro», aggiunge nella sua relazione al convegno biennale della Piccola industria.  «È urgente rimboccarsi le maniche e lavorare sodo», avverte Baban dal palco della biennale della Piccola Industria. Discesa del costo del petrolio, euro meno forte e tassi «daranno una spinta al Pil di 2,1 punti percentuali quest’anno e 2,5 il prossimo», dice, ricordando la stima degli economisti di via dell’Astronomia. È una «spinta importantissima per dare una mano a rimettere il moto il Paese, a schiodarlo dalla Palude di pessimismo, sfiducia e sconforto in cui è caduto, nell’agevolare il processo delle riforme”. ma “non può essere considerata la soluzione dei nostri mali». È «solo una boccata di ossigeno». Le imprese italiane corrono «con uno zaino sulle spalle», devono «gareggiare con una gamba ingessata. Pesano lentezza, sprechi pubblici, burocrazia. La burocrazia ogni anno ci costa almeno un 4% di minore Pil». La corruzione «taglia le gambe alla crescita: se la riducessimo al livello della Spagna il Pil potrebbe aumentare dello 0,6% in all’anno». Poi, «l’incapacità di adeguare le nostre infrastrutture agli standard degli altri Paesi sottrae il 2% al Pil, senza contare la minore efficienza che questo comporta per il sistema Paese». Ed «i ritardi della nostra istruzione ci costano un altro 13%».

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