La lettera di Elsa Fornero al Corriere della Sera

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-10-26

L’ex ministra del Lavoro scrive dopo la vicenda Mastrapasqua

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Elsa Fornero scrive una lettera aperta al Corriere della Sera dopo il provvedimento di arresti domiciliari per Mastrapasqua nell’inchiesta sull’Ospedale Israelitico:

Caro direttore,
nel commento agli arresti domiciliari di Mastrapasqua (Corriere del 22 ottobre), Sergio Rizzo invita i responsabili delle sue «promozioni» a «riflettere». Come ministro del Lavoro del governo Monti, mi sento chiamata in causa, pur non avendolo mai «promosso», perché sulla vicenda ho molto riflettuto domandandomi come sia possibile che le migliori intenzioni si traducano sovente in occasioni perdute. La risposta è molto chiara: la resistenza di centri di potere consolidati e poco trasparenti a ogni vero cambiamento. Inizio dalla fusione Inpdap-Inps: risponde a una logica di razionalizzazione organizzativa, di contenimento della spesa e di cessazione della separazione tra previdenza dei dipendenti pubblici e privati, da sempre occasione di privilegi e di rincorse tra categorie. Era naturale che il Presidente dell’Inps divenisse Presidente dell’ente unificato.

antonio mastrapasqua ospedale israelitico

Il successivo ricambio dei vertici è premessa per maggiore efficienza e trasparenza di tutta l’organizzazione previdenziale. Secondo punto: come ministro mi spesi molto per rinnovare il sistema di governo dell’Inps, tema delicato che avrebbe dovuto portare alla riduzione dei poteri del Presidente e a una struttura di comando più collegiale, più consona a un ente di tale importanza e dimensioni. Non trovai appoggio in Parlamento, dove ai pochi che mi chiedevano di preparare un provvedimento di modifica della governance, si opponevano i molti allenati nella pratica del rinvio e dell’affossamento. Non se ne fece nulla. Altro punto: le molteplici cariche di Mastrapasqua. Il ministro del Lavoro non aveva (e non ha) poteri in merito. Molte volte gli chiesi se non ritenesse, per sensibilità sociale, se non in base a principi etici, di rinunciare a qualcuna di esse. Doveva sentirsi con le spalle molto coperte e sicuramente mi doveva considerare molto ingenua. Infine, la vicenda «esodati».
I numeri «gonfiati» (circa il doppio dei casi accertati) furono irregolarmente comunicati ai mezzi di informazione, per creare confusione e malcontento sulla riforma delle pensioni, trasformare un problema gestibile con la buona volontà e con la cooperazione in una caccia al capro espiatorio. Non si è trattato di un episodio edificante. La vicenda, in altre parole, non riguarda il caso di una singola persona ma un modo di esercitare il potere contro il quale un ministro tecnico non poteva avere che una scarsissima possibilità di successo. Il rinnovamento è probabilmente cominciato e questo è un risultato positivo. La strada per superare simili ostacoli e mentalità è però molto lunga e non dà spazio a facili illusioni.

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