La lettera di «censura» di Palazzo Chigi a Giorgia Meloni sugli immigrati

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-09-02

Il Giornale pubblica l’estratto di una missiva inviata dall’Ufficio anti-discriminazioni alla parlamentare di Fratelli d’Italia. Che replica come se fosse stata morsa da una vipera

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Il Giornale di oggi ci racconta una storia abbastanza surreale e poco credibile su una lettera di censura scritta dall’Unar, ovvero l’Ufficio Anti Discriminazioni che risponde alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, e inviata alla vice-vice-capa dell’indignazione della gggente Giorgia Meloni. «La leader di Fratelli d’Italia messa all’indice dal governo per aver espresso la sua opinione sull’immigrazione clandestina», sottolinea indignato il quotidiano di Sallusti in prima pagina. Ma nell’articolo il testo completo della lettera non si può purtroppo leggere, perché, chissà perché, il quotidiano ha deciso di non riprodurla ma ospita una lunghissima replica della stessa vice-vice-capa Meloni all’UNAR.
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LA LETTERA DI «CENSURA» DI PALAZZO CHIGI A GIORGIA MELONI

Questa è la sintesi della lettera pubblicata dal Giornale in un articolo a firma di Francesco Cramer. Come vedete, è brutalmente tagliata, e questo, visti i precedenti e i protagonisti della storia, ci autorizza a pensare male, malissimo riguardo la storia.

Ma cosa aveva osato dire la Meloni? Aveva dichiarato in un’intervista che sarebbe stato opportuno che la quota di immigrati ritenuta necessaria andasse principalmente accolta da Paesi che si sono dimostrati non violenti. In sostanza: porte aperte a chi ha voglia di integrarsi, altolà a potenziali integralisti. Al di là del merito dell’opinione, tra l’altro più che ragionevole, stupisce la censura di Stato da parte dell’Unar che scrive testuale alla deputata: «Esaminando con attenzione il contenuto delle affermazioni attribuite a lei, quest’Ufficio (…) ritiene che una comunicazione basata su generalizzazioni e stereotipi non favorisca un sollecito ed adeguato processo di integrazione e coesione sociale».
Insomma, sostenere che occorre premiare l’immigrato pacifico invece che l’integralista non si può. «Si coglie l’occasione per chiedere – scrive sempre l’ente pubblico con il ditino alzato in faccia alla Meloni- di voler considerare per il futuro l’opportunità di trasmettere alla collettività messaggi di diverso tenore». Un proto-MinCulPop?

Ora, noi purtroppo non conosciamo il contenuto completo della lettera inviata alla Meloni, ma già da queste poche righe possiamo farci qualche idea. Intanto, se la sua proposta è quella di quote di immigrati da paesi che si sono dimostrati non violenti, sarebbe bello discuterla a fondo. Ad occhio, vengono subito in mente queste obiezioni:
1 – Se sta parlando di immigrazione regolare, non si capisce perché Giorgia, per tanti anni al governo con Silvio Berlusconi nelle vesti di ministro della Gioventù non abbia mai proposto una siffatta legge: eia, eia quaquaraquà?
2 – Sempre a proposito dell’intelligentissima proposta della Meloni, chi decide quali paesi si siano dimostrati non violenti e quali no? Si fa una commissione con a capo la Meloni?
3 – Perché, se i paesi (e quindi gli stati, e quindi i governi) si sono dimostrati violenti, i cittadini di quegli stati dovrebbero portarne la responsabilità?
4 – Se invece stiamo parlando di profughi, rifugiati e richiedenti asilo, ebbene essi si spostano dal loro paese d’origine proprio perché il suo Stato si è dimostrato violento. Non accoglierli per lo stesso motivo non sembra alla Meloni, oltre che contrario alle regole che il governo appoggiato dal suo partito ha firmato all’epoca, anche una bella contraddizione logica? EDIT: La Meloni ha postato stamattina la missiva su Facebook:

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La lettera dell’UNAR a Giorgia Meloni

LA RISPOSTA DI GIORGIA
Ma lasciamo perdere le obiezioni, che giustamente non interessano alla vice-vice-capa dell’indignazione della gggente. Leggiamo invece la sua replica:

Infine, le dichiarazioni a me contestate. Ho affermato più volte, e qui ribadisco, che l’Italia dovrebbe dire basta all’immigrazione (finché la disoccupazione non scenderà a un livello accettabile) e che quella (piccola) quota di immigrati che reputiamo necessaria dovremmo prenderla da quei popoli che hanno dimostrato di non essere violenti e di integrarsi con maggiore facilità. Immagino che per un burocrate come De Giorgi anche gli svizzeri e i norvegesi siano extracomunitari al pari degli afghani e dei pachistani,ma io reputo (e con me qualche italiano) che l’immigrazione non sia tutta uguale.
L’Unar si è scandalizzata perché ho detto che l’Italia dovrebbe dire basta all’immigrazione musulmana finché questi popoli non avranno risolto i loro problemi interni di integralismo, per evitare di importare in Italia un problema di terrorismo e violenza. E, orrore,ho aggiunto che non mi risulta ci siano in Italia fenomeni di terrorismo collegato all’immigrazione argentina, filippina o ucraina e, pertanto, se proprio devo, preferisco questo tipo di immigrazione.

E qui bisognerebbe ricordare che per fortuna anche di fenomeni di terrorismo collegato all’immigrazione musulmana, in Italia, non sono all’ordine del giorno. Quindi, in base alle sue stesse parole, la Meloni avrebbe torto. Ma andiamo avanti:

Qualche anno fa il cardinal Biffi ebbe ad esprimere lo stesso identico mio concetto con le seguenti parole:«Occorre salvaguardare l’identità della nazione italiana» perché «non tutte le culture sono conciliabili con la nostra». Eppure non mi risulta che sia stato scomunicato. Chissà se l’Unar avrebbe redarguito pure lui. Dunque, presidente, confermo e ribadisco ogni singola parola espressa. E rimango in attesa, curiosa di sapere cosa ci sia dopo il cartellino giallo mostratomi dal governo. C’è il rosso diretto o c’è prima un «cazziatone» della Boldrini in pubblica piazza, magari davanti a tutti i parlamentari, appositamente riuniti in seduta congiunta? Che succederà poi, mi espelleranno dal Parlamento, dall’Italia, dalle feste dell’Unità?
Perché il passo tra la censura governativa a un parlamentare e la reclusione in un campo di rieducazione spesso è breve. Nel frattempo, credo che continuerò ad interrogarmi su quale autorità morale e politica abbia concesso tali poteri di censura al governo e all’Unar, travalicando abbondantemente quelli della Costituzione italiana e dei più basilari principi democratici. E chissà se per caso, ma proprio per caso, il nostro presidente della Repubblica avrà qualcosa da dire in merito. Cordiali saluti

E qui arriviamo ai fuochi d’artificio finali. Perché, a scorrere quelle tre righe della lettera dell’Unar che il Giornale si è degnato di pubblicare, si capisce benissimo che l’UNAR, con una pazienza forse degna di miglior causa, non ha CENSURATO la vice-vice-capa dell’indignazione della gggente: «Si coglie l’occasione per chiedere di voler considerare per il futuro l’opportunità di trasmettere alla collettività messaggi di diverso tenore» non è esattamente la frase che ha in mente chi vuole impedire alla Meloni di dire le sue bestialità senza senso sull’immigrazione dopo essere stata al governo con Berlusconi e non aver fatto nemmeno una legge sull’immigrazione che seguisse i principi da lei enunciati. D’altro canto, la Meloni dovrebbe anche considerare le conseguenze delle sue azioni. Se una lettera del genere finisce per essere ripresa anche all’estero, che figura ci fanno gli italiani immigrati? «Italiano? ahahah, spaghetti, pizza, mandolino, governo ladro e Giorgia Meloni? AHAHAHAHAHAH?», ci direbbero ovunque. Ce n’è abbastanza per tornarcene a casa nostra.

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