La legge che vuole vietare di mangiare il coniglio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-05-08

Un ddl presentato dalla senatrice Granaiola prevede che i conigli diventino animali d’affezione e ne vieta macellazione, importazione, esportazione e commercializzazione

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Una legge presentata a palazzo Madama dalla senatrice Manuela Granaiola (Pd) prevede che il coniglio domestico venga riconosciuto come animale d’affezione, equiparato e tutelato al pari di cani e gatti. Secondo una stima Fao del 2009, ogni anno vengono macellati nel mondo 1.242.914.000 conigli. L’Italia ne produce il 6,9% su base mondiale e il 25,5% a livello europeo, superando Spagna e Francia. Le aziende agricole italiane che praticano l’allevamento sono circa 10.000 secondo l’Istat. Al Nord Italia operano tre grandi gruppi che, da soli, controllano il 20% della produzione nazionale.

La legge che vuole vietare di mangiare il coniglio

Il ddl Granaiola (affidato all’esame della commissione Agricoltura), riconosce ai conigli lo status di animali d’affezione “poiché essi meritano le stesse tutele di tutti gli altri animali che vivono nelle nostre case o che comunque sono inseriti nel contesto familiare”. Il primo articolo prevede quindi che i conigli domestici (Oryctolagus cuniculus) e le loro varietà siano riconosciuti e tutelati quali animali d’affezione. Come diretta conseguenza di questo riconoscimento (articolo 2), si dispone “il divieto di macellazione, importazione, esportazione, commercializzazione, vendere e consumare le carni, commercializzare le pelli e pellicce”. Il divieto metterebbe fine “alla mattanza di conigli perpetrata per la produzione di pellicce o di capi di abbigliamento e accessori di ogni genere”. L’articolo 3 stabilisce che “chiunque allevi, esporti, importi, sfrutti economicamente o detenga, trasporti, ceda o riceva a qualunque titolo conigli al fine della macellazione, o ne commercializzi le carni, sia punito con la reclusione da quattro mesi a due anni e con l’ammenda da 1.000 a 5.000 euro per ciascun animale” e che “chiunque produca, commercializzi, esporti o introduca nel territorio nazionale a qualunque titolo prodotti derivati dalla pelle o dalla pelliccia di coniglio sia punito con l’arresto da tre mesi a un anno o con l’ammenda da 5.000 a 100.000 euro”. La legge è firmata anche da Silvana Amati, Marco Filippi, Daniela Valentini e Lucrezia Ricchiuti del Partito Democratico e Maurizio Romani dell’Italia dei Valori.

Coniglio come animale d’affezione?

Al pari di quanto avviene per cani e gatti, anche per i conigli domestici dovrà essere istituita l’anagrafe, stabilite le modalità per l’iscrizione e l’applicazione di un microchip, con tanto di sanzioni a carico di chi trasgredisce le disposizioni. La chiusura degli allevamenti in attività deve avvenire entro il 31 dicembre 2020 e “chiunque detiene a qualunque titolo uno o più conigli per finalità di macellazione, importazione, esportazione, commercializzazione nonché vendita e consumo anche personale delle loro carni è tenuto a procedere alla dismissione dell’allevamento e, comunque, all’alienazione degli esemplari detenuti, purché ciò non comporti la soppressione degli stessi”. Al momento dello ‘switch off’ i conigli rimasti negli allevamenti potranno essere riscattati dai cittadini o ceduti ad associazioni o enti, mentre gli allevatori potranno riavviare le proprie aziende usufruendo di un finanziamento a fondo perduto, ad esempio, nell’agricoltura biologica o biodinamica, nella ristorazione biologica, nelle imprese commerciali di vendita di prodotti anch’essi biologici e biodinamici.

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