La generazione del 1980 in pensione a 75 anni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-04-19

In Italia la generazione del 1980 rischia di andare in pensione con un ritardo anche di 5 anni, arrivando così a 75 anni di età. Lo ha sottolineato il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in un intervento al Graduation Day dell’Altemps

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In Italia la generazione del 1980 rischia di andare in pensione con un ritardo anche di 5 anni, arrivando così a 75 anni di età. Lo ha sottolineato il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in un intervento al Graduation Day dell’Altemps dell’Università Cattolica. Il motivo, ha spiegato Boeri, sono gli anni di discontinuità contributiva, ossia quegli anni “persi” a causa di un lavoro sempre più frammentato. In uno studio effettuato proprio sulla classe ’80, ha detto il presidente dell’Inps, “abbiamo preso in considerazione i lavoratori dipendenti ma anche gli artigiani, eprsone che oggi hanno 36 anni e che probabilmente, a causa di episodi di disoccupazione, hanno una discontinuità contribuitiva di circa due anni”. Il che significa che “invece di andare in pensione a 70 anni rischiano di andarci due, tre o anche cinque anni dopo perché privi dei requisiti minimi”.

La generazione del 1980 in pensione a 75 anni

L’argomento della generazione del 1980 in pensione a 75 anni non è stato l’unico toccato da Boeri: “Questa settimana partono le prime buste arancioni, saranno 150 mila e conterranno le informazioni di base” con la stima dell’estratto conto contributivo, e la previsione del rapporto tra contributi versati, pensione futura e possibile data di uscita”, ha ricordato il presidente dell’INPS. Per Boeri si tratta di una operazione “importante, perché in Italia c’è una bassa cultura previdenziale e una consapevolezza finanziaria ancora più bassa, soprattutto fra i giovani”. Riguardo l’invio della busta arancione Boeri ha ricordato che “Non sono state date informazioni di base per paura di essere punti sul piano elettorale”. Il presidente dell’Inpsha puntato il dito contro la politica colpevole, a suo avviso, di non aver dato sufficienti informazioni sul fronte pensionistico e previdenziale alle persone. Parlando dell’importanza dell’invio delle cosiddette buste arancioni che contengono informazioni sulla storia previdenziale della persona, Boeri ha sottolineato che “sono stati posti ostacoli nella proiezione delle pensioni future e soprattutto nell’operazione buste arancioni perché c’è paura nella classe politica che queste informazioni la possa penalizzare”. A ricevere la busta arancione, ha spiegato Boeri, “saranno le persone che non hanno il pin dell’Inps e che quindi non hanno potuto fruire del servizio online. Su questo procederemo gradualmente, come abbiamo detto. Vogliamo raggiungere tutti, chi ha già il pin sarà invitato a fare la simulazione con una email e chi non ce l’ha riceverà la busta a casa”.

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