La finta pediatra che diceva di curare il cancro

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-05-19

Simona S. prescriveva cure costosissime e con farmaci sbagliati anche a bambini, a un 48enne aveva spillato 6mila euro per un farmaco antitumorale. Ora è ai domiciliari

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Simona S., quarantenne romana, è stata arrestata ieri dagli agenti del Commissariato Prenestino con l’accusa di truffa, contraffazione di sigilli pubblici e falso: la donna si spacciava per medico specialista in servizio al Bambin Gesù e utilizzava loghi contraffatti dell’ospedale sul suo finto contratto e sulla busta paga che mostrava ai pazienti del suo studio di San Basilio. Risultato falso anche un attestato di stima dell’ex ministro della Sanità, Umberto Veronesi, e di un noto immunologo.

La finta pediatra che diceva di curare il cancro

Le indagini, racconta oggi il Messaggero in un articolo a firma di Morena Izzo, sono cominciate grazie alla mamma di un bambino di due anni con deficit immunitario, a cui la falsa pediatra aveva prescritto una cura da 900 euro, comprendente un farmaco che secondo la dottoressa doveva essere somministrato in gocce, mentre le indicazioni dicevano che poteva essere iniettato solo in flebo. A quel punto la madre ha chiamato l’ospedale Bambino Gesù, scoprendo che la donna non aveva mai arrivata lì. Le indagini hanno appurato che la donna non risultava iscritta all’Ordine dei Medici e hanno trovato altre vittime dal 2010 ad oggi. Ad un quarantottenne la falsa pediatra era riuscita a sottrarre 6 mila euro per un farmaco antitumorale. «In realtà mi aveva chiesto 10mila euro – ha raccontato l’uomo agli investigatori – per un medicinale reperibile solo in Svizzera, che sarebbe arrivato in Italia con l’aiuto di un noto professore che millantava di conoscere». Tutto falso stando a quanto ricostruito dagli investigatori. «Quando scopri di avere un tumore,ti aggrappi a tutto. E’ difficile mantenere la lucidità e sui dubbi prevale la speranza di guarire» ha detto una delle vittime della truffa. Il Gip, a conclusioni delle indagini partite dopo la denuncia a marzo, ha emesso nei confronti della donna un’ordinanza di custodia cautelare e ha disposto gli arresti domiciliari.
La foto di copertina è di repertorio

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