La festa in piscina con razzismo in Texas

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-06-09

In Texas le solite persone perbene hanno chiamato la polizia per far allontanare un gruppo di ragazzi afroamericani che stavano festeggiando la fine della scuola con una festa in piscina in un quartiere “per soli bianchi”

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Qualche giorno fa è stato caricato su YouTube un video che mostra l’irruzione di due poliziotti bianchi ad una festa in piscina McKinney (una città ad una cinquantina di chilometri da Dallas), in Texas. Alla festa c’erano decine di adolescenti ed uno dei due poliziotti se l’è presa in particolare con un gruppo di ragazzi afroamericani comportandosi in maniera particolarmente aggressiva nei confronti di una ragazza. Una volta online il video ha scatenato una ridda di commenti sul razzismo delle forze dell’ordine americane e l’indignazione della comunità afroamericana che non ha certo dimenticato i fatti di Ferguson dello scorso anno.

 
LA FESTA PER LA FINE DELLA SCUOLA
Circa un centinaio di adolescenti aveva risposto ad un annuncio diffuso su Twitter e su altri social network di una festa in piscina organizzata da una ragazza afroamericana residente nel quartiere.

Il video riprende l’arrivo della prima prima pattuglia della Polizia di McKinney alla Craig Ranch North Community Pool e si vede un agente impegnato a fermare e ammanettare alcuni ragazzi, apparentemente senza alcun motivo. Protagonista dell’episodio è l’agente Eric Casebolt che è stato temporaneamente sospeso dal servizio.


Nel video ad un certo punto si vede l’agente Casebolt estrarre la pistola dalla fondina e puntarla per qualche istante all’indirizzo di alcuni giovani che si stavano avvicinando in maniera “troppo aggressiva”. Poco prima il poliziotto aveva aggredito Dajerria Becton una ragazzina di quindici anni, tirandola per i capelli e torcendole il braccio per immobilizzarla.

La dichiarazione del Dipartimento di polizia di McKInney (fonte: Facebook.com)
La dichiarazione del Dipartimento di polizia di McKInney (fonte: Facebook.com)

 
POOL’S CLOSED
Guardando il video non è chiaro cosa ha spinto gli agenti ad intervenire, non si vede nulla di anomalo a parte il fuggi fuggi generale all’arrivo della polizia. Una spiegazione prova a darla il tredicenne Brandon Brooks, l’autore del video nella descrizione data su YouTube:

A situation between a mom and a girl broke out and when the cops showed up everyone ran, including the people who didn’t do anything. So the cops just started putting everyone on the ground and in handcuffs for no reason. This kind of force is uncalled for especially on children and innocent bystanders.

Qui Brooks fa riferimento ad un episodio che verrà confermato in seguito da una delle persone coinvolte, un’anziana signora bianca ha iniziato ad insultare alcune ragazze, la polizia è arrivata poco dopo e ha iniziato ad arrestare le persone senza alcun motivo plausibile.

Brooks (che è un bianco) ha aggiunto che durante l’intervento della polizia ad essere fermati ed ammanettati erano solo i ragazzi di origine messicana, araba o afroamericana. Tutti gli altri sono stati lasciati stare “come se fossero invisibili”. Di diverso avviso i residenti che hanno detto al Zahid Arab di Fox4 che l’uso della forza era giustificato perché i ragazzi non stavano ubbidendo agli ordini impartiti dagli agenti.

Una volta erano gli avatar afro a far chiudere le piscine, non il contrario
Una volta erano gli avatar afro a far chiudere le piscine, non il contrario

La polizia sostiene di aver ricevuto delle chiamate da parte di alcuni residenti della zona “preoccupati” dalla massiccia presenza di giovani. A quanto pare la preoccupazione maggiore per questi “concerned citizen” era che i ragazzi erano quasi tutti afroamericani. Come riporta Buzzfeed che ha intervistato i ragazzi presenti alla festa a provocare l’intervento della polizia è stato un violento alterco tra i residenti bianchi e alcuni partecipanti. I primi accusavano in modo razzista i secondi dicendo loro che non appartenevano alla zona e che se ne sarebbero dovuti tornare nei quartieri di edilizia popolare dai quali sicuramente provenivano. Insomma i residenti del tranquillo sobborgo avrebbero mal tollerato “l’invasione” e dopo aver invitato i ragazzi “a tornarsene a casa loro” avrebbero chiamato la polizia per mandarli via con la forza. Non si tratta quindi di comportamenti razzisti solo da parte della polizi; in questo caso si deve parlare, come scrive Vox, di razzismo della popolazione bianca che sembra rimpiangere ancora i “bei tempi andati” della segregazione razziale. Solo che ora che la segregazione non esiste più è molto più semplice tenere lontani i neri utilizzando altri sistemi, ad esempio il costo delle aree residenziali che tiene distante la popolazione afroamericana che mediamente è più povera.
Weldon Cooper Center for Public Service via Vox.com
Weldon Cooper Center for Public Service via Vox.com

La mappa qui sopra mostra come tra le aree abitate prevalentemente da bianchi, i quartieri afroamericani e quelli ispanici ci sia una netta differenza. Le zone dove abitano i bianchi vedono una scarsa presenza di residenti di origine afroamericana. Gli insediamenti delle diverse comunità sono contigui ma non esiste una vera e propria commistione, i bianchi stanno con i bianchi nei loro bei quartieri e i neri e gli ispanici devono stare altrove. Solo che a dirlo non è più la legge segregazionista degli stati del Sud ma il prezzo dei terreni. Il risultato è che in certe aree i neri vengono visti come estranei e non come una parte integrante della comunità, e allora i bravi cittadini chiamano la polizia perché ci sono dei ragazzi che stanno in un posto “dove non dovrebbero stare”. Una prova del fatto che la segregazione razziale continua ad esistere. E l’evento che ha scatenato l’intervento della polizia alla piscina di McKinney ne è solo l’ennesima prova. A spiegare come sono andate le cose è proprio Tatyana Rhodes, una delle organizzatrici del party che racconta come una delle vicine sia andata da lei a dirle di andarsene via non senza averla chiamata “puttanella” e averle sferrato un pugno in faccia.

A quanto pare inizialmente non ci sono stati problemi ma dopo le rimostranze da parte di alcuni residenti bianchi il custode dell’area ha tentato di far uscire tutti gli afroamericani dalla piscina inventando regole per impedire loro l’accesso (ad esempio il fatto che il numero massimo di persone consentite all’interno dell’area fosse di venti persone). Nel frattempo le persone “perbene” ringraziano la polizia per averli difesi da quei giovinastri festaioli (e anche un po’ troppo scuri di pelle).  

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