La Corte dei Conti non cambia verso

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-04-21

Squitieri nell’audizione in Parlamento avverte che le stime delle entrate potrebbero essere esagerate e chiede che il tesoretto sia destinato agli investimenti. Chiedere più prudenza al governo dell’ottimismo servirà a qualcosa?

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Il governo opera ancora con vincoli stretta, e gli spazi di manovra sembrano ridotti. Il tesoretto? Meglio usarlo per le riforme e la crescita. Le stime di gettito fiscale indicate nel Def potrebbero risultare sovradimensionate. Il presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, nel corso dell’audizione sul Documento di Economia e Finanza di fronte alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, è necessariamente molto più prudente del governo Renzi nel disegnare gli scenari futuri dell’economia italiana e le strategie politiche sottese. E anche se le parole del massimo magistrato contabile non rappresentano una bocciatura, di certo è difficile non notare una certa freddezza nei confronti dell’entusiasmo dell’esecutivo.
LA CORTE DEI CONTI NON CAMBIA VERSO
Sotto la lente di Squitieri in particolare ci sono le previsioni forse un po’ troppo ottimistiche nel DEF: «Le stime di gettito fiscale indicate nel Def potrebbero risultare sovradimensionate», dice il presidente della Corte di conti nell’audizione in Senato. «Nel quinquennio di previsione 2015-2019, le entrate totali crescerebbero – ha sottolineato Squitieri citando il Documento di economia e finanza – ad un ritmo di 2,6 punti all’anno e ancora più sostenuta risulterebbe la dinamica delle entrate tributarie, mediamente, quasi 3,3 punti». Squitieri fa rilevare che “nella costruzione del Def, tale andamento sconta un concorso decisamente favorevole di tre fattori: l’effetto di trascinamento dei risultati 2014; gli effetti di provvedimenti legislativi; il rafforzamento della congiuntura economica”. E, conclude, “l’interdipendenza e la concomitanza di tre fattori rendono più marcati i rischi circa l’effettiva realizzabilità della previsione del Def”. Sull’extragettito 2015 le idee sono più chiare: «Sarebbe opportuno non disperdere il tesoretto ma farne un uso più proficuo, mantenendo l’impostazione originaria del Def che prevede il sostegno alle riforme». Perché «Il calo del prezzo del petrolio – ha osservato Squitieri – l’indebolimento del cambio, le nuove linee guida europee e gli interventi decisi dal Consiglio direttivo della Bce rappresentano fattori particolarmente favorevoli per il nostro Paese. Tale combinazione di fattori esterni – ha aggiunto – fa sì che le misure espansive previste con la legge di stabilità si trovino a operare in un contesto migliore di quello attese e con aspettative più distese di quelle che hanno prevalso fino alla fine dell’anno passato”. Secondo la magistratura contabile, tuttavia, “le incertezze che ancora caratterizzano il quadro internazionale e l’efficacia delle misure assunte dalle autorità monetarie consigliano di guardare a questi sviluppi con prudenza». «Di questo è ben avvertito il governo – ha spiegato Squitieri – allorché, nell’impianto di finanza pubblica, prevede di utilizzare le risorse, ancorche’ esigue, che dovessero derivare da un miglioramento dei saldi per rafforzare il processo di riforma. E per tale finalizzazione dovrebbero essere conservate”. Per l’Italia, ha osservato il presidente della Corte dei Conti, “forse ancor più che per gli altri paesi, se è importante un abbassamento degli oneri per interessi per risollevare la redditività delle imprese, migliorare il merito di credito e garantire un adeguato sostegno finanziario al sistema produttivo, è indispensabile che, in un contesto in cui posso aprirsi spazi di intervento grazie soprattutto a una riduzione della spesa per interessi, l’azione pubblica sia indirizzata a dar maggior forza alle misure volte a incrementare il potenziale di crescita per il paese”.
I TAGLI E LE TASSE
E ancora: «C’è il timore che da tagli ripetuti di risorse derivino peggioramenti della qualità dei servizi» che sono soggetti «a rilevanti incertezze e differenze territoriali», o «aumenti delle imposte». C’è inoltre “preoccupazione per le incertezze del processo di adeguamento e di riassetto dell’organizzazione pubblica e di revisione del sistema fiscale” che hanno “contorni ancora sfocati”.

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