La Cassazione spiega che la nuova legge sul falso in bilancio di Renzi è più debole

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-06-17

Una sentenza mette in evidenza una lacuna del provvedimento

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Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera ci racconta oggi di una sentenza della Corte di Cassazione che mette in guardia il governo Renzi da una lacuna presente nel provvedimento sul falso in bilancio ripristinato. Dopo la riforma di Berlusconi che nel 2002 abbassò le pene e svuotò la condotta con l’introduzione di soglie quantitative e la procedibilità a querela, la legge anticorruzione del 27 maggio ha alzato la pena a 8 anni, cancellato le soglie e introdotto la procedibilità d’ufficio. Ma ora emerge un problema nella soppressione delle «valutazioni». Secondo i magistrati, la nuova legge rischia di eliminare dai profili di reato i casi nei quali si dichiara di possedere qualcosa stimato a valori infondati.

Tutta colpa di quattro parole — «ancorché oggetto di valutazioni» — che in marzo un emendamento governativo eliminò dall’iter di approvazione della norma, lasciando fuori dal perimetro di ciò che è reato i casi più frequenti e insidiosi di falso in bilancio: che ovviamente non sono quelli grossolani nei quali si comunica di avere ciò che palesemente non si ha, ma sono quelli raffinati nei quali si dichiara di possedere qualcosa stimato a un valore in realtà sballato se tarato correttamente alla luce del Codice civile, dei principi contabili nazionali elaborati dagli appositi organismi, e degli standard internazionali Ias/Ifrs. Magazzini, ammortamento dei crediti o stime immobiliari sono tipiche «valutazioni», alle quali persino la deprecata legge Berlusconi conservava almeno un minimo di punibilità se si scostavano dalla realtà per più del 10%.

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Il riepilogo delle norme sul falso in bilancio

Ecco quindi cosa è accaduto in udienza:

Venerdì 12 giugno la Cassazione si trova a esaminare la condanna di Crespi per bancarotta del suo gruppo Hdc, dissesto cagionato in larga parte da moltissimi falsi in bilancio per valutazioni. Gli avvocati (Elia, Chiappero, Rossodivita e Sisto) fanno presente che fra 48 ore entra in vigore la nuova legge sul falso in bilancio, che a loro sembra non ammettere più le valutazioni tra gli elementi costitutivi del reato. A questo punto la Cassazione rinvia da venerdì a ieri, e in serata esce con un verdetto che annulla senza rinvio, cioè definitivamente, i segmenti di bancarotta di Crespi riconducibili ai falsi in bilancio per valutazioni, mostrando con ciò di ritenere appunto che la nuova legge non le ricomprenda più nel perimetro di reato (e che dunque l’imputato non possa essere condannato né riprocessato per qualcosa che oggi non è più reato). Via i 6 anni e 9 mesi di Luigi Crespi, i 4 del fratello Ambrogio e i 3 della moglie Natascia. Passa in giudicato solo la piccola porzione di pena (da rideterminare in un nuovo Appello) che si regge su una residua imputazione di falso in bilancio per fatti materiali.

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