Jobs Act, la resa dei conti

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-05-18

I numeri del primo trimestre 2016 confermano: senza incentivi i nuovi contratti non forniscono spinta all’occupazione. I nuovi rapporti di lavoro diminuiscono anche rispetto al 2014, quando gli incentivi non c’erano. Barbagallo: «Buttati al vento 18 miliardi»

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Nel periodo gennaio-marzo 2016 le assunzioni da parte di privati sono state 1,188 milioni, con una riduzione del 12,9% rispetto allo stesso periodo del 2015. Lo rende noto l’Inps nell’Osservatorio mensile sul precariato. Secondo i dati dell’Istituto il rallentamento ha riguardato soprattutto i contratti a tempo indeterminato, pari a -33,4% sul primo trimestre dello scorso anno (in numeri assoluti -162.000), e le trasformazioni di altri contratti in tempo determinato (-31,4%). “Il calo è da ricondurre al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015 in corrispondenza dell’introduzione degli incentivi legati all’esonero contributivo triennale“, dice la nota dell’Inps. Restano invece sostanzialmente stabili le assunzioni a tempo determinato (-1,7% sul 2015). Il saldo tra assunzioni e cessazioni nel periodo gennaio-novembre è pari a 241.000 unità (+326.000 nel 2015). Il ricorso ai voucher è aumentato del 45,6%, rispetto a un aumento del 75,4% del primo trimestre 2015.

Jobs Act, la resa dei conti

Allo stesso motivo è dovuta la contrazione del flusso di trasformazioni a tempo indeterminato (-31,4%). Eloquente anche l’analisi che riguarda i nuovi contratti, ovvero il saldo tra assunzioni e cessazioni. Frena, infatti, la crescita dei nuovi rapporti di lavoro. Per il trimestre gennaio-marzo 2016 si registra un saldo, tra assunzioni e cessazioni, pari a +241.000, inferiore a quello del corrispondente trimestre del 2015 (+326.000). Tale differenza, rileva l’Inps, è totalmente attribuibile alle posizioni di lavoro a tempo indeterminato. Nel primo trimestre del 2016, infatti, il saldo positivo dei contratti a tempo indeterminato è pari a 51.087, in calo del 77% rispetto ai 224.929 contratti stabili dei primi tre mesi 2015. Intanto, continua il boom dei voucher. Nel primo trimestre dell’anno ne sono stati venduti 31,5 milioni, destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, del valore nominale di 10 euro, con un incremento, rispetto al primo trimestre 2015, pari al +45,6%. Nel 2015, la crescita dell’utilizzo dei voucher, rispetto al 2014, era stata pari al 75,4%. Il saldo annualizzato a marzo delle posizioni di lavoro (vale a dire la differenza tra assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi) risulta positivo (+543.000) ma inferiore rispetto al valore massimo registrato a dicembre (+628.000). Dalla tabella dell’INPS si nota che la variazione assoluta tra 2016 e 2015 è -162371, quella percentuale è di -33%. Nei primi tre mesi le trasformazioni di rapporti a termine in tempo indeterminato calano del 31,4%. Rallentano le cessazioni di contratti di apprendistato e quelli a termine:

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Fonte: INPS, Osservatorio sul precariato

E un dato che colpisce è che nel confronto tra il primo trimestre 2014 e il primo trimestre 2016 i nuovi rapporti di lavoro diminuiscono. Dopo il boom del 2015, dovuto evidentemente solo e soltanto agli incentivi, con il solo Jobs Act “in azione” il ritmo di crescita risulta inferiore nel 2016 all’anno in cui gli incentivi non c’erano.
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Inps, rapporti a tempo indeterminato tra 2014 e 2016 (primo trimestre)

“La riduzione di assunzioni con contratti a tempo indeterminato registrato dall’Inps nel primo trimestre 2016 è conseguente al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato a fine 2015 in corrispondenza dell’ultimo mese di vigenza dello sgravio contributivo di 8000 euro, che sarebbe stato più che dimezzato da gennaio 2016”, osserva però il segretario confederale della Cisl Gigi Petteni, secondo cui “probabilmente nei prossimi mesi il livello delle assunzioni non tornerà quello del 2015, senza una ripresa economica di rispetto. Resta il fatto – fa notare Petteni – che, mentre nel 2014 solo il 32% delle nuove assunzioni era a tempo indeterminato, nel 2015 questa percentuale è salita al 41%, e che si sta verificando un positivo travaso dal falso lavoro autonomo e dal precariato verso il lavoro stabile”. Più severo Carmelo Barbagallo, segretario generale della UIL: “Il drastico crollo dei contratti a tempo indeterminato, certificato dall’Inps, è davvero molto preoccupante, ma non ci sorprende affatto. Purtroppo, siamo stati facili profeti: il mercato del lavoro era drogato da un eccesso di decontribuzioni. Si potrebbe dire che sono stati quasi buttati al vento 18 miliardi”.
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Percentuale dei nuovi rapporti di lavoro sul totale dei rapporti negli anni 2014-2015-2016 (primo trimestre)

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