Che fine hanno fatto tutte le minacce a Draghi?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2014-11-07

Nei giorni precedenti alla riunione della BCE si raccontava di banchieri centrali pronti a fuoco e fiamme il giovedì. Poi è arrivata l’unanimità su tutte le misure. Jens Weidmann è un falco a chiacchiere?

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Parafrasando Lineker, si potrebbe dire che la riunione mensile della BCE è quello sport in cui si gioca in tanti e alla fine vince Draghi. Mentre i beninformati raccontano che nella sede storica in Riviera della Chiaia di Marinella a Napoli ci sia un suo ritratto mentre indossa una delle preziose cravatte napoletane famose in tutto il mondo. Insomma, il legame con il nostro paese per il falco della Bundesbank Jens Weidmann alla fine è davvero stretto. Dev’essere per questo che la sua personalissima stagione della caccia mediatica all’italiano Mario Draghi, che comincia regolarmente una settimana prima di ogni primo giovedì del mese – il momento in cui a Francoforte si riuniscono per decidere cosa fare dei tassi d’interesse -alla fine finisce sempre con un buco nell’acqua. Nei giorni precedenti a ogni riunione importante della BCE infatti continuano ad uscire furiosi retroscena, di solita a firma della Reuters, poi regolarmente riportati e infiocchettati su tutti i quotidiani finanziari, nei quali si promettono fuoco e fiamme contro il governatore reo di essere troppo tenero con i PIIGS. Poi arriva il giovedì e Supermario vince.
Jens Weidmann, Bundesbankpräsident
JENS WEIDMANN: A CHIACCHIERE SONO FALCHI TUTTI
Prima della riunione di ieri infatti si prospettava una specie di OK Corral. A sentire la Reuters, almeno, sembrava proprio così:
 

Una minoranza significativa del Consiglio dei governatori della Bce aveva intenzione di esternare la propria frustrazione per la gestione di Mario Draghi. Il numero uno dell’Eurotower si deve dunque preparare a gestire da subito una opposizione interna meno leale e meno tranquilla. La resistenza a una politica monetaria progressivamente più espansiva da parte della Bce non è una novità. Jens Weidmann, presidente della banca centrale tedesca, ha agito pubblicamente e a lungo come leader de facto della fronda più rigorista ma adesso gli oppositori di Draghi si preparano ad agire come gruppo organizzato. L’idea di pubblicare le minute delle decisioni diventerà presto irrilevante qualora il dibattito interno diventasse semi-pubblico, come avviene per la Banca d’Inghilterra e la Fed negli Stati Uniti».

I banchieri centrali erano sul punto di sfidare apertamente Draghi:

«Draghi è nel mirino di alcuni dei 24 banchieri centrali del consiglio dei governatori di Francoforte – composto da 18 banchieri centrali e sei membri del comitato esecutivo – che gli contestano lo stile di gestione e ritengono che vada oltre il suo mandato. Pomo della discordia sono la politica monetaria e il controverso programma di acquisto di asset sul quale Draghi ha fatto pressione, poi approvato dal board. Battibeccare sullo stile comunicativo del presidente lo renderà meno libero di parlare apertamente o a braccio, come ha fatto la scorsa estate negli Usa quando annunciò una lotta senza quartiere alla bassa inflazione nella zona euro. Draghi può ancora contare sulla una solida maggioranza di 14 membri all’interno del consiglio dei governatori, compresi i banchieri centrali di Francia, Italia e Spagna. Sette sono gli oppositori convinti e tre quelli ancora indecisi. L’ex governatore di Bankitalia non è il solo nemico della stagnazione, a dispetto del tentativo dei suoi oppositori di mettergli il bastone tra le ruote. Ma dovrà essere più cauto se vorrà estendere lo scopo e la portata del programma di acquisto di bond sovrani dell’eurotower.

Financo a cena, guarda un po’:

Alcuni banchieri centrali nazionali dell’area euro intendono sollevare domani con il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi il problema di una gestione troppo riservata e di una scarsa comunicazione e invitarlo ad agire in modo più collegiale, riferiscono fonti della Bce. I banchieri sono stati infastiditi in particolare dal fatto che Draghi abbia fissato un target di aumento del bilancio della Bce subito dopo che il consiglio che governa la politica dell’istituto si era accordato proprio per non rendere pubblico alcun dato, dicono le fonti. “Ciò ha generato esattamente quelle aspettative che volevamo evitare”, ha detto una fonte interna alla Bce. “Ora tutto quello che facciamo è valutato sulla base dell’obiettivo di aumentare il bilancio di mille miliardi (di euro)… Ci ha creato un problema”. L’irritazione tra i banchieri nazionali, che rappresentano la maggioranza del consiglio composto da 24 membri, potrebbe limitare lo spazio di manovra di Draghi verso azioni di politica monetaria più audaci nei prossimi mesi, quando la banca dovrà decidere se acquistare bond sovrani per contrastare il calo dell’inflazione e la stagnazione economica. Alcuni membri vogliono esprimere i loro timori a Draghi già alla tradionale cena informale dei governatori di domani, cioè prima della formale riunione mensile sui tassi di giovedì prossimo, hanno detto le fonti sentite da Reuters. In molti alla Bce, che gestisce la moneta unica per i 18 paesi membri, accolsero positivamente l’informalità che Draghi portò con sé prendendo il posto del francese Jean-Claude Trichet nel 2011. I suoi sforzi per mantenere brevi le riunioni, per delegare e condividere di più, furono accolti come una ventata d’aria nuova.

E c’erano persino nostalgici di Trichet:

Ma, raccontano fonti interne, nel momento in cui le decisioni di allentare la politica monetaria e fare ricorso a ulteriori misure non convenzionali sono divenute più controverse, il capo italiano della Bce ha iniziato ad agire sempre più per conto suo con pochi collaboratori fidati, mettendo da parte anche i responsabili dei dipartimenti più importanti. “Mario è più riservato… e meno collegiale. I governatori nazionali qualche volta si sentono tenuti all’oscuro, fuori dal giro”, dice un veterano della Bce. “Jean-Claude era solito consultare e comunicare di più”, dice un’altra fonte interna. “Lavorava un sacco per creare consenso”.

Pensate un po’, le fonti della Reuters erano talmente sensibili da voler risultare anonime per non turbare i mercati (come se i mercati fossero rassicurati dall’anonimato, su queste questioni, invece che ancora più terrorizzati):

Le fonti della Bce, come altri banchieri centrali intervistati per questo articolo, hanno preferito restare anonimi a causa della riservatezza delle decisioni della banca, che possono influenzare fortemente i mercati.
 

E ORA QUALCOSA DI COMPLETAMENTE DIVERSO
Ma poi arriva la riunione e magicamente tutto questo scompare. La notizia è però che Draghi ha acquisito un consenso unanime da parte dei governatori per nuove misure “non convenzionali”, se necessarie. Mario Draghi ha ribadito che l’obiettivo della BCE è quello di riportare i suoi bilanci ai livelli del 2012 attraverso l’acquisti di titoli sui mercati finanziari in cambio di nuova moneta. Di per sé non una novità, ma i rumors su questo punto erano roventi dopo le voci di una fronda interna contro il presidente della Banca Centrale Europea. Il fatto che Draghi lo abbia semplicemente ribadito è di per sé una buona notizia per i mercati, che ora sanno per certo che la BCE acquisterà titoli fino a 1000 miliardi poiché – e questa è una novità – Draghi prenderà come riferimento il bilancio della BCE dopo i Ltro di febbraio 2012. Il capo dell’istituto di emissione di Francoforte ha poi aggiunto che la BCE monitora la situazione geopolitica e il tasso di cambio dell’euro – il riferimento è alla situazione in Ucraina e alle sanzioni contro la Russia – per valutarne gli effetti sull’inflazione che, nelle (ottimistiche) previsioni della BCE, risalirà lentamente nel 2015 e nel 2016 verso l’obiettivo del 2%. Proprio durante la conferenza stampa l’euro ha ceduto sul dollaro, raggiungendo i minimi in 2 anni, segno che i mercati prendono sul serio le parole del presidente della BCE. Forse invece bisognerebbe far sapere a Weidmann che continuare a lamentarsi in forma anonima a mezzo stampa nei giorni precedenticon gli amici giornalisti per poi piegarsi il giovedì non aiuta né la BCE, né l’Europa. E nemmeno la Bundesbank.
 
Foto copertina da qui

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