La strage delle donne sterilizzate in massa in India

di Elsa Stella

Pubblicato il 2014-11-13

Tredici sono morte e decine di altre sono ricoverate in ospedale nello stato centrale di Chhattisgarh, dove 80 sono state operate in cinque ore nel dispregio dell’igiene più elementare. Per la politica di controllo delle nascite del governo

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Ennesima strage di donne in India, nell’ambito del programma di sterilizzazioni di massa che il governo persegue sistematicamente allo scopo di ridurre la natalità. Tredici donne sono morte e decine di altre sono ricoverate in ospedale (molte in gravi condizioni) nello stato centrale di Chhattisgarh, dove l’8 novembre 83 donne erano state sottoposte a legatura delle tube in laparoscopia sotto la responsabilità dell’ospedale Nemi Chand di Pendari, nella regione di Bilaspur. Si pensa che le donne siano state colpite da setticemia (è attesa la conferma delle autopsie) per le scadenti condizioni igieniche degli interventi, praticati a “catena di montaggio” in uno degli accampamenti mobili istituiti periodicamente in varie regioni dell’India. Il medico a capo dell’équipe che in cinque ore ha operato le donne, R.K. Gupta, è stato arrestato e il primo ministro dello stato, tra i più poveri dell’India, ha ordinato un’inchiesta.
 
IN UN ANNO QUATTRO MILIONI DI STERILIZZAZIONI
Le donne sono morte tra atroci dolori, hanno raccontato I parenti, secondo i quali I sanitari non avevano messo in guardia sui potenziali rischi dell’intervento, assicurando che si trattava di una procedura priva di rischi: “Le spingevano insieme come bestiame”, ha raccontato il fratello di una di loro al quotidiano Indian Express. Tra le donne morte, una aveva partorito pochi giorni prima; altre soffrivano di anemia, di asma e di diabete, ma nessuna è stata visitata adeguatamente prima dell’operazione. Il marito di una delle vittime ha detto che alla moglie era stato assicurato che sarebbe stata a casa al tramonto e che in capo a due giorni avrebbe potuto ricominciare a lavorare nei campi. La poveretta, che aveva 35 anni e cinque figli, è morta dopo poche ore “fra atroci dolori”. L’ultimo tragico episodio, accaduto proprio nel collegio elettorale del ministro della sanità, ha scatenato le proteste del Partito del Congresso (all’opposizione), che ha proclamato uno sciopero generale; disordini si sono registrati durante le numerose  proteste in strada. Secondo lo Statuto di Roma, che regola la corte penale internazionale, la sterilizzazione forzata va considerata alla stregua di un crimine contro l’umanità. I decessi in conseguenza di interventi di sterilizzazione non sono purtroppo una novità in questo paese, dove tra il 2013 e il 2014 sono stati compiuti più di quattro milioni di operazioni simili. Il sistema sanitario indiano è gravemente carente, mancano attrezzature di base come il disinfettante – quello disponibile è regolarmente annacquato – e i farmaci che si utilizzano sono spesso scaduti. La popolazione indiana ha toccato il miliardo e 260 milioni, e continua a crescere al ritmo dell’uno per cento l’anno.  Si prevede che nel 2030 l’India sarà il paese più popoloso del mondo, con un miliardo e mezzo di abitanti.

INDIA STERILIZZAZIONE DONNE
La sex ratio in India (fonte: Wikipedia EN)

UN INCENTIVO DI 18 EURO
Tra il 2009 e il 2012 il governo ha risarcito le famiglie di 568 donne morte dopo interventi di sterilizzazione. Lo scorso anno le autorità di una località dell’India orientale erano state al centro di uno scandalo, scoppiato dopo che una rete tv aveva mostrato decine di donne prive di conoscenza abbandonate a se stesse in un campo dopo l’operazione. I responsabili si erano giustificati spiegando che l’ospedale locale non era attrezzato per far fronte a un numero così ingente di pazienti. A Chhattisgarh alle donne che si sottopongono alla procedura vengono date 1.400 rupie, circa 18 euro (sufficienti a sfamare la famiglia per un mese); a quelle che accettano di farsi sterilizzare “volontariamente” altri governi locali offrono come incentivi automobili ed elettrodomestici. I  medici vengono pagati a cottimo – 200 rupie – per ciascuna di queste operazioni, condotte spesso in modo frettoloso e trascurato;il protocollo impone che gli stessi strumenti crirurgici “non siano usati per più di dieci donne”, e sicuramente non vengono sterilizzati. Un funzionario governativo locale ha detto alla Reuters che si sospetta che gli strumenti fossero arrugginiti. Le organizzazioni umanitarie sostengono che la “catena di montaggio” delle sterilizzazioni mette a repentaglio la vita delle donne, e che l’incentivo economico è deleterio. Il peso della contraccezione grava esclusivamente sulle donne, perché gli interventi di vasectomia maschile, più semplici e meno rischiosi, sono socialmente osteggiati.
 
FINTI MEDICI, ZERO IGIENE 
Due anni fa la polizia dello stato orientale di Bihar aveva arrestato tre uomini che si spacciavano per medici  e che in due ore avevano sterilizzato 53 donne, senza anestetico e nel disprezzo delle più elementari norme igieniche,  in mezzo a un campo. Quella dei praticoni che si improvvisano medici è una delle piaghe dell’India; qualche tempo fa una bambina di un anno è morta dopo essere stata “operata” con un coltello da cucina da uno di questi imbroglioni. Un altro grave problema dell’India è lo squilibrio di genere, dovuto alla predilezione per il figlio maschio e alla pratica dell’aborto selettivo contro i feti di sesso femminile; in alcune zone vi sono meno di otto donne ogni dieci uomini, e il rapporto è anche più squilibrato tra le ultime generazioni. Per ironia della sorte, nello stesso giorno della strage il primo ministro Narendra Modi annunciava di aver istituito il ministero della yoga e della medicina tradizionale.
 
 

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