Imu e Tasi: la Chiesa a Roma continua a non pagare

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-08-14

Su 1314 alberghi, hotel bed & breakfast e strutture ricettive per turisti che ci sono a Roma, 273, ovvero un quarto, sono di proprietà della Chiesa. E le tasse?

article-post

Su 1314 alberghi, hotel bed & breakfast e strutture ricettive per turisti che ci sono a Roma, 273, ovvero un quarto, sono di proprietà della Chiesa. E il Campidoglio ha finalmente risposto alle domande del radicale Riccardo Magi, e oggi Sergio Rizzo riporta i dati sulle strutture e soprattutto del pagamento di Tasi e IMU, che per quanto riguarda gli ostelli sembra ancora in alto mare. Un elenco lunghissimo, che va dalla Casa dell’Aviatore all’Associazione Farnese, dalla Casa di Santa Brigida alla Cattedrale del Santo Cuore di Maria e Gesù, dalla Compagnia di Nostra Signora al Monastero russo Uspenskji, dalle Suore missionarie Pallottine alla Casa d’Accoglienza Trinità dei Monti.Dice il Comune che ben 93, cioè il 38 per cento, non ha mai pagato l’Imu, mentre altri 59, ossia il 24 per cento la versano a intermittenza. Pagano regolarmente l’Imu soltanto 94. Meno di quattro su dieci. Così anche per la Tasi. Un terzo (80 su 246) non l’ha mai pagata. Nel caso della Tari, la tassa sui rifiuti, siamo invece al delirio totale. Perché delle 299 (o 297) strutture censite dal sito, soltanto 208 esistono nella banca dati della Tari, con una proprietà riferibile a 187 soggetti di cui, afferma il rapporto «purtroppo 30 privi di codice fiscale o partita Iva». Le altre 91 risultano del tutto sconosciute al fisco comunale. In questa infografica del quotidiano si riepiloga la situazione delle strutture legate alla Chiesa e del pagamento delle tasse:

imu tasi chiesa roma
La Chiesa e l’IMU e la TASI non pagate a Roma (Corriere della Sera, 14 agosto 2015)

Subito, nel rapporto che gli uffici hanno recapitato a Magi, ecco una sorpresa. Il sito internet comunale ne riportava 299 (in realtà 297 considerando un paio di duplicazioni) ma agli uffici ne risultavano meno di 280. Per l’esattezza 273. I proprietari sono invece 246. Che questo sia un problema economico (oltre che politico) enorme, in una città dove si contano pure quattromila alberghetti abusivi, è noto da tempo. Ai tempi del sindaco Walter Veltroni si stimava per la sola Ici un’evasione di 25 milioni l’anno. Ma lo scenario di guerra è sterminato. La battaglia infuria da oltre dieci anni. Afferma il Comune che fin dal 2004 sono state emesse ingiunzioni di pagamento per complessivi 19,1 milioni a carico di 133 dei 246 soggetti proprietari delle «Case per ferie».
Solo 32 hanno accettato di pagare, mentre 101 hanno avviato un contenzioso. Per cifre anche più che rilevanti. Qualche caso? Le Piccole Ancelle del Cristo Re che offrono sul web «72 camere fra singole, doppie e triple a pochi passi dalla Basilica di San Pietro, con servizi privati, tv color e wifi… e ottimo ristorante» sono in causa per 320 mila euro. Alla Congregazione delle Mantellate Serve di Maria sono riusciti a far pagare finora 281 mila euro ma c’è ancora in ballo una pendenza di un milione 163 mila euro. Con le Suore Oblate del Bambino Gesù c’è un contenzioso si 694 mila euro: finora ne hanno pagati 9.176. Insomma, un Vietnam.

Tutto perché le regole sono fatte apposta per essere aggirate:

Con il governo Berlusconi. Con quello Prodi. E con Monti. Nel 2012 Graziano Delrio, oggi ministro e allora presidente dell’Anci, rivela che l’Imu teoricamente dovuta al Fisco per gli immobili commerciali della Chiesa è di almeno 500 milioni l’anno. Si fa allora un decreto per fissare il principio che non si pagano le tasse per i locali in cui si svolge attività ricettiva «con modalità non commerciale». Rinviandone la traduzione pratica a un successivo regolamento. Che è però l’ennesimo pasticcio. La struttura ricettiva si deve autodenunciare e poi spetta all’amministrazione dimostrare che lì si svolge un’attività commerciale, non considerata tale se i prezzi non sono superiori a metà di quelli del quartiere.
Oggettivamente complicatissimo, come ammette anche lo stesso rapporto del Comune: «La particolare tipologia degli Enti religiosi, la classificazione catastale degli immobili (che rimane spesso ambigua e non aggiornata rispetto al loro utilizzo effettivo), la loro tendenza a percorrere quasi sempre la strada del contenzioso, e una normativa che solamente in tempi recenti ha cercato di chiarire e limitare le caratteristiche di esentabilità del loro patrimonio immobiliare, hanno reso incerto il possibile incasso…».

Potrebbe interessarti anche