Ilaria Capua e l'interrogatorio del 2007

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-07-08

Il CSM ha aperto ieri un fascicolo sull’ex procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo dopo la definizione dell’inchiesta su Ilaria Capua, accusata di traffico di virus e prosciolta con non luogo a procedere perché il fatto non sussiste dal GUP di Verona. Nelle interviste rilasciate dopo la sentenza la Capua aveva detto di non essere …

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Il CSM ha aperto ieri un fascicolo sull’ex procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo dopo la definizione dell’inchiesta su Ilaria Capua, accusata di traffico di virus e prosciolta con non luogo a procedere perché il fatto non sussiste dal GUP di Verona. Nelle interviste rilasciate dopo la sentenza la Capua aveva detto di non essere stata interrogata nelle interviste che aveva rilasciato sulla vicenda a Corriere e Repubblica. L’Espresso aveva anche pubblicato un altro articolo con le “intercettazioni” della scienziata e di altri che parlavano di lei dopo la sentenza. Oggi Carlo Bonini su Repubblica racconta invece che Ilaria Capua è stata interrogata nel 2007:

Nel 2007, la vicenda, da un punto di vista investigativo, potrebbe dirsi chiusa. E la circostanza è tanto vera che, il 2 luglio di quell’anno, contrariamente a quanto sostenuto nelle interviste rilasciate nei giorni scorsi («nessuno mi ha mai sentito»), Ilaria Capua viene interrogata da Giancarlo Capaldo, alla presenza dell’avvocato Oliviero De Carolis, che in quel frangente sostituisce l’avvocato Paolo Dondina (oggi l’Espresso pubblicherà sul suo sito il dettaglio di quell’interrogatorio, mentre ieri la Capua non ha dato seguito ai messaggi lasciati da Repubblica). È una circostanza che, al di là del merito della vicenda processuale, prova come, in quel 2007, il Procuratore aggiunto di Roma e gli indagati si muovano su un terreno di cui ormai è stato definito il perimetro. E per il quale è dunque possibile andare rapidamente a una conclusione dell’indagine. Che, invece, non arriva.

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Sembra quasi superfluo notare che la circostanza dell’interrogatorio serve, da parte di Capaldo, a rispondere alle accuse della Capua. Mentre non è data alcuna spiegazione del fatto che l’indagine non arrivi a conclusione. Ma si spiega che dopo l’articolo de l’Espresso che ne raccontava i contorni arriva la conclusione delle indagini (su richiesta dell’avvocata della Capua Giulia Bongiorno, che è stata nominata dopo la pubblicazione dell’articolo).

Il procedimento 24117/2006 entra infatti in un letargo da cui i Nas dei carabinieri provano inutilmente a destarlo con un’ultima informativa nel 2010. Ma senza esito. Nel frattempo, la vita della Capua cambia. Nel febbraio del 2013 viene eletta deputata di Scelta civica. Della sua vicenda giudiziaria nessuno, tranne gli interessati, sa. E persino il nuovo procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, ne rimane all’oscuro fino al 2014. Quando di quell’inchiesta, in aprile, dà conto nel dettaglio, anche temporale, il settimanale L’Espresso e la Capua decide di rivolgersi all’avvocato Giulia Bongiorno, nominata subito dopo la pubblicazione dell’articolo. La Bongiorno sollecita più volte Capaldo a una definizione del procedimento, che, di fatto, è ormai solo un processo di carte per giunta invecchiate di sette anni.
on fosse altro perché delle due l’una. O quelle accuse sono fondate e un’associazione a delinquere di quella pericolosità va messa nelle condizioni di non nuocere, o invece non reggono e allora gli indagati vanno liberati del fardello. L’avviso di conclusione indagini e le richieste di rinvio a giudizio per i 40 indagati arrivano a giugno 2014. L’udienza preliminare, nel maggio dell’anno successivo, vede il gup di Roma, Michela Francorsi, dichiarare l’incompetenza territoriale di Roma e “spacchettare il processo” in tre tronconi. A Verona, Padova e Pavia. A Pavia molti reati arrivano già prescritti. Lo stesso a Padova, dove il pm chiede l’archiviazione per prescrizione (il gup non si è ancora pronunciato). A Verona, dove la Capua è difesa dall’avvocato Armando De Zuani, il gup Laura Donati pronuncia il non luogo a procedere perché «il fatto non sussiste». Con una sola eccezione, un’accusa di concussione per induzione che risulta tuttavia prescritta.

Leggi sull’argomento: Ilaria Capua e la storia delle scuse del M5S

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