Il Renzicottero che tremare il mondo fa

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-10-23

«Dalla documentazione ufficiale emerge un altro dettaglio. Il giorno stesso Renzi riprese la strada per Roma su un’auto della sua scorta, che lo seguiva sull’A1. Tradotto, quel giorno l’abituale corteo di vetture per il premier era in movimento, pur senza trasportarlo»

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Due militari puniti e un altro a rischio. Si è chiusa così l’inchiesta dei militari sul Renzicottero per la vicenda del marzo scorso, quando venne fuori la storia di un atterraggio di emergenza del presidente del Consiglio grazie al segretario del Partito Democratico di Arezzo, Massimiliano Dindalini, che postò su Facebook questo messaggio corredato da fotografia: «Questa mattina visita improvvisa del presidente del consiglio. Caro @matteorenzi, capisco la fretta, prima di tutto l’Italia, però la prossima volta che atterri a Civitella concedici il tempo per offrirti un caffè. #lavoltabuona #pdarezzo».  Dindalini, stamani, intorno alle 9, si fermato a prendere un caffè e al bar subito l’hanno informato della novità. «È arrivato il tuo presidente», gli hanno detto alcuni avventori presenti al bar. E subito Dindalini ha voluto verificare di persona cosa fosse successo e ha fatto anche una foto, con il cellulare, all’elicottero fermo sul campo sportivo. «Io non ho visto Renzi direttamente», ha precisato Dindalini a Un Giorno Da Pecora su Radio2.

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La foto dell’elicottero di Renzi in un campo di calcio ad 8 ad Arezzo scattata da Massimiliano Dindalini

Racconta il Fatto:

“Il pilota ha ravvisato un improvviso peggioramento delle condizioni meteorologiche”, recita la versione ufficiale. “Il mezzo ha subìto un guasto”, raccontano in molti. La certezza è che l’elicottero del 31° Stormo di Ciampino atterra su un campo di calcio a Badia al Pino, nei pressi di Arezzo. Abbastanza per scatenare l’ironia del web sul “renzicottero”, con fotomontaggi di ogni sorta sull’atterraggio. Ma anche benzina per le polemiche delle opposizioni, che chiedono conto di costi e frequenza dei voli. Da Palazzo Chigi replicano secchi: “L’elicottero è stato usato per motivi di sicurezza e Renzi ha il pieno diritto di farlo,essendo voli di Stato”. Soprattutto, quella sera notano un servizio sul tg di La7, ricco di foto e spiegazioni sul piano di volo. Schermate, prese dal sistema operativo interno dell’Aeronautica. Il giorno dopo, il capo di Stato maggiore istituisce una commissione d’inchiesta. Sul banco degli imputati finiscono i sottufficiali che quel giorno erano nella sala radar di Brindisi. I tre assicurano di non aver diffuso informazioni, e di non sapere nulla sulla fuga di notizie. Ma alla fine arrivano le condanne,che i militari hanno cominciato a scontare da ieri.


Nulla di particolarmente pesante: due e cinque giorni di consegne per aver diffuso o non aver impedito la diffusione del piano di volo, un approfondimento di indagine per un terzo militare. In attesa c’è anche un’inchiesta penale della procura di Napoli. Intanto grazie alla vicenda emergono altri particolari:

.Ma dalla documentazione ufficiale emerge un altro dettaglio, perlomeno curioso. Ovvero, che il giorno stesso Renzi riprese la strada per Roma su un’auto della sua scorta, che lo seguiva sull’A1. Tradotto, quel giorno l’abituale corteo di vetture per il premier era in movimento, pur senza trasportarlo.

Insomma, quando Renzi si sposta il viaggio si paga doppio: elicottero ed auto. Il Renzicottero è la punta dell’iceberg.

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