Il Portogallo sceglie l'austerity

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-10-05

Un nuovo mandato al premier di centrodestra, Pedro Passos Coelho, che però non riesce a centrae l’obiettivo della maggioranza assoluta. Il risultato dovuto al mancato sfondamento dei nuovi partiti di sinistra

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Il Portogallo non punisce l’austerità voluta dal governo conservatore e regala un nuovo mandato al premier di centrodestra, Pedro Passos Coelho, anche se non riesce a centrae l’obiettivo della maggioranza assoluta. Come ha ricosciuto lo steso premier uscente si è fermato ad un passo dai i 116 seggi su 230 necessari per controllare il Parlamento. In base ai risultati parziali, il blocco moderato Portugal a Frente ha ottenuto il 40% dei voti, contro il 31% dell’opposizione socialista che fino a tre mesi era nettamente avanti nei sondaggi.

Il Portogallo sceglie l’austerity

Molto distanziato il post trotzkista Blocco di sinistra, la formazione dell’attrice Catarina Martins che si ispira alla greca Syrizia, con il 9,1%, mentre la lista del Partito comunista con i Verdi e’ al 7,3%. Il premier uscente, al potere dal 2011, potrebbe però non raggiungere i 116 seggi necessari per controllare il Parlamento monocamerale: la sua coalizione ne dovrebbe aver ottenuti infatti tra 100 e 118, contro una forchetta di 80-88 seggi che andrebbero ai socialisti dell’ex sindaco di Lisbona, Antonio Costa. Un governo di minoranza rischierebbe di avere vita breve, visto che dal 1974 in Portogallo nessun esecutivo privo della maggioranza assoluta e’ riuscito a concludere la legislatura. Le elezioni hanno registrato un’affluenza intorno al 50%, in lieve aumento rispetto al record negativo del 2011 ma comunque bassa a dimostrare la delusione per una crisi da cui il Paese stenta a uscire, malgrado sia finito il commissariamento della troika Fmi-Ue-Bce. Un portoghese su cinque vive infatti ancora sotto la soglia della poverta’. Marco Antonio Costa, vicepresidente e portavoce del Partito Socialdemocratico (Psd) al governo, si è rivolto ai portoghesi per rivendicare “una grande vittoria” mentre i suoi sostenitori festeggiavano nel quartier generale della coalizione “Portugal a Frente”. “Manterremo il nostro impegno a garantire la ripresa economica e manterremo il nostro atteggiamento di dialogo”, ha assicurato. Della coalizione, che ha portato avanti un piano di riforme e di austerita’ per far uscire il Paese da tre anni di recessione, fanno parte anche i democristiani di Cds-PP. Per il leader dei socialisti, Duarte Cordero, pero’, nessuno dei candidati ha ottenuto la maggioranza. La decisione sull’incarico spetta comunque al presidente Anibal Cavaco Silva. Di certo i socialisti scontano ancora l’eredità del loro ex premier, Jose’ Socrates, che aveva accumulato gran parte dei debiti che hanno reso necessario il salvataggio da 78 miliardi della troika nel 2011. Socrates solo a settembre e’ tornato libero dopo gli arresti domiciliari per una serie di scandali.

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I risultati delle elezioni in Portogallo (Corriere della Sera, 5 ottobre 2015)

I partiti nuovi non sfondano

Ma la differenza con la vicina Spagna l’hanno fatta i partiti nuovi, che a Lisbona non hanno sfondato come spiega oggi il Corriere della Sera:

Un anno e mezzo è trascorso dalla fine del programma d’emergenza varato dopo il «bailout» del 2011 per volere della troika (Unione Europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) che ha fatto lievitare tasse, disoccupazione e recessione. E finalmente, il peggio sembra ormai alle spalle. L’economia è tornata a crescere, più della media europea — +1,5% nel primo semestre dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2014 — l’occupazione è in ripresa e le obbligazioni di Stato non sono più i paria dei mercati internazionali (i bond a 10 anni hanno oggi un tasso del 2,3% contro il 18% di tre anni fa). I dati macroeconomici con segno positivo sono controbilanciati da un debito ancora molto ingombrante — secondo solo a quello di Grecia e Italia — che s’aggira intorno al 128% del Pil.
E devono necessariamente fare i conti con una popolazione che è stanca di tirare la cinghia, dopo il taglio di salari e pensioni, con un’Iva al 23% anche su beni essenziali come i farmaci o il popolarissimo pane e chorizo. Un dato dà il segno del cansanço, della stanchezza, crescente e della voglia di migliori opportunità di vita: negli ultimi quattro anni il 5% della popolazione è emigrata, 200.000 negli ultimi due anni. Soprattutto giovani. Eppure qui i «partiti nuovi», che nella vicina Spagna hanno rivoluzionato l’arena politica, sembrano destinati a non sfondare e a restare marginali rispetto ai due partiti che si alternano al potere dal 1981: socialdemocratici di centrodestra e socialisti di sinistra. Il Bloco de Esquerda, «fratello» di Podemos e Syriza, è riuscito a intaccare lo zoccolo duro dell’unico Partito comunista ancora solido in Europa, ma non ha attirato il voto dei tanti «disillusi» che hanno disertato ancora una volta le urne.

E la destra europea ringrazia

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