Il piano nazionale per la ricerca

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-04-20

Ce lo racconta il Messaggero

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Il Messaggero oggi pubblica un’infografica che riepiloga il piano nazionale per la ricerca del governo. Il documento, che di fatto, programma economicamente e strutturalmente gli investimenti nella ricerca del nostro Paese presenta una serie di novità: innanzitutto nella durata che per la prima volta è settennale, così da adeguarsi alle direttive di raccordo con l’Unione europea sia per il piano di investimenti previsti che per le specializzazione interne che saranno 12 e coincideranno con quelle del piano Horizon 2020 (Programma europeo per la ricerca).
 

piano nazionale ricerca
Il piano nazionale per la ricerca (Il Messaggero, 20 aprile 2015)

Spiega Massimiliano Coccia:

Le aree di sviluppo prioritarie, come si legge dalla bozza del Ministero, saranno tre: aereospazio, agrifood e fabbrica intelligente, che sono le aree individuate per la specializzazione nazionale intelligente, ovvero quegli ambiti di ricerca dove è possibile sviluppare una concentrazione di investimenti e risorse tesi all’innovazione industriale, anche da parte dei privati. Il secondo segmento riguarda il settore ad “alto potenziale”, ovvero quegli ambiti dove il nostro Paese, rispetto agli altri stati dell’Unione, ha particolari competenze e peculiarità (chimica verde, patrimonio culturale, creatività e design made in Italy e sviluppo della filiera marittima); il terzo segmento è rappresentato dalle aree in transizione (smart city and communities, tecnologie per gli ambienti di vita), che hanno visto una buona vitalità nell’ultimo triennio ma che hanno bisogno del sostegno della domanda per la creazione di nuove fette di mercato per l’innovazione.
L’ultimo segmento riguarda gli ambiti consolidati come salute, energia e trasporti, che necessiteranno di un individuazione di settori specifici in cui destinare le risorse. Un documento molto corposo che cerca di ridisegnare, innovando il complesso assetto della ricerca italiana e che ha come obiettivo l’impiego di 6 miliardi di euro da qui fino al 2016. Queste risorse saranno attinte per un terzo dal bilancio del Miur, andando a pescare dai fondi per il Piano operativo nazionale per la ricerca (circa 2,2 miliardi di euro) e la parte rimanente sarà attinta dai Programmi Regionali (Por)e dal programma europeo Horizon 2020.

 

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