Il M5S in Emilia Romagna non è contro i vaccini: voleva soltanto rimandare

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-11-23

L’Emilia Romagna ha approvato una legge che impone la vaccinazione obbligatoria per l’iscrizione all’asilo nido (che ovviamente è facoltativa). Il M5S si è opposto citando il “successo” del modello Veneto e proponendo di rimandare tutto di due anni, al termine di una (nuova) campagna informativa. Lo senti come sta rimandando il vento?

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Ieri il Consiglio Regionale della Regione Emila Romagna ha approvato una legge a tutela dei bambini che frequentano gli asili nido (pubblici e privati) regionali: si potrà iscrivere il proprio figlio solo se sarà in regola con le vaccinazioni previste dal calendario vaccinale ovvero solo previa la certificazione dell’avvenuta vaccinazione contro difterite, tetano, poliomielite ed epatite B. Si tratta delle vaccinazioni che sono contenute nella vaccinazione esavalente che viene somministrata entro il primo anno di vita del bambino. La proposta di legge regionale è passata con i voti favorevoli del Partito Democratico, Lega e PDL si sono astenuti mentre i cinque consiglieri del M5S hanno votato contro.

Vaccinazioni obbligatorie emilia romagna
Credits: Maki Naro

 

L’obbligo di vaccinazione per andare all’asilo nido in Emilia Romagna

L’Emilia Romagna è quindi la prima Regione a stabilire che per poter accedere agli asili nido sia obbligatorio essere vaccinati. Questa obbligatorietà viene meno – o meglio non è stata decisa – per quanto riguarda l’iscrizione alla scuola materna, a quella elementare e via dicendo ma è evidente l’intendo del legislatore di operare al fine di garantire che almeno i nuovi nati vengano vaccinati. Anche se l’iscrizione al nido non è obbligatoria resta da vedere quante siano le famiglie coinvolte dal provvedimento e quante invece quelle che si possono permettere di poter fare a meno di iscrivere i propri figli al nido (ovvero quelle famiglie dove uno dei genitori non lavora, che hanno i nonni sempre a disposizione, oppure che possono permettersi la baby sitter). In questo modo inoltre la Regione evita di toccare il discorso relativo al diritto allo studio, che deve essere garantito a tutti. Fermo restando che tranne che in alcune regioni (come ad esempio il Veneto dove l’obbligo è stato abolito nel 2008) le vaccinazioni sono in realtà ancora obbligatorie, ad essere stato quasi del tutto tolto è invece l’obbligo a presentare il certificato vaccinale all’atto dell’iscrizione alla scuola. In Italia, le vaccinazioni per l’infanzia obbligatorie per legge sono la vaccinazione antidifterica (Legge 6 giugno 1939, n° 891), la vaccinazione antipoliomielitica (Legge 4 febbraio 1966, n° 51), la vaccinazione antitetanica (Legge 5 marzo 1968, n° 292), la vaccinazione antiepatite virale B (Legge 27 maggio 1991, n° 165). Le vaccinazioni contro pertosse, morbillo, parotite, rosolia e infezioni da Haemophilus Influenza b (Hib), sono fortemente raccomandate, ma non sono state imposte per legge. In un certo senso quindi la legge approvata ieri in Emilia Romagna non fa altro che ribadire quanto già previsto in tema di vaccinazioni.

Proprio a proposito del Veneto, che viene preso a modello dai consiglieri del MoVimento queste sono le parole dell’assessore regionale alla sanità del Veneto Luca Coletto:

Il Veneto dal 2008, in accordo con il Ministero della Salute, ha sperimentato con buoni risultati la non obbligatorietà, pur mantenendo una sorveglianza attiva semestrale che ci consente sempre di sapere quanti bambini non sono stati vaccinati e quanti sì, e di valutare quando si dovesse superare la soglia di rischio del ripresentarsi di malattie ormai eradicate e spesso mortali. Purtroppo negli ultimi tempi le campagne contrarie, soprattutto sul web, si sono moltiplicate, accompagnate anche da una serie infinita di vere e proprie bufale, e ora registriamo un calo delle adesioni
Durante gli ultimi 4 anni, 2012-2015 (coorti dei nati 2010-2013), si è passati da una copertura del 95,4% per le vaccinazioni ex-obbligatorie (difterite, tetano, poliomielite ed epatite B) ad una del 91,3 % con un calo di 4 punti percentuali.
La copertura per morbillo, parotite e rosolia ha subito un calo analogo passando da una copertura del 92,5% ad una dell’87,1% per il medesimo periodo. Il calo si è riscontrato su tutto il territorio regionale.

Quindi il calo, nonostante quello che ha detto qualche tempo fa la portavoce pentastellata Raffaella Sensoli a Tagadà c’è stato davvero. In quell’occasione la Sensoli aveva detto che la Regione Veneto sta sperimentando la non obbligatorietà dal 2008 e che non sono state registrate variazioni di rilievo rispetto alla copertura vaccinale in altre regioni. In realtà non è così, perché se guardiamo ad esempio la copertura 2015 per quanto riguarda le vaccinazioni pediatriche contro pertosse, difterite, tetano, poliomielite, epatite B ed hemophilus influenzae di tipo B il Veneto si trova ben al di sotto della media nazionale, generalmente agli ultimi posti di questa speciale “classifica”. Ed i dati, come ha detto anche l’assessore Coletto certificano inoltre un progressivo calo nel corso degli anni, calo che è generalizzato in tutta Italia ma che in Veneto “si sente” di più in virtù dell’abolizione dell’obbligo e dell’opera di convicimento di certi dottori anti vaccini che hanno un discreto seguito. C’è da dire però che a quanto pare in Veneto una parte dei genitori che non vaccinano i figli in età pediatrica semplicemente rinvia di qualche anno la vaccinazione. Questo espone lo stesso i bambini al rischio del contagio ma almeno non fa diminuire in modo drastico la copertura vaccinale. Lo sottolinea anche Carlo Signorelli, presidente della Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti):

Quella dell’Emilia Romagna è un’iniziativa forte, un segnale importante da parte delle istituzioni per sottolineare l’efficacia della pratica vaccinale. Ed è importante sottolineare che non si tratta di nuovi obblighi di immunizzazione, ma dover presentare il certificato di vaccinazione agli asili nido contribuirà a combattere le esitazioni e ridurrà i tempi di esposizione inutile a virus e batteri. L’iniziativa non credo abbia lo scopo di ‘convincere’ altri genitori, ma solo di sottolineare l’importanza del problema e far sì che l’esitazione vaccinale non ritardi le immunizzazioni. Molti dei problemi legati alla mancata vaccinazione si verificano intorno ai 3 anni di età perché ci si vaccina in ritardo e questo non ha senso.

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Il MoVimento teme la reazione avversa dei genitori dubbiosi

Ma qual è la posizione del M5S dell’Emilia Romagna sulla questione? I portavoce dicono di non essere contro le vaccinazioni, ma contro il metodo. Il Consigliere pentastellato Andrea Bertani, dopo essersi lamentato in aula che la Regione rifuta un confronto ufficiale con i sostenitori delle posizioni antivacciniste (e ci mancherebbe altro, visto che verebbe presentata come una grande vittoria del movimento anti vaccini che vedrebbe certificato il fatto che le sue posizioni possono essere sullo stesso piano di quelle scientifiche) e aver deprecato il fatto che certe posizioni antiscientifiche vengano messe all’indice, ci spiega cosa avrebbe voluto fare il MoVimento. In una parola: rimandare. Anche Bertani ha ribadito che è necessario adottare il modello del Veneto “in cui i dubbi si confutano”, ma ovviamente non ha detto che quel modello non sta avendo grandi risultati. Così come non sta avendo grandi risultati nemmeno la campagna di informazione  che il M5S considera una controproposta alla misura approvata ieri. Forse il MoVimento non si è accorto che questa campagna d’informazione è già in atto, e come non ha senso “coltivare il dubbio” sul fatto se 2 + 2 sia uguale a 4, a 5 o a 9 non ha nemmeno senso confrontarsi con i dubbiosi che sostengono che i vaccini provochino l’autismo o altre amenità. Dubbiosi nei confronti dei quali il MoVimento ha sempre strizzato l’occhio. Oggi però la Sensoli all’Agenzia Dire ha dichiarato che il suo partito non sosterrà i ricorsi (già annunciati dal Codacons, come costume): “i cittadini si muovono in autonomia noi non ci entriamo, restiamo a guardare. Non vogliamo alimentare discordia“.


Per la Sensoli e il MoVimento a quanto pare di capire non bisogna inasprire i rapporti con quei genitori che sono dubbiosi. E se è vero che non si può pensare che i pediatri da soli possano farsi carico di tutta l’opera di informazione e di prevenzione o che debbano “sgridare” i genitori che non vogliono vaccinare i figli non si può nemmeno pensare che sia un grave danno evitare di confrontarsi con posizioni chiaramente antiscientifiche. Ci sarebbe da chiedersi in che modo quelli del MoVimento vorrebbero fare informazione sui vaccini quando continuano a ripetere che Big Pharma è tutto un complotto e che il Governo ha abbandonato i cittadini nelle mani delle case farmaceutiche e che “una vaccinazione di massa obbligatoria è un regalo alle multinazionali farmaceutiche” come ha ribadito qualche tempo fa l’eurodeputato M5S Piernicola Pedicini.

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