Il lavoro riparte per gli incentivi e non per il Jobs Act

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-02-19

Studio Bankitalia: il taglio del costo del lavoro al centro dei buoni risultati per l’occupazione

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La versione preliminare di un lavoro di due ricercatori della Banca d’Italia, visionata da Repubblica in un articolo a firma di Ferdinando Giugliano, sostiene che il lavoro in Italia sia ripartito, sì, ma per merito degli incentivi – ovvero del taglio del costo del lavoro – e non per le norme del Jobs Act.

Il lavoro di Paolo Sestito, capo del servizio Struttura Economica di Bankitalia, e Eliana Viviano utilizza dati provenienti dal Veneto e relativi ai mesi tra gennaio 2013 e giugno 2015. I due ricercatori scrivono che circa il 45% delle nuove assunzioni a tempo indeterminato avvenute in quel periodo sono attribuibili ad almeno una delle due misure. «Le due politiche hanno avuto successo sia nel ridurre il dualismo del mercato sia nello stimolare la domanda di lavoro, anche durante una recessione caratterizzata da un’altissima incertezza macroeconomica», scrivono gli autori.
Questo effetto positivo è però quasi interamente spiegato dall’introduzione degli incentivi fiscali, mentre la combinazione del contratto a tutele crescenti e degli incentivi spiega solo il 5% delle nuove assunzioni a tempo indeterminato. Poiché questo tipo di contratti sono un quinto delle nuove assunzioni nel campione, i ricercatori trovano che il Jobs Act ha contribuito a creare appena l’1% dei nuovi posti.

contratto a termine jobs act
Il contratto a termine: le nuove regole (Il Sole 24 Ore, 22 febbraio 2015)

Quindi gli autori spiegano che non possono fornire una valutazione complessiva delle nuove regole sui licenziamenti:

Gli studiosi di Bankitalia trovano che, estrapolando il dato veneto a tutto il territorio nazionale, il pacchetto di misure formato da Jobs Act e incentivi ha contribuito a creare circa 45.000 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato nei primi sei mesi del 2015. Lo studio ha delle limitazioni: gli autori dicono di non poter fornire una valutazione complessiva delle nuove regole sui licenziamenti, né di riuscire a stimare quale potrebbe essere l’impatto di un’eventuale rimozione degli incentivi statali. Essi sottolineano inoltre che l’aumento delle assunzioni nei primi mesi del 2015 potrebbe essere stato determinato dall’attesa per le nuove misure già a partire dal 2014.

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