Il gasdotto che divide Matteo e Angela

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-12-19

Dietro lo scontro tra il premier e la cancelliera anche l’argomento gasdotti e l’accordo commerciale – che sembra anche politico – per il raddoppio del Nord Stream dopo lo stop al South Stream, legato a Eni. Gazprom, nel frattempo…

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Non solo banche. Dietro lo scontro andato in scena tra Matteo Renzi e Angela Merkel, raccontato con enfasi da Ventennio nei giornali italiani, c’è anche la diatriba tra Nord Stream e South Stream. Racconta oggi Alberto D’Argenio su Repubblica che lo scontro con la Merkel è iniziato quando si è parlato di energia. «Ho delle domande da porre», ha esordito Renzi. «Vorrei capire la logica di quanto sta accadendo. Volete rinnovare automaticamente le sanzioni contro la Russia e parliamo di sicurezza energetica e di diversificazione delle fonti. Poi però la Germania raddoppia il Nord Stream passando per il Mar Baltico quando a luglio avete bloccato il South Stream (progetto con Eni, ndr) perché bypassava l’Ucraina e non garantiva la diversificazione». Un’uscita esplicita contro la Cancelliera seguita da una battuta: «Tra un po’ mi fanno socio onorario del gruppo dei paesi contrari al Nord Stream 2».

South Stream e North Stream

Di che stiamo parlando? South Stream è il progetto di gasdotto di 3.600 chilometri per collegare la Russia e l’Unione europea senza passare dall’Ucraina. Sviluppato congiuntamente da Eni, Gazprom, Edf e Wintershall haun costo valutato il 16 miliardi di euro. South Stream, il cui cantiere è stato lanciato nel dicembre 2012, ha un tracciato diviso in una sezione offshore nel Mar Nero e una su terra: una volta attraversato il Mar Nero, dalla Bulgaria il gasdotto si dirige a nord fino all’Austria attraverso Serbia, Ungheria e Slovenia. Il primo gas era previsto entro fine 2015 in Bulgaria. A regime, nel 2019, la capacità dovrebbe essere di 63 miliardi di metri cubi. La storia del progetto inizia il 23 giugno 2007, quando Eni e Gazprom firmano un memorandum d’intesa per la realizzazione del gasdotto: l’accordo si inseriva in una più ampia intesa strategica che avrebbe permesso a Gazprom di entrare nel mercato della distribuzione e vendita del gas naturale in Italia e a Eni di sviluppare progetti di ricerca ed estrazione di idrocarburi in Siberia. South Stream è stato bloccato dall’intervento della Commissione Ue, che nel dicembre 2013 ha ritenuto non conformi alle regole del Terzo pacchetto energia (su accesso, gestione e tariffe) gli accordi intergovernativi stretti da Gazprom con gli Stati membri coinvolti nel progetto, e contro cui aveva minacciato di aprire una procedura d’infrazione. Mosca ha quindi deciso di cancellare il progetto a dicembre 2014, anche sullo sfondo del conflitto in Ucraina e delle sanzioni Ue.

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Il progetto South Stream

Operativo da novembre 2011, Nord Stream invece porta il gas russo in Europa dalla costa baltica, bypassando la Bielorussia e arrivando in Germania. Da qui questo viene inviato in Olanda, Danimarca, Francia, e l’intenzione è di raddoppiarne la portata. La società che ne cura l’esercizio è Nord Stream AG (già North European Gas Pipeline Company), che ha sede a Zugo, in Svizzera, ed è costituita da Gazprom (51%), Ruhrgas (15,5%), Wintershall (15,5%), N.V. Nederlandse Gasunie (9%), Gaz de France-Suez (9%). Wintershall è la società operante nel campo Oil&Gas completamente controllata dal colosso della chimica Basf Ag. Ruhrgas è la società operante nel settore gas del gruppo E.on ag. Il Nord Stream gode fin dal 2000 dello status di progetto prioritario nel quadro delle Reti Trans-Europee dell’Energia. L’Italia è presente nel progetto tramite Saipem, che ha posato i tubi in mare, Snamprogetti, responsabile della parte ingegneristica di progettazione, e PetrolValves che ha fornito tutte le valvole necessarie alla sua costruzione. A presiedere il board di Nord Stream è l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, della Spd, il partito dell’attuale ministro dell’economia e sostenitore del raddoppio del gasdotto Sigmar Gabriel.
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Il percorso del Nord Stream

Il gasdotto che divide Matteo e Angela

Insomma, non c’è soltanto la voglia di spostare la barra del conflitto dall’interno all’estero dietro l’offensiva diplomatica di Matteo Renzi. E nemmeno l’intenzione di trovare almeno una sponda sulla bad bank dopo la vicenda dei salvataggi delle banche.  L’Italia aveva chiesto che se ne discutesse nella sessione dedicata all’energia, e ne è risultato “un dibattito molto intrigante”, come ha constatato Renzi. “Un numero di paesi maggioritario ha sostenuto la nostra posizione – ha detto- erano contro solo Germania e Olanda”. Secondo questi paesi, ha aggiunto, “l’accordo è solo commerciale” mentre l’Italia pensa che nella decisione della Commissione di approvarlo, un anno dopo aver bloccato il progetto South Stream con il suo strascico di contenziosi anche con aziende italiane, ci sia “anche un valore politico”. L’alleato di coalizione al governo, il ministro dell’economia Sigmar Gabriel dell’Spd, un mese fa ha assicurato al presidente russo Vladimir Putin il suo impegno: alla presidenza del board di Nord Stream c’è l’ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder. E Gazprom rischia ora letteralmente la canna del gas: saltato South Stream, i suoi metri cubi di metano sono stati dirottati sul Turkish Stream ma, dopo l’abbattimento del jet russo da parte di Ankara, Mosca ha bloccato il progetto e ha puntato ad accelerare il Nord Stream 2. Tutti e tre i gasdotti hanno non a caso all’incirca la stessa portata di gas. Ora senza acquirenti.

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