Il figlio di un boss ha diritto all'istruzione?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-10-07

Davide Faraone, sottosegretario all’istruzione del governo Renzi, prende oggi posizione sul caso del figlio di un boss rifiutato da quattro scuole in Puglia: Repubblica aveva raccontato stamattina in un articolo a firma di Silvia Dipinto la storia: A un mese dalla prima campanella, quattro istituti rifiutano l’iscrizione,e la madre si rivolge ai carabinieri e all’ufficio …

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Davide Faraone, sottosegretario all’istruzione del governo Renzi, prende oggi posizione sul caso del figlio di un boss rifiutato da quattro scuole in Puglia:

figlio boss scuola puglia 1
Lo status su Facebook di Davide Faraone

Repubblica aveva raccontato stamattina in un articolo a firma di Silvia Dipinto la storia:

A un mese dalla prima campanella, quattro istituti rifiutano l’iscrizione,e la madre si rivolge ai carabinieri e all’ufficio scolastico di Bari, per “chiedere giustizia”. La prima domanda, a maggio; l’ultima qualche giorno fa. Tutte con esito negativo, tanto da costringere il provveditorato regionale a intervenire,per non lasciare ancora il bimbo a casa. Quattro le scuole che hanno dichiarato il “tutto esaurito”. Iscrizioni chiuse, senza possibilità di deroga. Una preside ha anche avvisato la mamma del bambino. «Ho bisogno di informarmi, datemi qualche giorno», prima di rigettare comunque la richiesta. La donna, però, non si è data per vinta, e ha mobilitato Comune di Bari, Carabinieri e Ufficio scolastico provinciale. Il piccolo ha, infatti, dieci anni: dovrebbe essere tra i banchi di scuola, e invece, nella prima settimana di ottobre non risulta ancora iscritto. «Se fosse stata una mia scelta, avrei già avuto le assistenti sociali dietro la porta di casa — sbotta la giovanissima mamma — tocca invece a me andare dai carabinieri, perché poi non si dica che è colpa nostra».

Il bambino ha un cognome ingombrante, e una storia familiare che pesa: il papà è in carcere da anni, lontano dalla Puglia, condannato per omicidio ed esponente di un clan storico di Bari. «Noi, però, siamo puliti», ripetono i nonni, che non hanno remore ad aprire le porte di casa, qualcuna in più a finire sui giornali.
 

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