Il comune che sbrocca contro i seguaci delle lezioni gender a scuola

di Maria Teresa Mura

Pubblicato il 2015-08-10

Il Comune di Santa Giustina in Colle, 7mila abitanti in provincia di Padova e che ha come sindaco l’eletto in lista civica Paolo Gallo si è rotto le scatole della psicosi da terrorismo mediatico fatta partire da qualcuno in relazione alla bufala delle lezioni gender a scuola e dell’educazione gender. E così ha pubblicato qualche …

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Il Comune di Santa Giustina in Colle, 7mila abitanti in provincia di Padova e che ha come sindaco l’eletto in lista civica Paolo Gallo si è rotto le scatole della psicosi da terrorismo mediatico fatta partire da qualcuno in relazione alla bufala delle lezioni gender a scuola e dell’educazione gender. E così ha pubblicato qualche giorno fa un avviso piuttosto seccato sulla sua pagina Facebook ufficiale per smentire le balle:

E’ confermata per mercoledì 9 settembre alle ore 21.00 presso la palestra comunale del capoluogo, la riunione pubblica aperta a tutti i genitori dei ragazzi delle scuole materne, primarie e secondaria di primo grado, per una presentazione del programma educativo dell’anno scolastico 2015-2016 da parte dei vari coordinatori.
La necessità di tale riunione è stata valutata dopo che l’amministrazione comunale ha incontrato dirigente scolastico, vicepreside e i rappresentanti delle scuole materne di capoluogo e frazione, a seguito delle discussioni crescenti e allarmanti delle ultime settimane riguardo ad una possibile introduzione di temi inerenti alla ‘teoria gender’ nella riforma cosiddetta della ‘Buona Scuola’ e quindi nel programma scolastico già a partire da Settembre.
Negli incontri fatti è apparso privo di fondamento e riconducibile ad illazioni strumentali qualsiasi riferimento nella riforma alla cosiddetta ‘teoria Gender’.
L’unico riferimento all’educazione affettiva, è contenuto al comma 16 della riforma, che asserisce che “Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall’articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, nel rispetto dei limiti di spesa di cui all’articolo 5-bis, comma 1, primo periodo, del predetto decreto-legge n. 93 del 2013”.
Quanto espresso è in linea con l’educazione al rispetto e con la lotta alle discriminazioni, principi fondamentali del sistema educativo di una società civile.
Le nostre scuole si impegnano già da tempo ad attuare programmi educativi che promuovano il rispetto a prescindere da qualsiasi tipo di differenza al fine di disincentivare fenomeni di bullismo ed intolleranza. Corsi di educazione affettiva sono stati promossi e organizzati anche quest’anno dagli stessi genitori.
Come garantito da preside ed insegnati, il programma educativo non subirà quindi alcun tipo di snaturamento rispetto a quanto finora proposto ai ragazzi, contrariamente a quanto paventato dai recenti allarmismi.

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Leggi sull’argomento: Che cos’è l’educazione gender

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