«Il Cocoricò? Chiuderemo altre discoteche»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-08-04

Il ministro Alfano annuncia la linea dura sui locali dove si spaccia. Intanto i titolari preparano il ricorso al TAR

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Angelino Alfano in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera spiega che il governo non ha intenzione di recedere dal piano per chiudere le discoteche che non rispettano la legge.

«Non si tratta di risolvere il problema dello spaccio, ma di impedire che i locali notturni diventino vere e proprie centrali per l’approvvigionamento di sostanze proibite».
Dunque conferma la linea dura?
«Continueremo a prendere provvedimenti severi in materia di prevenzione e repressione, ma su un punto voglio essere chiaro: non esiste linea dura contro le discoteche, ma contro la vendita e la cessione di droga nelle discoteche. Fino a che i locali rimangono luoghi di divertimento, i gestori possono contare sulla collaborazione delle forze dell’ordine. Ma contro lo sballo che uccide adotteremo la tolleranza zero. Non possiamo rimanere a guardare i ragazzi distruggersi il cervello e rischiare la vita. Se non addirittura perderla».
Vuol dire che disporrete la chiusura di altri locali?
«Agiremo contro coloro che non rispettano la legge».
Il provvedimento di sequestro del Cocoricò è scattato dopo la morte di Lamberto Lucaccioni, un giovane di appena 16 anni. Non si poteva intervenire prima?
«Questa sarà materia di ricorso».
Lei parla di prevenzione. Che cosa state facendo?
«Io ritengo che i controlli a tappeto nei locali dove più alto è il rischio di spaccio siano la strategia più efficace. Sono le questure a decidere le modalità operative. Ho emanato direttive affinché vengano effettuati il maggior numero di interventi per verificare le condizioni dei conducenti. Se vogliamo ottenere risultati, abbiamo bisogno della collaborazione di tutti»

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I dati sul consumo di droga del dipartimento politiche antidroga (Corriere della Sera, 4 agosto 2015)

«IL COCORICO’? CHIUDEREMO ALTRE DISCOTECHE»

Intanto però c’è chi si ribella. “Chiudere oggi il Cocoricò non serve a nulla, anche perché senza decisioni importanti per battere la cultura dello sballo, fatti luttuosi come quelli del sedicenne morto per ecstasy purtroppo continueranno”. Per parlare del provvedimento di chiusura del suo locale, Fabrizio De Meis ha scelto Roma, la città dove 10 anni fa allenava i giovani del Tor di Quinto prima di fare il salto nell’imprenditoria romagnola. Ora, che è anche presidente del Rimini Calcio, i grattacapi gli arrivano proprio dalla sua impresa più importante, il Cocoricò, chiuso per 4 mesi dal questore. E intanto ha annunciato ricorso al Tar contro la chiusura, arrivata dopo la morte, il 19 luglio, di Lamberto Lucaccioni, il 16enne di Città di Castello ucciso da un’overdose di ecstasy dopo aver trascorso la sera nel locale. E forse il “Cocco” rischia di non riaprire più con “200 famiglie che si ritroveranno senza lavoro – ha detto – e purtroppo tutti noi continueremo a non avere mezzi utili per battere la logica dello sballo, logica che il Cocoricò ha sempre tentato di battere, favorendo un divertimento sano e sicuro”. Per questa ragione De Meis, che una settimana dopo la morte del 16enne di Città di Castello ha lasciato la carica di amministratore del Gruppo Cocoricò, ha tenuto a ricordare che “poco tempo fa abbiamo proposto, anche nel corso di un’iniziativa parlamentare, di approvare una normativa che prevedesse l’applicazione di un Daspo per chi avesse spacciato o usato droghe e l’utilizzo di un tampone all’ingresso dei locali per verificare che gli avventori non avessero già assunto droghe”. “Appena sarà possibile riaprire il Cocoricò – ha promesso – mi adopererò per lanciare un messaggio e azioni concrete contro la droga”. Il ricorso al Tar ci sarà a settembre (il Codacons preannuncia un controricorso a difesa del provvedimento della Questura), mentre il danno economico a fronte di un fatturato annuo di 3,5 milioni sarà “in una perdita di utili per 1,5-2 milioni”. Ma le gestioni del Cocoricò, in fatto di bilanci, entrate e tasse, dovranno anche spiegare alla Guardia di Finanza di Rimini che ha concluso una verifica fiscale a partire dal 2010 perché non hanno mai registrato un utile. Le Fiamme Gialle stanno infatti lavorando ad un’ipotesi di evasione fiscale milionaria per le varie società che si sono alternate attraverso affitti e subaffitti. Due al momento gli amministratori delle gestioni indagati per evasione fiscale. Dall’inchiesta resta fuori il Gruppo Cocoricò e anche Fabrizio De Meis.

Leggi sull’argomento: Il piano del governo per chiudere le discoteche

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