I soldi di Putin ai nazionalisti d'Europa (li vuole anche Salvini)

di dipocheparole

Pubblicato il 2014-11-25

I finanziamenti ai partiti di estrema destra nel programma di egemonia della Russia

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Dopo la storia dei nove milioni di euro che Marine Le Pen ha ottenuto per il suo Front National da una banca russa, gli altri nazionalisti europei battono cassa da Putin. E lui risponde: scrive oggi Repubblica che il presidente russo ha deciso di sostenere e finanziare una lista di partiti che possano costituire un’alternativa politica ai governi che gli sono ostili in Europa, e che possano mettere scompiglio nelle politiche dell’Unione Europea.

Come? Il canale bancario — comeè successo con la Le Pen — resta in teoria la strada più semplice e trasparente. La moral suasion del Cremlino, nel settore, è altissima. Cinque istituti di credito sono finiti nella lista delle sanzioni Ue e Usa. Tra di loro la Rossiya Bank di Yuri Kovalchuk e Nikolaj Shamalov (membri della Ozara Dacha, la cooperativa degli anni ‘90 da cui sono usciti i padroni della nuova Russia, Putin compreso) etichettata dalla Ue come «la banca personale dei vertici della repubblica russa».

Esistono poi altri canali di finanziamento più tortuosi ma molto più efficaci per occultare i mandanti:

Il rapporto 2007 messo a punto dalla Cia sul tesoro nascosto di Putin — mai reso noto — descriveva secondo fonti d’intelligence Usa complesse triangolazioni nel mondo del trading energetico su petrolio e gas che coinvolgevano molti uomini dell’entourage del presidente. Una girandola di intermediari che dai giacimenti siberiani fino ai consumi finali faceva salire i prezzi della materia prima. Lasciando strada facendo piccole fortune nelle mani di chi (anche politici stranieri, dice il tam-tam a Washington) garantiva il suo appoggio alla linea di Mosca. Oggi, spiega un recentissimo rapporto di Political Capital Research — un think tank ungherese che già nel 2009 raccontava dei rapporti tra Putine l’estrema destra europea — il “soccorso rosso” a Le Pen & C. arriva anche in forme più immateriali: assistenza tecnica nell’organizzazione di manifestazioni, aiuti professionali con personale specializzato, accesso ai network media e internazionali sfruttando le liaison del Cremlino. Partite di giro che si chiudono spesso attraverso Ong e associazioni di amicizia bilaterali sostenute dai rubli di Putin.

E la speranza in un obolo da Putin ce l’ha anche Matteo Salvini: «Noi facciamo un appello politico a tutto il mondo e ogni aiuto è ben accetto, anche perché abbiamo 70 dipendenti in cassa integrazione». Ma precisa: «Finora non è arrivato né un rublo né un euro. E non ci interessa chiederlo. Il nostro appoggio alla Russia è totalmente disinteressato».

Leggi sull’argomento: i nove milioni che Marine Le Pen ha preso da una banca russa

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