I pedofili della porta accanto su Channel 4

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2014-11-26

La messa in onda di un documentario che invita i pedofili a venire allo scoperto per essere curati ha scatenato molte polemiche e lascia aperti diversi interrogativi di natura etica e scientifica

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Ieri sera la rete televisiva britannica Channel 4 ha trasmesso il documentario “The Paedophile Next Door“. Non è la prima volta che quest’anno i pedofili e il contrasto alla pedofilia diventano il tema di una trasmissione di Channel 4. Ad ottobre su NeXt vi avevamo raccontato del programma televisivo ideato e condotto dal cacciatore di pedofili Stinson Hunter. È indubbio che in Inghilterra l’attenzione sull’argomento pedofilia e abusi sui minori sia particolarmente alta in questo periodo, grazie anche alle indagini scaturite dalle rivelazioni riguardanti l’esistenza di un presunto gruppo di pedofili tra i parlamentari inglesi che attivi negli anni Ottanta e divenuto famoso con il nome di Westminster Paedophile Ring.

 
BUONASERA, IL MIO NOME È EDDIE E SONO UN PEDOFILO
Steve Humphries, il regista del documentario, ci accompagna in un viaggio dell’orrore durante il quale incontriamo le vittime, esperti e naturalmente i pedofili. Incredibilmente scopriamo che Eddie, il pedofilo protagonista del documentario, è una persona normale che addirittura è diventato “capitano della squadra di Rugby del college”. Insomma i pedofili apparentemente sono come tutti noi, alcuni sono sposati, alcuni hanno figli e tutti nascondo il loro terribile segreto: sono sessualmente attratti dai bambini. Eddie ha scoperto di essere attratto dalle bambine quando aveva circa vent’anni. Non ha mai abusato di un minore e dice di non essere intenzionato a farlo, ha deciso di venire allo scoperto per cercare aiuto, perché “il sistema” ha bisogno che un pedofilo commetta un atto criminale per potersene “fare carico” e iniziare il processo di rieducazione. Eddie non vuole fare del male a qualcuno, Eddie vuole solo essere aiutato. Ci sono alcuni aspetti controversi, ad esempio il fatto che il documentario utilizza il termine di fare “coming out” in quanto pedofilo; Eddie dice di aver scritto una lettera alla madre in cui ha fatto coming out, i pedofili “virtuosi” dovrebbero fare coming out per poter essere aiutati prima che sia troppo tardi. Non è corretto l’utilizzo di un termine così particolarmente connotato (lo fa notare anche Rebecca Nicholson sul Guardian) soprattutto se si tiene presente come spesso gli omosessuali vengano ancora accusati di essere pederasti. Il problema sollevato da Eddie però merita attenzione: studiare un modo per prevenire i crimini commessi dai pedofili potrebbe ridurre questo genere di comportamenti criminali. È necessario creare delle modalità tramite le quali un potenziale pedofilo possa cercare l’aiuto di un terapeuta così come lo fa ad esempio un individuo che sente di avere problemi di aggressività ma che non ha alzato le mani su nessuno. Il senso della richiesta di Eddie e quella di aiutare un soggetto che può essere un criminale a non delinquere. In Germania è iniziato un programma di intervento, chiamato Project Dunkelfeld, che offre ai pedofili la possibilità di accedere in modo volontario a delle sedute di terapia rieducativa.

Gerold Scherner: Insights of the Preventive Project Dunkelfeld from Sexpo-säätiö / Sexpo Foundation

 
eddie il pedofilo - 2
 
LA PEDOFILIA COME IL DIABETE
Fino a che Humphries ci racconta il dilemma morale di un uomo sessualmente attratto dalle bambine il documentario ha anche degli aspetti interessanti. Eddie non vuole fare del male a qualcuno, non vuole infrangere la legge e sostanzialmente sta cercando aiuto mettendo a rischio la sua incolumità personale. Il problema (e le polemiche sulla stampa inglese) nasce quando il documentario vuole indagare quali siano le cause della pedofilia. Un breve cenno al fatto che spesso un pedofilo è una persona che a sua volta ha subito degli abusi quando era un bambino. Il problema nasce quando il documentario dice che la pedofilia potrebbe avere anche delle basi genetiche. La pedofilia, dice il documentario, potrebbe essere causata da una malformazione nello sviluppo del cervello. Una delle esperte intervistate da Humphries dice che la pedofilia è un “handicap” qualcosa come il diabete che una volta che ce l’hai sei costretto a tenertelo e “you have to deal with it”. Un discorso di questo tipo è particolarmente pericoloso perché, una volta detto che un individuo “nasce pedofilo” si apre il campo a tutta una serie di rivendicazioni come quelle portate avanti dal cosiddetto “Partito dei Pedofili” olandese o quelle del gruppo inglese “Paedophile Information Exchange” il cui obbiettivo era la legalizzazione dei rapporti sessuali con i minori. La questione è delicata, un individuo cui viene riconosciuta una “naturale predisposizione” magari genetica  a commettere un crimine si può considerare un criminale? È una carta spesso giocata da chi commette un crimine, quella di dire che non poteva fare altrimenti, probabilmente non è una buona idea propagandare teorie pseudoscientifiche che possono fornire un eventuale alibi ai diretti interessati.
 
LE REAZIONI SU TWITTER
La messa in onda del documentario ha prevedibilmente scatenato molte polemiche riguardo il “trattamento troppo morbido” riservato ai pedofili durante la trasmissione.

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