I giovani disoccupati con laurea in Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-08-26

Chi sono, cosa pensano e per chi votano in uno studio di Chiara Binelli

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Sul Fatto Quotidiano di oggi sono pubblicati i risultati di uno studio di Chiara Binelli sui giovani disoccupati in Italia che si basa sugli elenchi di Almalaurea: la ricercatrice, economista dell’università di Southampton, ha sondato 1238 laureati tra il 2011 e il 2013, attualmente senza lavoro.

Sono gli italiani medi della loro generazione, quelli intervistati: il 79 per cento vive con i genitori o in una casa con l’affitto pagato da mamma e papà; il 66 per cento è in una relazione stabile e il 70 per cento pensa ai figli; il 68 per cento ha entrambi i genitori non laureati (“anche l’operaio vuole il figlio dottore”, come in Contessa).Il 47 per cento di loro, quindi quasi la metà, non ha mai lavorato oppure lo ha fatto per meno di un anno. Il 77 per cento cerca attivamente lavoro, il 60 per cento viene classificato come “bassa avversione al rischio”. La professoressa Binelli ha chiesto conto anche dell’orientamento politico: l’82 per cento dei laureati disoccupati ha votato alle elezioni 2013, il 30 per cento per il Movimento Cinque Stelle. Che cosa c’è nella testa di questi disoccupati di alta gamma, che dopo almeno 18 anni di studi non riescono a trovare un posto?Il primo pensiero è come sarà il loro stipendio, quando ne avranno uno.
Sono pessimisti ma, scopre la professoressa Binelli, hanno ragione a esserlo: si aspettano di trovare lavoro nei prossimi 12 mesi con una probabilità del 44 per cento, le statistiche dimostrano che la percentuale reale media è il 50, che scende al 39 nel Sud. Solo il 17 per cento si aspetta un lavoro a tempo determinato, lo avranno in 21 su 100. Non si attendono un reddito elevato, stimano 1.099 euro lordi mensili (ma solo il 60 per cento è disposto a lavorare per quella cifra). Nei fatti – dati Almalaurea 2013 – ne ottengono un po’meno, 1.034. Come incide questo poco allettante futuro sulle scelte di vita dei laureati? Chiara Binelli ha scoperto, con un modello econometrico, che le cicatrici sono profonde. E misurabili: “Un aumento della probabilità di trovare un lavoro con tutele adeguate dal 10 al 50 per cento fa aumentare l’intenzione di avere figli in futuro dal 68 al 71 per cento”. Le conseguenze sono anche sulla società nel suo complesso: se la probabilità di trovare un buon posto (con tutele adeguate) sale dal 10 al 50 per cento fa aumentare la probabilità diessere soddisfatti del “processo politico democratico in Italia”dal 6 al 10 per cento. Tradotto: più resti disoccupato, più diventi pessimista.

laureati disoccupati italia
L’infografica del Fatto sui giovani disoccupati in Italia

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