I documenti di Regeni in casa della banda egiziana?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-03-25

Il giornale Al-Ahram pubblica sulla sua pagina facebook le fotografie delle carte di Regeni ritrovati. I sospetti facevano parte di una banda che rapiva straniera allo scopo di derubarli: i quattro sarebbero stati coinvolti in nove casi del genere

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La polizia egiziana ha ritrovato i documenti di Giulio Regeni nella casa della sorella di uno dei componenti della banda criminale che sarebbero stati coinvolti nel sequestro del giovane e che sono stati uccisi ieri in uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza. Lo scrive il giornale al-Ahram, mentre il ministero degli Interni ha postato sulla sua pagina facebook le foto del passaporto del ricercatore trovato morto il 3 febbraio scorso e del tesserino dell’università di Cambridge e dell’Università americana al Cairo.

I documenti di Regeni in casa della banda criminale egiziana?

Secondo il ministero degli Interni, i documenti si trovavano in “una borsa rossa con sopra la bandiera italiana”, insieme ad altri effetti personali appartenenti a Giulio Regeni, come la sua carta di credito e due cellulari. L’appartamento nel quale sono stati rinvenuti, situato nel governatorato di Qalyoubiya, a nord del Cairo, è di proprietà della sorella di uno dei membri della banda che, secondo le autorità, era dedita al sequestro di stranieri, il 52enne Tarek Saad. La moglie, interrogata, ha sostenuto che la borsa rossa appartiene al marito. Ieri, Saad, insieme al figlio 26enne e ad altri due uomini di 40 e 60 anni, erano rimasti uccisi in uno scontro a fuoco con la polizia che li aveva individuati e stava cercando di arrestarli. Secondo il ministero degli Interni, i sospetti facevano parte di una banda che rapiva straniera allo scopo di derubarli: i quattro sarebbero stati coinvolti in nove casi del genere.

I documenti di Regeni ritrovati (fonte)

La banda dietro l’omicidio Regeni?

E’ stato il sito del quotidiano filogoverativo Al-Ahram, citando una fonte del ministero dell’Interno egiziano, a scrivere per primo che la banda “è dietro all’uccisione dell’italiano Giulio Regeni”. Subito dopo l’agenzia Mena diffonde un comunicato dello stesso ministero nel quale si precisa che “il passaporto di Giulio Regeni”, assieme ad altri suoi documenti, è stato rinvenuto in un appartamento abitato da familiari di un componente della banda. Il comunicato del ministero riferisce che “i servizi di sicurezza hanno trovato nell’appartamento un ‘handbag’ rosso sul quale è stampata la bandiera italiana e all’interno c’è un portadocumenti di colore marrone nel quale si trova il passaporto recante il nome di Giulio Regeni, nato nel 1988, il suo documento di riconoscimento (ID) dell’università americana con la sua foto sulla quale c’è scritto in lingua inglese ‘assistente ricercatore’, il suo documento di Cambridge, la sua carta” di credito “Visa e due telefoni portatili”. I servizi di sicurezza “hanno trovato anche un portafogli femminile con la parola ‘love’ nel quale si trovano 5 mila sterline egiziane, un pezzetto di materiale scuro che potrebbero essere 15 grammi di cannabis, un orologio”. Nel comunicato del ministero dell’Interno egiziano si precisa che i documenti di Giulio Regeni sono stati trovati nella casa di una sorella di uno dei banditi uccisi. “La residenza, nel governatorato di Qalyubiyya” nel delta del Nilo, a nord del Cairo, “della sorella del principale accusato, che si chiama Rasha Saad Abdel Fatah, 34 anni, è stata presa di mira perché le indagini hanno dimostrato che lui andava da lei di tanto in tanto”, si legge nel comunicato. Questa mattina, in una nota, il ministero aveva precisato che le forze di sicurezza avevano ucciso alla periferia est del Cairo i componenti di una banda di criminali che, camuffati da poliziotti, “sequestravano” stranieri per derubarli. “Al momento dell’arresto”, tentato nella zona della “New Cairo-5th Settlement”, c’è stato “uno scontro a fuoco e tutti i componenti della banda sono rimasti uccisi”. Almeno un paio di media egiziani, avevano parlato del sospetto di un legame con la tortura a morte di Giulio Regeni. In un primo tempo il ministero dell’Interno non aveva confermato, ma nemmeno smentito.

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