I biglietti, i vestiti, i regali, gli orologi e le cene per Maurizio Lupi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-03-18

Dalle carte del pubblico ministero non esce un bel ritratto del rapporto tra il ministro, Incalza e gli altri indagati. E tra i citati c’è persino un monsignore

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Un biglietto aereo per persone vicine al ministro, regali e cene per reperire fondi per Lupi, e altre conferme sulla storia del lavoro al figlio Luca. Dalle carte del pubblico ministero nell’inchiesta su Ercole Incalza non esce un bel ritratto del rapporto tra i due, anche se lo stesso indagato ha parlato solo di «corretti rapporti istituzionali» a proposito del sodalizio.
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IL LAVORO AL FIGLIO DEL MINISTRO
«Allorché il ministro Lupi chiede ad Incalza di ricevere il figlio Luca, all’evidente fine di reperire una soluzione lavorativa in favore di quest’ultimo, lo stesso Incalza immediatamente si rivolge al Perotti, il quale subito si attiva», scrivono ad esempio i pm di Firenze nella richiesta di custodia cautelare per l’indagine sui grandi appalti, riferendosi alle intercettazioni di cui abbiamo parlato. E sempre dalle intercettazioni emergono anche incontri conviviali, come una cena che sarebbe servita a reperire fondi nell’interesse del ministro. Per quanto riguarda i vestiti, la fornitura non ha riguardato solo il ministro, ma anche il figlio e i suoi segretari, così come è documentato l’acquisto di regali di Natale per Lupi e i suoi collaboratori, dicono sempre i pubblici ministeri riferendosi a Francesco Cavallo, l’uomo di lupi secondo Burchi. Scrive l’Huffington Post:

“Il sarto Barbato Vincenzo – viene spiegato – confeziona vestiti, al prezzo di 700 euro circa l’uno, per il Ministro Lupi ed i componenti della sua segreteria Bonaduce Nicola, Forlani Emmanuele e Lezzi Marco”. “Il 20.12.2013, Cavallo comunica a Altieri Gaetano della ‘Csf Costruzioni e Servizi s.r.l.’ che a ‘Bonaduce’ (segreteria del Ministro Lupi) ci pensa lui, riferendosi con ogni evidenza ad un regalo natalizio” e “da conversazioni successive emerge, con ogni verosimiglianza, che il regalo acquistato per Bonaduce ha un valore di circa 7/8 mila euro”. Si parla poi di un bonifico di 1.840 euro fatto da una società legata a Cavallo dopo che Cavallo ha acquistato “orologi di rilevante valore economico presso la gioielleria Verga, in Liano, via Dogana n. 3” e di “un ordine di dolciumi per un importo di 962 euro presso l’esercizio commerciale di Grossi Alfredo (Milano, Corso Magenta)”. “Il 13.12.2013 – conclude – Cavallo ordina alcune borse presso il negozio Valextra di Milano, via Manzoni, per un importo complessivo di 1680 euro”.

E c’è di più. «Anche in altre occasioni», oltre a quella che riguardava il figlio del ministro Maurizio Lupi, «Perotti si è attivato per procurare assunzioni lavorative in favore di persone indicategli dall’Incalza». Nella “conversazione del 17.11.2011, intercorsa tra Perotti Stefano e Saraceno Furio, quale presidente del CdA della consortile per azioni “Nodavia” (general contractor in relazione alla “grande opera” “Nodo Tav di Firenze”), Perotti parla al Saraceno di «un curriculum di una persona che mi è stata raccomandata da Ercole Incalza», sollecitando l’espletamento di un colloquio in favore di questa persona. C’è poi l’assunzione di un architetto «da parte del Perotti Stefano (tramite società al medesimo riconducibile), su richiesta dell’Incalza Ercole». Incalza «d’altra parte, risulta essere in rapporti amicali con il padre del suddetto architetto».

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Le intercettazioni su Lupi e Incalza (Corriere della Sera, 18 marzo 2015)

LA STORIA DEI BIGLIETTI
Si parla infine, sempre negli atti dei PM, di una serie di biglietti aerei da pagare in occasione di una convention di Ncd organizzata a Bari da Maurizio Lupi. Francesco Cavallo, uno degli arrestati nell’indagine fiorentina sui grandi appalti, si attiva per procurare un biglietto aereo (tratta Milano-Bari) a un familiare del ministro. «Il prezzo di questo biglietto è di 447,03 – viene spiegato – la ricevuta del pagamento risulta intestata al Cavallo, cui viene trasmessa via mail dall’indirizzo di posta elettronica della cooperativa La Cascina (non è dato sapere se tale spesa sia stata rimborsata». E c’è anche l’ex delegato pontificio per la Basilica del Santo a Padova, monsignor Francesco Gioia, che si attivò al fine di reperire “voti” per le “europee”, in favore di Maurizio Lupi. Nelle richieste di misure cautelare dei pm di Firenze vengono riportata una serie di conversazioni tra il prelato e di soliti Francesco Cavallo e Stefano Perotti. Il 2 maggio 2014 Gioia, parlando con Cavallo, «si esprime nel seguente modo: ‘mi dovete far sapere chi porta il capo per le europee, perché io non so nulla ancora. No ma è urgente che ce lo diciate perché, se devo poi avviarmi per alcuni istituti religiosi del mio entourage, no?, per segnalare’».

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