I 107 milioni di debiti dell'Unità pagati dallo Stato

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-11-09

Grazie a una legge del 1998 che stabiliva l’estensione della garanzia dello Stato sui debiti degli organi di partito ai debiti del partito che si faceva carico dell’esposizione

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Sergio Rizzo sul Corriere della Sera oggi ci fa sapere che nei giorni scorsi lo Stato ha ripianato i vecchi debiti dell’Unità, in carico ai Democratici di Sinistra, per una cifra intorno ai 107 milioni di euro. Il tutto grazie a una legge del 1998 che stabiliva l’estensione della garanzia dello Stato sui debiti degli organi di partito ai debiti del partito che si faceva carico dell’esposizione.

Sembrava una norma scritta su misura per il quotidiano diessino l’Unità. I Democratici di sinistra avevano generosamente deciso di accollarsi la drammatica esposizione bancaria del giornale, che stava imboccando il tunnel di una crisi durissima. Tanta generosità era tuttavia condivisa con tutti gli italiani che pagano le tasse. Visto che il partito si accollava i debiti del giornale insieme alla garanzia statale trasferita per legge dal giornale al partito. Che se non avesse pagato lui, avremmo pagato noi. Il tesoriere dei Ds Ugo Sposetti, il quale non ha mai rinnegato quella mossa assai discutibile, ce la mise comunque tutta per abbattere la montagna di debiti che sfiorava i 450 milioni di euro.
Anche con l’aiuto di altre ancor più discutibili leggine approvate dal parlamento intero con rarissime eccezioni, che fecero lievitare come panna montata i rimborsi elettorali: l’ultima, quel capolavoro partorito all’inizio del 2006 che consentiva il pagamento dei contributi pubblici anche nel caso di scioglimento anticipato della legislatura, come avvenne nel 2008. L’anno in cui si consumò l’ultimo atto dei Ds, con la nascita del Pd: partito che non raccolse l’eredità economica dei due soggetti fondatori, la Margherita e i Democratici di sinistra, i quali pur defunti continuarono comunque a incamerare per tre anni cospicui fondi statali. Non solo. L’astuta separazione dei destini economici consentì ai Ds con l’abile regia di Sposetti di blindare il patrimonio immobiliare dell’ex Partito comunista in una cinquantina di fondazioni indipendenti dal partito centrale perché emanazione delle federazioni provinciali. Ovvero, soggetti giuridici autonomi.

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I 107 milioni di debiti dell’Unità pagati dallo Stato

Oggi quindi le banche creditrici hanno deciso di esclutere la garanzia dello Stato, pari a 125 milioni:

Il giudice non ha potuto che dar loro ragione e lo Stato ha dovuto adesso sborsare 107 milioni. Va detto che non è la prima volta che succede una cosa del genere. Alla fine del 2003 avevamo già pagato i debiti dell’ex Avanti!, il quotidiano del Psi craxiano. Sia pure per una cifra più modesta: 9 milioni e mezzo. Ma allora non fu possibile ascoltare la versione del tesoriere socialista.
Vale quindi la pena di riportare le dichiarazioni di Sposetti, attualmente senatore del Pd e presidente della Fondazione Ds, intervistato a maggio di quest’anno da Emanuele Bellano di Report: «Il debitore è morto. Se il debitore muore, che succede? Ci sono le norme e in questo caso un magistrato civile ha detto “guarda, signor Stato, che devi pagare tu…”». Gli chiede allora il giornalista, dopo aver ricordato la storia della legge del 1998: «È stata una mossa calcolata e strategica quello che poi è successo dopo?» E lui risponde: «Quindi che vuol dire? Che sono stato bravo! Una società mi avrebbe dato tanti soldi per fare questo lavoro…» Verissimo. Almeno quelli ce li siamo risparmiati. Ma è una ben magra consolazione.


Un servizio di Report nel maggio scorso aveva raccontato la storia dei beni pignorati a giornalisti e direttore dell’Unità a causa delle cause perse dal quotidiano in questi anni e della responsabilità in solido tra direttore, giornalista ed editore. Accadeva infatti che la società editrice del quotidiano del Partito Democratico è stata messa in liquidazione e non era in grado più di soddisfare le richieste dei creditori che hanno vinto cause di diffamazione nei confronti del quotidiano. E così i creditori attaccavano gli unici debitori rimasti, ovvero giornalisti e direttore. Nel servizio si racconta di come a finire per responsabilità oggettiva nella tagliola sia stata soprattutto l’ex direttrice Conchita De Gregoria, che ha ricevuto pignoramenti di beni per 400mila euro.

Da segnalare che negli anni l’Unità, prima di chiudere – e in attesa della sua riapertura con Guido Veneziani editore – ha ricevuto contributi pubblici per 60 milioni di euro, ormai spariti nelle pieghe del bilancio. E così oggi a chi ricomincia l’attività andranno la testata e gli onori, oltre agli oneri d’avviamento d’impresa. Ai lavoratori e allo Stato restano i debiti.

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