«Grillo ci ha detto che contano solo i contatti sul sito»

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2014-11-28

Artini e Segoni all’attacco del leader dopo l’espulsione di ieri. Intanto ecco la storia della piattaforma alternativa di Artini che lo ha portato a litigare prima delle sanzioni di oggi

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Si è sciolto ieri sera il presidio formato da un gruppo di attivisti del Movimento 5 Stelle che si era riunito poco distante dalla casa di Beppe Grillo a Marina di Bibbona. Gli attivisti, secondo quanto si è appreso, si sono allontanati dopo che una delegazione di cinque deputati, tra cui Massimo Artini, è entrata a villa Corallina, la casa che il leader dei Cinquestelle possiede sulla costa livornese. Ma il buco nell’acqua ha fatto arrabbiare ancora di più i grillini, che hanno parlato con i giornalisti alla fine dell’incontro. Il Corriere riporta una discussione con Samuele Segoni in cui il deputato solidale con Artini spara alto, quando gli chiedono com’è andato l’incontro.

«Male e con una ciliegina sulla torta finale che mi ha spiazzato e demoralizzato».
Quale?
«Beppe ci ha detto che il movimento va bene così,portando come prova i contatti avuti sul sito. Io ho cercato di fargli capire che il successo di un progetto politico non si misura dai clic su Internet».
E lui come ha risposto?
«Che sbagliamo perché è un modo per contare quanto seguito abbiamo, perché giornali e tv sono morti».
E su Artini e Pinna?
«Ha detto che devono essere espulsi perché colpevoli. Però abbiamo capito che Beppe, purtroppo, è male informato. Gli abbiamo detto che i due parlamentari hanno rendicontato e restituito la differenza delle spese. Inutile: al dialogo ha preferito l’espulsione»

Il Corriere riepiloga i 22 abbandoni, forzati o voluti, di parlamentari che ha sofferto il MoVimento 5 Stelle:

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L’infografica sui 22 fuoriusciti del MoVimento 5 Stelle

Mentre Artini, parlando con Repubblica, arriva a minacciare di avere qualcosa da svelare, come in tutti i copioni dei film di fantascienza:

Dice così perché sa molte cose del Movimento?
«Qualcosa la si sa, sì».
E vuole raccontarle per difendersi?
«A un certo punto ci si potrebbe difendere, sì».
Intanto però lei è fuori.
«Sono molto contento per gli imbecilli che si sono privati di uno dei migliori parlamentari in circolazione, a detta di tutti».
Il 69,9% dei votanti ha sancito la sua cacciata.
«A giudicare dai commenti che ho letto in Rete, è un risultato strano».
Pensa addirittura a qualcosa di irregolare?
«Dico solo che non c’è la certificazione del voto. E questa volta io non mi fido. No, non mi fido».

Un peccato che Artini invece in occasione delle altre votazioni si sia fidato, anche se espellevano “senza certificazione” i suoi colleghi.
 
COSA C’È DIETRO L’ESPULSIONE DI PINNA E ARTINI
Ieri avevamo parlato dei retroscena dietro l’espulsione di Pinna e Artini. Nell’ottobre scorso un comunicato non firmato sul sito di Grillo metteva sotto accusa Massimo Artini, informatico e senatore che si era occupato all’inizio delle email e della posta del MoVimento appena gli eletti erano arrivati in parlamento, e poi si era tirato indietro perché la questione gli toglieva molto lavoro. L’appalto venne allora affidato a un’azienda esterna, la Praxi. Nel frattempo Artini aveva anche creato una piattaforma per votare, utilizzandola con una proposta della Commissione Difesa di cui fa parte, alternativa a quella approntata dallo staff di Grillo. Nel post da Grillo si accusava, con grande prudenza linguistica, Artini di aver effettuato un backup delle email (averle cioé copiate) su un suo server, ma che non c’erano certezze che quelle email fossero state poi cancellate. In più si parlava di un non ben precisato pericolo di furto di dati sensibili o phishing causato dall’utilizzo degli strumenti informatici di Artini.
Curiosamente, la stessa vicenda che ruota attorno alle affermazioni di Paola Carinelli su Facebook. La senatrice poi diventata portavoce in un voto che la vide prevalere proprio su Artini scrive su Facebook, dopo l’annuncio del voto, questo:

Mi sono rotta la palle del buonismo, per cui mi tolgo un paio di ”sassolini dalle scarpe” sui due personaggi in questione.
Oltre a non VOLER rendicontare,
Una ha assunto come collaboratore un giornalista vicino al #PD, al quale potrebbe (?) passare informazioni.
L’altro ha avuto accesso al server del gruppo e con la sua azione ha esposto tutto il gruppo parlamentare a rischi penali (oltre ad aver accesso alle nostre corrispondenze personali)
Non pago, ha clonato il portale a fini presumibili di phishing (che è reato).
Per me da tempo queste due persone NON sono più del #M5S. Altrove sarebbero state sbattute fuori con una firma, da noi decidono gli iscritti

Insomma, la Carinelli ribadisce le accuse aggiungendo alcuni particolari. L’accusa alla Pinna era nota all’epoca della sua prima uscita sulla psicopolizia, quella ad Artini viene ulteriormente circostanziata. L’affermazione sulla clonazione del portale non si riferisce evidentemente all’azione di backup effettuata prima, di cui non sembra si sia compreso il fine, probabilmente. La stessa cosa aveva scritto Crimi nello status in cui spiegava il voto:

E per la cronaca, aggiungo che Artini ha utilizzato i server del gruppo alla Camera per clonare il portale del Movimento, creando di fatto le condizioni del REATO di “phishing”, che gli ha consentito di acquisire le credenziali di ciascun votante, oltre che di mettere in seria difficoltà lo stesso gruppo. Se fosse possibile votare la sua espulsione anche una seconda volta, voterei ancora sì.

Il reato di phishing di cui il senatore Crimi parla – senza accusare direttamente Artini – risale evidentemente alla questione della piattaforma utilizzata per votare la proposta della Commissione Difesa di cui si parlava a ottobre. Sembra di capire che, in qualche modo, la risorsa di Artini corresse il rischio di essere scambiata per quella della Casaleggio, e quindi i parlamentari, tratti in inganno, avrebbero potuto inserire dati sensibili o password nella piattaforma “sbagliata”.

Leggi sull’argomento: Cosa c’è dietro l’espulsione di Pinna e Artini

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