Gli indagati per le firme false a Palermo sono dieci

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-11-23

Tra questi anche Francesco Menallo, avvocato e “consigliere giuridico” del MoVimento imparentato con il poliziotto della Digos che indagò la prima volta senza trovare nulla

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Sono dieci gli indagati dalla Procura di Palermo per le firme false per la presentazione delle liste dei Cinque Stelle alle comunali del 2012. Si tratta dei deputati nazionali Riccardo Nuti e Claudia Mannino, i parlamentari regionali siciliani Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca, gli attivisti Samanta Busalacchi, Giuseppe Ippolito, Stefano Paradiso e Francesco Menallo, il cancelliere del tribunale Giovanni Scarpello e un decimo esponente che avrebbe avuto un ruolo minore nella vicenda.
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Menallo è una sorta di consigliere giuridico del movimento e il suo nome era venuto fuori in quanto cugino di secondo grado di Giovanni Pampillonia, il poliziotto della Digos ritratto a braccetto con Beppe Grillo nel mercato di Ballarò ma anche l’uomo che indagò la prima volta nel 2013 sui fatti senza trovare quello che ha trovato una trasmissione televisiva come le Iene. Ora si attendono gli interrogatori che dovrebbero iniziare e concludersi la prossima settimana per i destinatari degli avvisi a comparire, alcuni dei quali avrebbero gia’ concordato quando essere sentiti. Era stata La Rocca a ‘confessare’, ricostruendo l’operazione di ricopiatura della notte del 3 aprile 2012, scattata dopo che gli attivisti grillini si erano resi conto dell’errore materiale su un luogo di nascita di un candidato. Nel timore che la lista fosse respinta, fu decisa la sostanziale falsificazione delle firme. La Rocca ha chiamato in causa chi avrebbe copiato assieme a lei: fra gli altri, Mannino, Busalacchi e ha detto che il candidato sindaco di Palermo Nuti, sapeva. Oggi la Digos di Palermo ha depositato in Procura una corposa informativa realizzata sentendo 400 tra attivisti e testimoni. Firme false, ma anche clonate, cioè raccolte per sottoscrizioni di varia natura, come quelle referendarie, e poi utilizzate a sostegno delle liste elettorali.

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