Gli ex parlamentari che non vogliono tagli al vitalizio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-01-23

I diritti acquisiti non si toccano: è quanto hanno affermato gli ex parlamentari e gli ex Consiglieri regionali in due audizioni alla Commissione Affari costituzionali della Camera, che sta esaminando alcune proposte di legge che tagliano i vitalizi di parlamentari e consiglieri regionali in carica e in pensione

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I diritti acquisiti non si toccano: è quanto hanno affermato gli ex parlamentari e gli ex Consiglieri regionali in due audizioni alla Commissione Affari costituzionali della Camera, che sta esaminando alcune proposte di legge che tagliano i vitalizi di parlamentari e consiglieri regionali in carica e in pensione. Il presidente della Associazione dei Consiglieri ed ex Consiglieri regionali, Aldo Bottin, ha perfino paventato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. La Commissione sta esaminando alcune proposte di legge che applicano retroattivamente il metodo di calcolo contributivo ai vitalizi, che dal 2012 sono calcolati con tale metodo. Per gli ex parlamentari sono intervenuti il presidente dell’Associazione, Gerardo Bianco, e Antonello Falomi i quali hanno sottolineato che l’indennità è prevista dalla Costituzione proprio “per sottolineare la speciale funzione che all’istituto parlamentare viene assegnata”.

Gli ex parlamentari che non vogliono tagli al vitalizio

“Se l’indennità fosse considerata alla stregua del corrispettivo di una prestazione di lavoro – ha sottolineato sarcasticamente -, non ci sarebbe alcun bisogno di stabilirlo in Costituzione: basterebbero i contratti di lavoro”. Quindi l’indennità parlamentare stabilita dalla Carta “è finalizzata a garantire che tutti, senza discriminazioni di censo, possano svolgere l’attività parlamentare e che la possano svolgere senza condizionamenti e in condizioni di liberta’. Garanzie che non sarebbero tali se cessassero di esistere con la fine del mandato parlamentare”. Sferzante il giudizio di Bottin, presidente dell’Associazione Consiglieri ed ex consiglieri regionali: “le proposte di legge incrociano tutte forti motivi di incostituzionalità, in contrasto con la Corte Costituzionale, con la Corte di cassazione, con la Corte dei diritti dell’uomo Europea”; quindi “non possono rappresentare una base legale di riferimento per costruire la soluzione del problema”. Inoltre risulterebbe incostituzionale la retroattività “che incide sui diritti acquisiti”. Ma è altrettanto tranchant la replica di Enrico Zanetti, segretario di Scelta civica e uno dei proponenti dei ddl: “i diritti acquisiti non si toccano, ma i privilegi si limano”.

Gerardo Bianco sugli scudi

Ma Gerardo Bianco non ci sta: «Il vitalizio — spiega — non è una pensione. Ma una sorta di assicurazione che la Costituzione assegna ai parlamentari come garanzia di indipendenza». E poi la riforma delle pensioni, compresa la Fornero del 2011, «hanno fatto salvi i diritti dei cittadini maturati prima della loro entrata in vigore». E con il ricalcolo contributivo dei vitalizi in corso di erogazione, «ai parlamentari è negato ciò che si riconosce, invece, a tutti». Anche il presidente del Coordinamento delle Associazioni di consiglieri ed ex consiglieri regionali, Aldo Bottin, ha bocciato le proposte. Obiezioni che non hanno fatto cambiare idea al firmatario della proposta di legge costituzionale e presidente della commissione Andrea Mazziotti (Scelta civica) che ieri a ilfattoquotidiano.it ha detto: «Le argomentazioni sono comprensibili e alcune anche corrette, ma, come ha confermato il professor Beniamino Caravita di Toritto, il Parlamento ha il potere di legiferare su vitalizi e pensioni di parlamentari e consiglieri e la legge può prevedere anche interventi che tocchino i “mitici” diritti acquisiti, a condizione che gli interventi siano giustificati, proporzionali e ragionevoli. L’obiettivo è proprio questo: intervenire sulle situazioni di privilegio con disposizioni eque, ragionevoli e

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