Gli economisti tedeschi sono contrari all'Italia fuori dall'euro

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-12-19

Dopo i segnali delle scorse settimane arriva il sondaggio: solo il 20% degli economisti ritiene invece “probabile” un’uscita di Roma dalla moneta unica mentre la percentuale di studiosi che ritiene tale eventualità “molto probabile” è limitata al 6%

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Due settimane fa Volker Wieland, uno dei Cinque saggi del governo tedesco, aveva detto che l’Italia avrebbe dovuto chiedere aiuto all’ESM; la settimana scorsa invece Clemens Fuest, presidente dell’Istituto Ifo di Monaco aveva detto che l’Italia avrebbe dovuto valutare la possibilità di un’uscita dall’euro. Oggi un sondaggio condotto dall’istituto Ifo e dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung sostiene che gli economisti tedeschi sono contrari, a larga maggioranza (61%), a un’ipotetica uscita dell’Italia dall’Eurozona.

Gli economisti tedeschi sono contrari all’Italia fuori dall’euro

Circa il 52% del campione degli economisti intervistati teme inoltre che un’uscita dell’Italia potrebbe avere un impatto negativo sulla stabilità di Eurolandia mentre il 23% ritiene che tale impatto sarebbe “molto negativo”. “L’uscita dell’Italia sarebbe l’inizio della fine dell’Eurozona”, avverte Niklas Potrafke, Direttore del centro Ifo per la Finanza Pubblica e per l’Economia Politica. “La questione-chiave – aggiunge in una nota – è la seguente: quali sarebbero le implicazioni per la stabilità della Ue se l’Italia dovesse lasciare l’euro”. Il 57% degli economisti tedeschi interpellati – un campione di un centinaio di accademici – crede comunque che l’Italia non uscirà dall’euro mentre il 14% ritiene che tale eventualità sia addirittura “molto improbabile”. Solo il 20% degli economisti ritiene invece “probabile” un’uscita di Roma dalla moneta unica mentre la percentuale di studiosi che ritiene tale eventualità “molto probabile” è limitata al 6%. Allo stesso tempo il 48% dei partecipanti alla ricerca Ifo-Faz è convinta che un’uscita dell’Italia dall’Eurozona avrebbe un effetto positivo sulla competitività dell’Italia mentre il 14% ritiene che tale effetto sarebbe addirittura “molto positivo”. Tali risposte sono basare sull’ipotesi di un potenziale deprezzamento di una ipotetica Nuova Lira. Venendo infine al recente referendum costituzionale italiano il 52% del campione intervistato ritiene che le riforme proposte costituissero un ‘passo ragionevole’.

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