Giuseppe Romeo: il giudice della sentenza sulle nozze gay è dell'Opus Dei

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-10-29

Dopo il caso Deodato e i retweet delle Sentinelle in Piedi si scopre un altro interessante curriculum tra i giudici della sentenza

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Giuseppe Romeo è il presidente del collegio del Consiglio di Stato che ha bocciato le nozze gay, con una sentenza il cui relatore Carlo Deodato su Twitter ritwittava i contenuti delle Sentinelle in Piedi. Oggi Romeo parla con Liana Milella di Repubblica e fa sapere di essere dell’Opus Dei:

«Sono una persona molto schiva e sono abituato a parlare con le sentenze». Ma resta al telefono. E quando gli chiedo se è dell’Opus dei replica tranquillo: «Sì, certo, sono dell’Opera. Lo sanno tutti, non c’è uno che non lo sappia, è la scoperta dell’acqua calda».
Parliamo della decisione allora.
«Guardi, quando ero a Milano, nel ‘92,feci una sentenza eclatante sulle nomine della giunta. Tutti mi telefonavano, ma risposi che il collegio è composto da cinque persone, non due, tre o quattro, e la decisione è collegiale».
Lei è dell’Opus dei?
«E dove sta il problema? In 40 anni, dove ho lavorato, ho ricevuto attestati di stima a non finire su qualsiasi decisione».

carlo deodato consiglio di stato nozze gay
I retweet di Deodato – Foto da Giustiziami.it

Ed è stato anche il presidente del Centro studi Torrescalla di Milano dell’Opusdei?
«Qua c’è un errore. C’è una “p” in più, perché io sono stato solo “residente”in quel collegio per due anni, e non certo il “presidente”…».
Quindi è proprio dell’Opus dei…
«Sì, ma che c’entra l’Opus dei? Sicuramente io non ho consultato il catechismo delle scuole cattoliche prima di decidere sulle unioni civili. Quello è un fatto tecnico».
Ma il rischio di un conflitto di interessi allora?
«Sulla correttezza sfiderei chiunque. Nel ‘94 ho scritto il codice etico del giudice. È l’uomo-giudice che deve saper fare la sua professione, e non il giudice-uomo, perché le convinzioni non possono prevalere sulle decisioni che sono squisitamente tecniche, come in quest’ultimo caso».

Anche un terzo giudice (sui cinque che hanno preso una decisione), Ungari, è cattolico, fa sapere la Milella. Per fortuna che niente di tutto ciò ha inficiato la loro capacità di giudizio, che ha ribaltato una decisione del TAR dove evidentemente non conoscono le leggi, vero?

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