Giulio Regeni ucciso da un colpo alla testa

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-02-04

Un colpo vibrato da un corpo contundente sembra essere la causa della morte del ricercatore italiano trovato deceduto al Cairo. Scriveva per il Manifesto e si occupava di crisi dei modelli economici del Medio Oriente. Il quotidiano voleva pubblicare il suo ultimo articolo, la famiglia l’ha diffidato, il Manifesto ha confermato la pubblicazione

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La morte di Giulio Regeni è stata provocata da un forte colpo alla testa vibrato con un corpo contundente. Lo scrive l’AGI che lo apprende dall’autopsia condotta sul cadavere del giovane. Confermate inoltre le numerose ferite in varie parti del corpo.

Giulio Regeni ucciso da un colpo alla testa

Intanto c’è dolore nella redazione de il Manifesto: Giulio Regeni, il ricercatore italiano trovato morto, con segni forse di torture sul corpo, in un fossato al Cairo dopo essere scomparso il 25 gennaio, era un collaboratore del quotidiano. E domani il giornale uscirà con il suo ultimo pezzo, questa volta a firma vera: perché finora gli articoli di Giulio avevano per firma uno pseudonimo per non mettere a rischio un giornalista con cui ogni tanto lavorava. E quello pseudonimo resterà ancora per qualche giorno segreto, c’è ancora un articolo a doppia firma che deve uscire e quindi non si dirà che una delle due firme in realtà rimanda a Giulio Regeni. “Siamo sconvolti, da ieri sera qui è un misto di dolore ed anche interrogativi, speriamo, anzi vogliamo che sia fatta pienamente luce, che si accerti subito la verità ed eventuali responsabilità”, viene sottolineato. Giulio era un collaboratore non di quelli a cui si fa normalmente riferimento quando si parla di testate giornalistiche, ma – spiega Simone Pieranni, della redazione esteri – era del genere di quelli che si sentono in qualche modo vicini al ‘taglio’ di un quotidiano e ai temi che questo segue e dunque appena ne hanno l’occasione nel corso di un viaggio di studio mandano un pezzo. E la redazione “valuta l’articolo, lo prende in considerazione e nel caso lo pubblica quando può essere affiancato ad altri articoli che trattano un certo argomento”. In pratica si tratta di news analysis, e Giulio faceva questo per il Manifesto. “C’è un forte mistero intorno a questa morte, ancor piu’ terribile per quello che si e’ riusciti a sapere circa le condizioni del corpo – aggiunge Pieranni – Tutte le morti sono tragiche, ma questa e’ ovvio che ci colpisce subito di piu’ perche’ parliamo di una persona che in qualche modo era della nostra famiglia”. La collaborazione era iniziata un anno fa, i temi trattati da Giulio riguardavano prevalentemente i sindacati egiziani in genere, con un focus su quelli indipendenti e sugli scioperi che si e’ tentato di organizzare in Egitto. E l’articolo che esce domani trattera’ questo argomento, sara’ un’analisi legata ala questione sindacale.

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Un disegno di Giulio Regeni usato per l’appello alla sua ricerca la scorsa settimaan

Una regia occulta per Giulio Regeni?

Alcuni media egiziani intanto non escludono una “regia occulta” dietro la morte del dottorando italiano, Giulio Regeni, la cui finalità sarebbe quella di colpire i rapporti tra Roma e il Cairo. “Molti interrogativi saltano in mente riguardo l’annuncio del ritrovamento del corpo del giovane italiano, che avviene proprio in concomitanza con l’arrivo al Cairo di una delegazione di imprenditori capeggiata dal ministro italiano dello Sviluppo Economico, Federica Guidi”, sottolinea un editoriale del filogovernativo ‘Youm7’. Nell’articolo in rete si citano “forze oscure” senza rivelarne l’identità, ma lasciando intendere che potrebbero essere i Fratelli Musulmani, nemici giurati del governo egiziano. “Regeni è scomparso più di 10 giorni fa, con la ricorrenza del 25 gennaio, ed è stato torturato e ucciso durante quei giorni. Perché il suo corpo è stato rivenuto solo ieri? Che interesse potrebbero avere i servizi di sicurezza egiziani nel torturare un cittadino straniero di un Paese con cui abbiamo grandi interessi economici e politici comuni? È razionale che i servizi torturino a morte uno straniero abbandonando il suo cadavere che può essere una prova nei loro confronti?”, si interroga ancora il giornale annunciando che la prima pagina dell’edizione cartacea di domani avrà come titolo ‘Chi ha nascosto il cadavere del giovane italiano’. Secondo i media egiziani, che citano il rapporto preliminare dell’autopsia, l’uccisione del giovane di Fiumicello risalirebbe a non più di tre giorni dal ritrovamento del corpo, avvenuto ieri. Di certo c’è che Giulio, che collaborava con la testata utilizzando diversi pseudonimi, “insisteva, insisteva, insisteva: mi raccomando non pubblicate con il mio nome”, scriveva nelle mail al Manifesto, “ma non si è mai occupato di diritti civili” o di altre questioni ‘calde’ come la scomparsa di decine e decine di persone nel Paese, i cosiddetti ‘desaparecidos’ egiziani, dopo la destituzione di Morsi nell’estate del 2013. Giulio “era un esperto di crisi dei modelli economici del Medio Oriente” e di questioni sindacali, “temi delicatissimi” nell’Egitto di oggi, spiega Di Francesco, ricordando che nel Paese nonostante la repressione è tornato a farsi sentire il fermento sociale.
 
Edit: La famiglia Regeni diffida il Manifesto dal pubblicare l’ultimo articolo di Giulio:

La famiglia di Giulio Regeni, tramite il proprio avvocato Alessandra Ballerini, ha diffidato questa sera il quotidiano Il Manifesto dalla pubblicazione, “in qualsiasi forma”, di un articolo da lui redatto ed inviato alla redazione del giornale qualche settimana prima di essere dichiarato scomparso. In particolare, scrive il legale, “Giulio Regeni aveva espresso la volontà di non pubblicare il citato articolo se non con uno pseudonimo, proprio al fine di non mettere in pericolo l’incolumità degli autori e delle loro famiglie”. La richiesta, aggiunge l’avvocato, era stata respinta dalla redazione del quotidiano “che aveva quindi rinunciato definitivamente alla pubblicazione dell’articolo nel rispetto della volontà del signor Regeni”. Nella diffida si fa quindi presente, tra l’altro, che l’eventuale pubblicazione, “oltre a violare la volontà del signor Regeni e della sua famiglia, potrebbe pregiudicare la sicurezza dei suoi genitori tuttora presenti al Cairo”. In caso contrario il legale annuncia che agirà “nelle sedi giudiziarie e disciplinari più opportune”.

Il Manifesto fa sapere che pubblicherà l’articolo:

“Prendiamo atto della diffida dei legali della famiglia Regeni, che giudichiamo incredibile, non veritiera e purtroppo superata dai fatti, ma andiamo avanti per la nostra strada”. In questi termini la direzione del Manifesto conferma che domani sarà pubblicato l’ultimo scritto di Giulio Regeni, il giovane trovato morto al Cairo, che il giornale ha ricevuto qualche settimana prima della scomparsa del ricercatore. “Non possiamo tacere – spiegano ancora dalla direzione del quotidiano – anche per rispetto della volontà dello stesso Regeni”.

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