Giulio Andreotti e la mafia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-09-01

Paolo Cirino Pomicino, ex colonna storica della Corrente Andreottiana, scrive oggi al Corriere della Sera su Giulio Andreotti e la mafia, contestando in una lettera le notizie sulle confessioni di Totò Riina a proposito del Divo Giulio: Anche da morto Giulio Andreotti incute paura in chi lo ha perseguito, ma viene spesso ancora oggi citato …

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Paolo Cirino Pomicino, ex colonna storica della Corrente Andreottiana, scrive oggi al Corriere della Sera su Giulio Andreotti e la mafia, contestando in una lettera le notizie sulle confessioni di Totò Riina a proposito del Divo Giulio:

Anche da morto Giulio Andreotti incute paura in chi lo ha perseguito, ma viene spesso ancora oggi citato per le sue massime o per le sue sarcastiche battute.Tanto per intenderci chi è leader lo èsempre, anche da morto, e chi è, invece,piccolo piccolo lo sarà per tutta la vita inparticolare se incapace di riconoscere ipropri errori. Avete mai sentito o letto discuse di qualche pubblico ministero date achi, indagato, imputato o arrestato, è statopoi riconosciuto innocente? Noi ricordiamo un solo caso, quello di Diego Marmo, pm del processo Tortora, che ha chiesto scusa alla famiglia dopo oltre 30 anni ed è stato subissato di critiche da parte di molti colleghi. Eppure il chiedere scusa dei proprierrori è segno di grandezza morale e dionestà intellettuale. Avete mai sentito, adesempio, qualcuno chiedere scusa all’on.Mannino per aver fatto 20 mesi di carcereda innocente? Oggi ancora una volta si torna a parlare di Giulio Andreotti per i presunti rapporti con Totò Riina. E sconcerta il fatto che l’attuale procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, che non credo sappia qualcosa del processo Andreotti, dichiari al Corriere del 29 agosto che Andreotti avrebbe avuto rapporti con la mafia sino al 1980 come dice la sentenza di secondo grado nel processo intentato all’ex presidente del Consiglio. Naturalmente Roberti, autorevolissimo inquirente, non sa,e se sa tace, che la Cassazione proprio su lpunto ha sentenziato che i rapporti con lamafia prima del 1980 «possono esserci stati o possono non esserci stati», ma dal momento che i fatti di quel periodo erano prescritti non sono stati accertati. D’altrocanto l’autorevolissimo Roberti dovrebbe anche sapere che nel febbraio del 1989 Giovanni Falcone andò a trovare Giulio Andreotti nel suo studio di piazza San Lorenzo in Lucina accompagnato da Salvo Lima. Quell’incontro fu visto dal sottoscritto che era in anticamera e testimoniato al processo di Palermo. Se Roberti, dunque,crede di sapere che Andreotti è stato inrapporto con mafiosi dovrebbe affermareche, contro ogni leggenda, anche Falcone,per la proprietà transitiva, frequentava gliamici dei mafiosi e, anzi, lavorava con loro eper loro. Come è noto, infatti, Falconelavorò con il governo presieduto proprio daGiulio Andreotti per alcuni anni. Se non lodice, abbiamo tutti scherzato e il divo Giulio farà il solito sorrisino. D’altro canto Franco Roberti era autorevolissimo componente di quel pool napoletano che chiese nell’aprile del 1993 di indagare per il reato di mafia tre ministri napoletani tutti prosciolti con formula piena, due in istruttoria e uno dopo un processo. E anche qui ci soccorre Giulio Andreotti che ci diceva sempre che i grandi uomini, quando sbagliano, anche i loro errori sono grandi. Tralasciava di dire, però,con il suo modo discreto, che quando glierrori non si riconoscono quegli uomini grandi diventano piccoli piccoli piccoli!

La carriera di Giulio Andreotti e la mafia (infografica: Ansa/Centimetri):
ANDREOTTI

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