Giulia Di Vita: anche la deputata M5S indagata per le firme false a Palermo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-11-28

Oltre alla parlamentare finisce nel registro anche il marito di Claudia Mannino. Si arriva a 13 sotto indagine. Le ammissioni di Ciaccio confermano quelle di La Rocca

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C’è anche la deputata del M5S Giulia Di Vita tra gli indagati della Procura di Palermo nell’ambito dell’inchiesta sulle firme false. Oltre alla parlamentare sono stati iscritti anche il marito della deputata Claudia Mannino, Pietro Salvino, e un’altra persona di cui non si conosce il nome. Salgono così a 13 gli indagati. Ieri Samantha Busalacchi era al corteo per il no al referendum organizzato a Palermo dal gruppo di Riccardo Nuti. Che è nel frattempo appena arrivato in procura per l’interrogatorio EDIT: Nuti lascia la procura dopo un quarto d’ora, anche lui si è avvalso della facoltà di non rispondere. La stessa Di Vita ha confermato su Twitter l’indagine:
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Giulia Di Vita: anche la deputata M5S indagata per le firme false 

Intanto oggi Claudia Mannino si è avvalsa della facoltà di non rispondere davanti ai Pm che l’avevano convocata per l’interrogatorio. La deputata Mannino ha chiesto ai carabinieri, infastidita, di impedire che gli venissero scattate fotografie e di cancellare quelle già fatte, forse in omaggio alla trasparenza, valore fondante del M5S La parlamentare si è anche rifiutata di rilasciare il saggio grafico richiesto dai magistrati. Stessa scelta ha fatto il marito, Pietro Salvino, attivista del movimento recentemente indagato. Salgono a tre gli indagati che non hanno risposto ai magistrati. Finora si è sottoposta a interrogatorio solo l’attivista Vita Alice Pantaleone. La deputata pentastellata, accompagnata dal marito e dall’avvocato Antonina Pipitone, al suo arrivo è entrata nella stanza del procuratore aggiunto Bernardo Petralia. Al termine, Mannino, raggiunta dai cronisti prima di andare via, si è detta “serena”. In tutto il colloquio è durato una decina di minuti. La strategia di non rispondere ai magistrati potrebbe essere funzionale all’attendere la prescrizione del reato, che arriva nel 2017.

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Riccardo Nuti, Claudia La Rocca, Samantha Busalacchi, Claudia Mannino

Il deputato regionale Giorgio Ciaccio, interrogato dai Pm di Palermo, ha intanto raccontato ai magistrati tutti i particolari della vicenda firme false alla lista grillina delle comunali del 2012. Ciaccio, che si era autosospeso dal movimento, ha confermato il racconto della collega dell’Ars Claudia La Rocca, che si era auto accusata e aveva fatto il nome degli altri grillini coinvolti. Pure lei si è autosospesa. Ciaccio sarebbe stato interrogato subito dopo essersi autosospeso alcuni giorni fa. Indagato è anche Riccardo Ricciardi, marito della deputata nazionale Loredana Lupo, sentita nei giorni scorsi, però, come persona informata sui fatti. Ricciardi è coinvolto nel caso perché avrebbe materialmente portato in tribunale le firme raccolte.
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Le firme false e il M5S Palermo

Saranno sentiti, sempre oggi, anche Francesco Menallo, ex attivista del M5S, e il cancelliere del Tribunale, Giovanni Scarpello, che ha attestato falsamente l’originalità delle sottoscrizioni. In seguito verrà anche sentito il deputato all’Ars Giorgio Ciaccio, che per ora ha problemi di salute. Mentre la deputata Claudia La Rocca, che si è autosospesa come Ciaccio, è già stata interrogata come anche Stefano Paradiso e Giuseppe Ippolito che hanno collaborato con i pm e raccontato la vicenda, sono già stati interrogati. I tre, durante l’interrogatorio, hanno dato indicazioni importanti ai magistrati che coordinano l’inchiesta. Intanto si attende la decisione sull’autosospensione dei deputati Riccardo Nuti e Claudia Mannino, che sono ancora nel M5S, nonostante l’invito formale fatto dal leader Beppe Grillo, sul blog. Una decisione potrebbe essere presa in tal senso dai tre nuovi probiviri eletti ieri, Riccardo Fraccaro, Paola Carinelli e Nunzia Catalfo.

Le mail sulle firme false di Palermo 2012


Intanto il deputato dell’ARS Giampiero Trizzino sparge un po’ di complottismo a 5 Stelle: “Indubbiamente abbiamo sbagliato, non possiamo negarlo, ci sono le condizioni per le quali si possa presumere che il fatto sia avvenuto e quindi ora dobbiamo risponderne. Alla chiusura della campagna referendaria tutto questo però desta sospetti, a nemmeno sei mesi dalla campagna per le comunarie è quasi scontato che possano esserci state, non dico delle manovre, ma quantomeno la preterintenzione”.
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Giulia Di Vita chiedeva ieri del saggio grafico per le indagate Busalacchi e Pantaleone

In realtà Trizzino dovrebbe vedere sospettosamente alla concomitanza non del referendum (tanto è vero che lo scandalo è scoppiato ben prima) ma a quella delle Comunarie di Palermo: lì, in occasione dei primi veleni sui candidati, è nata la vicenda che sta scoppiando oggi. E infatti tutto nasce dall’esposto di un anonimo che era in possesso delle carte con le firme vere nei moduli e le ha consegnate alle Iene. Come faceva ad averle? Perché le ha tirate fuori solo quattro anni dopo? A chi ha giovato l’affossamento del gruppo del Grillo di Palermo, che adesso non potrà certo presentare un candidato credibile alle Comunarie di Palermo?

Leggi sull’argomento: Quello che Luigi Di Maio non ha capito sulle firme false di Palermo

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