Germana Durando: così l'omeopata voleva curare il cancro con il «perdono»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-04-03

Le mail della medica hameriana alla paziente con un melanoma: «Procurati i cristalli di zolfo, incontra il tuo ex»

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La storia di Marina L., torinese 53enne morta per un melanoma maligno a cellule epiteliomorfe di tipo T4 e di Germana Durando, medica omeopata che voleva curarla con il metodo Hamer era stata raccontata da Repubblica il 19 marzo scorso. Oggi Sarah Martinenghi torna sulla questione rivelando le mail della Durando alla paziente nelle quali la dottoressa convince la donna a rifiutare le cure contro il cancro, utilizzando solo cure a base di gocce omeopatiche e un profondo lavoro psicologico con se stessa per sconfiggere quel tumore che la sta “mangiando”. La Durando voleva curarla con erbe e sedute basate sulla teoria di Ryke Geerd Hamer, la cosiddetta “Nuova Medicina Germanica” , fondata da un “medico antisemita e negazionista (attualmente latitante) inventore di una terapia accusata di aver causato centinaia di morti” (Wired).

Negli atti dell’inchiesta appena chiusa dalla procura di Torino sulla morte di Marina, che aveva 53 anni e una figlia adolescente ora rimasta sola, c’è un impressionante scambio di mail tra la donna, deceduta nel 2014 per le conseguenze di quel neo che le ha portato 13 metastasi al cervello, e il suo medico, che le diceva prima di non togliere il melanoma, e poi nemmeno i linfonodi che ormai erano diventati tumorali. Un carteggio che ha fatto scattare per Germana Durando, difesa dall’avvocato Nicola Ciafardo, l’accusa di omicidio con l’aggravante della colpa con previsione per aver «incredibilmente impedito alla sua paziente un approccio diagnostico e terapeutico, che sarebbe stato necessario sulla base delle più elementari conoscenze mediche» come si legge nella perizia della procura svolta dal medico legale Roberto Testi.
Le è stato poi contestato dal pm Stefano Demontis anche il reato di soppressione di atto pubblico, per la sparizione della cartella clinica che non è stata più trovata durante la perquisizione nel suo studio nella zona precollinare della Torino bene. A far partire l’inchiesta è stato il fratello della vittima, assistito dall’avvocato Marino Careglio, un medico che vive a Roma che ha scoperto quello che era accaduto quando ormai era troppo tardi. Nel maggio 2013 Marina aveva previsto cosa le sarebbe successo di lì a pochi mesi: «Ciao Germana, ti mando un aggiornamento: il neo non migliora. È ancora più gonfio, sanguina, ha un cattivo odore, mi fa male ed è sempre più brutto. Come farò al mare quando tutti mi diranno “cosa aspetti a togliertelo?”. Io vorrei che si seccasse e cadesse come una crosta, ma forse non ho capito niente dei segnali che arrivano e lui peggiora. Forse partiranno tutte le metastasi, morirò e tutti diranno: ”gliel’avevamo detto”. Allora penso che devo subito scrivere al mio ex perché così guarisco».
Dice così perché sulla base delle cinque leggi biologiche su cui si fondano le teorie hameriane, la guarigione dal cancro può avvenire solo risolvendo gli choc psicologici che hanno causato il male. Come era successo ad Hamer colpito da un cancro dopo la morte del figlio all’isola di Cavallo per un proiettile vagante forse sparato da Vittorio Emanuele di Savoia. Per questo nelle mail di Marina, il neo maligno viene anche definito “il maestro”. La dottoressa le risponderà: «Cosa stai prendendo come rimedio omeopatico? Ci vediamo presto, intanto tu lavora sul perdono e cerca di incontrare il tuo ex: è lui il tuo punto di svolta. Mandami la lettera che vorresti scrivergli». Ma con il passare dei mesi i dubbi diventano sempre più forti: «Sono stanca, tu mi parli di perdono e di angeli, mi dici “fai così o non ti salvi”, ma le tue parole non sono le mie, io cerco di venirti dietro, ho sempre cercato di seguirti perché temevo che altrimenti non mi avresti più curato». La implora: «Tu sei la mia dottoressa, un faro nel buio. Ma ogni seduta con te sto peggio».

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Gli scambi di email tra Germana Durando e Marina L. rivelati oggi da Repubblica

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Il “Metodo” Hamer (nessuna valenza scientifica, nessun riconoscimento curativo), fonte Mednat.org

Il “metodo Hamer” – che non ha nessuna valenza scientifica, non ha ottenuto alcun tipo di riconoscimento dal punto di vista curativo e ha causato la morte di molti pazienti – consiste in cinque leggi biologiche; la prima recita che «le gravi malattie hanno origine da un evento di shock o trauma psicologico (“sindrome di Dirk Hamer”) che viene vissuta dall’individuo come acuto e drammatico». Molti casi in Italia sono finiti in tribunale:

Nell’aprile 2012 il giudice Domenica Gambardella del tribunale di Padova ha condannato a tre anni di reclusione e 565 000 euro di risarcimento il medico Paolo Rossaro: l’accusa è di omicidio colposo per aver cagionato la morte di Cristian Trevisan (affetto da linfoma di Hodgkin) e Anna Maria Tosin (malata di tumore al seno), in seguito all’applicazione dei metodi di Hamer e, al contempo, sconsigliando il ricorso alle cure scientifiche a base di chemio e radioterapia. In appello Paolo Rossaro è stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione, nonché al risarcimento di 220 000 euro per la famiglia di Cristian Trevisan, per aver cagionato la morte solo di quest’ultimo. Tale pena è stata confermata in Cassazione.

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