Cosa succede all'Italia dopo l'addio del franco svizzero all'euro

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-01-16

I frontalieri, la benzina, i mutui in franchi: cosa c’è da sapere sulla storia della valuta elvetica e sul tetto eliminato a sorpresa

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Cosa succede all’Italia dopo lo sganciamento del franco svizzero dall’euro? Ieri la Banca nazionale svizzera ha tolto il tetto di 1,20 al cambio tra franco ed euro, mess onel 2011 in piena crisi dei debiti sovrani, per impedire alla divisa elvetica di rafforzarsi troppo,danneggiando la competitività dell’economia svizzera. L’Authority elvetica ha anche portato il tasso di riferimento della sua valuta a -0,75% dal precedente -0,25%. Le due mosse hanno stupito i mercati e hanno fatto subito schizzare verso l’alto il franco,salito di oltre il 30% sull’euro, fino a 0,8544 dal precedente 1,2010. Però con il passare delle ore il cambio ha cominciato a recuperare terreno, stabilizzandosi intorno alla parità. Verso le 21.30, il cambio era a 0,9897 (+18,6%) sull’euro, e 0,8704 sul dollaro (+14,56%).
 
COSA SUCCEDE ALL’ITALIA DOPO LO SGANCIAMENTO DEL FRANCO SVIZZERO DALL’EURO
Il Corriere della Sera elenca le prime conseguenze per l’Italia partendo da chi abita al confine e dai frontalieri:

La benzina è forse l’effetto più immediato. Nei comuni di confine, che godono anche di una carta sconto regionale, è possibile pagarla 1,15 al litro in questi giorni, mentre in Svizzera potrebbe costare fino a 1,30 euro. In un Comune di confine come Ponte Tresa, i negozianti fanno festa: «Ci aspettiamo un ritorno di consumatori elvetici, perché i nostri prezzi saranno oggi più convenienti del 20%» dice Francesco Esposito, assessore al commercio del Comune. Problemi invece per il casinò di Campione, enclave italiana in terra svizzera, che prevede un aumento di costi del 20%.

In più, e il fatto non è da dimenticare, l’intesa con la Svizzera sullo scambio di informazioni fiscali è una spinta importante per il successo della «voluntary disclosure», il programma del governo per l’emersione dei fondi nascosti all’estero attraverso l’autodenuncia del contribuente-evasore, in cambio di uno sconto sulle sanzioni amministrative e penali, ma dietro il pagamento delle imposte dovute. La finestra rimane aperta fino al 30 settembre 2015 e permetterà di sanare le violazioni commesse fino al 30 settembre scorso. Per i frontalieri ci sono vantaggi e svantaggi. Chi viene pagato in franchi e poi torna in Italia si troverà una rivalutazione dello stipendio automatica. Ma se le ditte esporteranno di meno in ragione del cambio, il lavoro dei frontalieri è a rischio perché le aziende licenzieranno. E i primi a rischiare saranno proprio loro, ai quali la Confederazione elvetica vuole applicare già le aliquote fiscali italiane invece della tassazione elvetica.
 

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Gli effetti della decisione della banca centrale svizzera (Corriere della Sera, 16 gennaio 2015)

E I MUTUI IN FRANCHI?
Luca Pagni su Repubblica racconta anche di una corsa agli sportelli e dei rischi per i mutui contratti in franchi svizzeri:

Le autorità bancarie segnalano una corsa agli sportelli per accaparrarsi euro ai bancomat: anche in questo caso, la spiegazione riguarda le possibile fluttuazione del mercato dei cambi, perché in molti sono convinti che nei prossimi giorni la moneta unica possa perdere ulteriore valore. Non per nulla, i servizi Postfinance – i servizi finanziari delle Poste svizzere – ieri hanno «sospeso temporaneamente le operazioni in divise attraverso tutti i canali». Una misura- si legge sul sito internet della società – che è stata adottata «a protezione della clientela, in quanto sui mercati valutari non c’è stata alcuna determinazione dei prezzi adeguata». In sostanza, solo movimentazioni in franchi fino a data da destinarsi. Ma anche peggio potrebbe andare a migliaia di cittadini europei, in maggioranza polacchi, ungheresi e residenti delle repubbliche baltiche, che negli anni passati hanno sottoscritto mutui immobiliari in franchi svizzeri, quando era considerata valuta stabile e favorita da tassi di interesse più bassi. La parte del leone la fa la Polonia: già nel 2011 il governo di Varsavia era dovuto intervenire per aiutare i 600mila sottoscrittori di mutui in valuta elvetica, nel tentativo di liberare i suoi cittadini dai contratti per trasferirli in moneta locale. Il problema si ripropone ancora più drammatico dopo la mossa della banca centrale di Berna: perché la prossima rata del mutuo rischia di essere una vera mazzata.

Mentre il Sole 24 Ore fa sapere che c’è già chi è pronto a portare in giudizio la SNB perché con la decisione a sorpresa di ieri – di solito le banche centrali prima annunciano e poi effettuano, dopo qualche tempo per dare la possibilità ai mercati di adeguarsi – ha perso “milioni di euro”.

Leggi sull’argomento: Perché la Svizzera ha sganciato il franco svizzero dall’euro

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