I francesi non vogliono i rifugiati che arrivano in Italia e in Grecia

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-09-15

Il 62% dei francesi, tra la paura per il terrorismo e il disastro di Calais, dice no al sistema dell’accoglienza condivisa a livello europeo. E se le cose rimarranno così a pagarne le spese saremo noi italiani

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Una domanda semplice: siete favorevoli o contrari che i migranti che sbarcano a decine di migliaia sulle coste greche e italiane vengano ripartiti equamente tra i paesi dell’Unione Europea e che la Francia ne accolga una parte? La risposta, secondo un recente sondaggio di Atlantico.fr è no almeno per il 62% degli intervistati. Si tratta del livello più alto mai raggiunto dai contrari all’accoglienza dal giungo 2015.

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fonte: Atlantico.fr

Il fallimento del modello di integrazione francese e la paura degli attacchi terroristici

I francesi quindi in larga parte non hanno alcuna intenzione di farsi carico della quota di migranti spettante al loro paese e non ritengono che la questione dei migranti sia un problema da risolvere a livello europeo. Su queste valutazioni pesa la questione del campo per rifugiati noto come la Giungla di Calais. Un accampamento che esiste da una decina d’anni ma che negli ultimi tempi è diventato il luogo dove si radunano tutti coloro che vogliono tentare di attraversare la Manica per arrivare in Inghilterra. Anche la situazione alla frontiera italo-francese di Ventimiglia contribuisce a far pensare ai francesi di essere sotto assedio, più per colpa dei paesi confinanti (come l’Italia) che in virtù dei flussi migratori provenienti dal sud del Mediterraneo. Una volta venuta meno l’ondata emotiva causata dai naufragi di centinaia di persone nel Canale di Sicilia anche i francesi sono diventati più tiepidi nei confronti dei disperati che cercano la salvezza nel Vecchio continente. C’è poi la questione del terrorismo, alcuni dei terroristi che hanno colpito Parigi dopo essere stati in Siria con l’ISIS avevano fatto ritorno in patria (erano cittadini francesi) nascondendosi tra i migranti. Infine non bisogna dimenticare che a breve (23 aprile 2017) ci saranno le votazioni per l’elezione del Presidente della Repubblica e che quindi si stia già assistendo ad una polarizzazione delle opinioni. Del resto non si può dire che il Governo di Francois Hollande abbia fatto molto per la sicurezza nazionale o per risolvere il problema dei migranti. Basti pensare che a Calais i francesi hanno preferito affidare il controllo dei flussi e del territorio ai britannici che operano nei pressi del porto e dell’ingresso dell’Eurotunnel come se fossero a casa loro. Questo senso di impotenza delle istituzioni ha senz’altro contribuito a far pensare alla maggioranza dei francesi che né il loro governo né tanto meno l’Unione Europea possa avere qualche possibilità di esercitare un controllo sui movimenti dei migranti una volta arrivati sbarcati sulle coste italiane e greche. Poco importa che la vera minaccia alla sicurezza nazionale sia venuta in gran parte da cittadini francesi radicalizzati: i migranti non fanno più compassione e pietà, e sono solo un problema irrisolto. Così come è irrisolto il nodo ben più cruciale dell’integrazione dei cittadini di origine straniera nella società francese, il fallimento conclamato e annunciato del sistema delle banlieue sta presentando il conto in termini di sicurezza interna, ma a pagarne le conseguenze non sono coloro che hanno incentivato questo fallimentare modello di integrazione ma i migranti che approdano sulle coste italiane. Di fatto alla base di questo spostamento dell’opinione pubblica francese c’è l’incapacità del governo francese e degli altri governi europei di dare una risposta chiara ai loro cittadini sulla questione migratoria. Ma in questo modo non si fa altro che spingere l’elettorato francese nelle braccia del Front National di Marine Le Pen.

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