Francesca Chaouqui: chi è l'arrestata per il Vatileaks 2

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-11-02

Accusata insieme a Monsignor Balda per una fuga di notizie e la divulgazione di documenti riservati: lei è stata rilasciata per la collaborazione nelle indagini. Sotto accusa i nuovi libri di Nuzzi e Fittipaldi e le rivelazioni ottenute, secondo l’accusa, grazie ai due.

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Il suo avvocato Giulia Bongiorno ha fatto sapere che sta collaborando con la giustizia del Vaticano. E per Francesca Chaouqui, membro della commissione di studio e indirizzo sull’organizzazione delle strutture economico-amministrative del Vaticano, a differenza che per monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, non c’è stato l’arresto: «Francesca Immacolata Chaouqui è rientrata a casa da un’ora circa, senza alcun vincolo restrittivo. Ha fornito agli inquirenti una serie di dichiarazioni e tutta la massima collaborazione mettendo a loro disposizione atti e documenti», ha detto la Bongirno. «Le esigenze cautelari sono venute meno», ha aggiunto la penalista, e ha assicurato: «La mia assistita saprà chiarire la sua posizione in tempi molto rapidi».

Francesca Chaouqui: chi è la donna arrestata per il Vatileaks 2

Francesca Immacolata Chaouqui, 32 anni, nasce in Calabria, a San Sosti in provincia di Cosenza, da madre italiana e padre francese di origini marocchine. Si laurea in Giurisprudenza all’Università ‘Sapienza’ di Roma e sposa un informatico, Corrado Lanino, che ha una lunga esperienza di lavoro proprio in Vaticano. Mette subito in evidenza le sue qualità di lobbista, guidando le pubbliche relazioni della famosa società Ernst & Young in Italia e garantendo le sue prestazioni professionali a diversi studi legali, finanziari e del mondo della comunicazione. Ma la svolta mediatica arriva proprio con l’incarico conferitole da Papa Francesco, che la chiama nel luglio del 2013 a far parte della Cosea, la Commissione referente di studio e indirizzo sull’organizzazione delle strutture economiche e amministrative della Santa Sede, guidata dal monsignore spagnolo Lucio Angel Vallejo Balda. Prima però c’erano state diverse altre imprese, come la lettera pubblicata sul Corriere della Sera a proposito dell’omicidio di Corigliano Calabro, in cui la ragazza se la prendeva con il maschilismo calabrese:

Dalle nostre parti si fa voto a San Francesco di Paola per avere un maschio, in Calabria tutte le donne vogliono un figlio maschio, ancora oggi. Se nasci femmina la tua stessa venuta al mondo disattende la volontà di chi dovrebbe amarti incondizionatamente ma nonostante questo la Calabria è una terra matriarcale, sono le madri a indirizzare le famiglie, a aiutare i figli nelle scelte e anzi spesso a decidere per loro.
Fabiana era di Corigliano e per capire la sua vita e la sua morte atroce immaginatevi un paese arroccato di case costruite la maggior parte nel dopoguerra e mai ristrutturate, sentite l’odore dei camini accesi l’inverno, l’unico bar nella strada principale teatro della vita sociale dei pochi rimasti, severo e insindacabile tribunale di chi vale e di chi non vale, di chi conta e chi no.

Una lettera che aveva suscitato anche reazioni e risposte piuttosto arrabbiate per l’uso di stereotipi ormai considerati passati. Prima ancora c’erano stati l’esperienza al giornale romano Roma In e la pubblicazione di una sua intervista al senatore a vita Giulio Andreotti. Lo stesso Andreotti le consiglia mentre si laurea in giurisprudenza di chiedere di entrare nello studio legale Pavia e Ansaldo, che la assuume come giovane di studio. Da Pavia e Ansaldo la Chaouqui incontra la contessa Marisa Pinto Olori del Pogglio, che sarà la sua mentore.

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Una foto di Francesca Chaouqui dal suo profilo Facebook

La Chaouqui va poi a lavorare nel prestigioso studio internazionale Orrick a Roma insieme a Francesco Messina e diventa una professionista delle relazioni pubbliche iscritta alla Ferpi. A Roma conosce Gianluigi Nuzzi, autore di Vaticano SPA e Sua Santità, mentre il suo studio ha contatti con la fondazione VedRò di Enrico Letta, a cui lei sei iscrive.
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Il comunicato stampa del Vaticano che annuncia gli arresti di Francesca Chaouqui e Monsignor Balda

La Chaouqui in Vaticano e l’Opus Dei

Lei stessa racconta come è entrata in Vaticano in un’intervista su L’Espresso:

Un giorno arriva la telefonata di monsignor Lucio Vallejo Balda, segretario della Prefettura per gli Affari economici, spagnolo e Opus Dei. Lo conoscevo, è il miglior economo che la chiesa abbia mai avuto in tutto il mondo:« Potresti essere candidata al comitato referente sui dicasteri economici della Santa Sede. Mandami il tuo curriculum». Succede così. E vengo nominata.Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, apprende della commissione e dei suoi componenti solo all’ufficializzazione del chirografo, l’atto con cui papa Francesco ci nomina. E’ il pontefice che ha deciso da solo.

Qualche tempo dopo finisce nei guai per alcuni suoi tweet al veleno su Benedetto XVI (“È affetto da leucemia”), sul cardinale Tarcisio Bertone (“Corrotto”) e sull’ex ministro Giulio Tremonti (“Gli hanno chiuso il conto allo Ior perché è gay”), che per questo l’ha querelata: i cinguettii che la donna, solo ufficialmente, non riconosce come suoi sono stati pubblicati su Twitter tra il 2012 e il 2013, per poi essere subito rimossi dall’autrice dopo l’esplosione dello scandalo su giornali e tv. Sulla storia lei dirà a L’Espresso:

Nei miei confronti è partita l’ennesima operazione di sciacallaggio. Degli sconosciuti sono entrati nel mio account Gmail e attraverso l’ingresso illecito di una società del Regno Unito che non ho mai usato come accesso, si sono appropriati di vari documenti […].
E’ stato un incubo, io volevo reagire immediatamente ma dalle sacre stanze mi hanno fermato. Ho chiuso subito la mia pagina Facebook dalla quale sono state sottratte e poi diffuse foto affettuose in cui ero abbracciata a mio marito Corrado Lanino, conosciuto chattando a 17 anni, primo incontro io vestita da Unitalsi di ritorno da Lourdes, è consulente informatico, esperto in sicurezza che ora sta lavorando su questo alla Fondazione Santa Lucia di Roma.

La Chaouqui elogia pubblicamente a più riprese Gianluigi Nuzzi, vantando un’amicizia con lui e con tanti vaticanisti di Repubblica e Corriere, e applaude Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior in ottimi rapporti con l’Opus Dei. Nel frattempo, seguendo un percorso formativo nella sua parrocchia intitolata a san Josemaría Escrivá, il fondatore dell’Opus Dei, lei apprezza e diffonde le citazioni del santo spagnolo mentre frequenta ambienti legati all’Opera e partecipa ai convegni della Fondazione Rui. Anche qui il suo mentore è Monsignor Balda. Poi, racconta Panorama:

Il 18 luglio, giorno della sua nomina pontificia, Chaouqui trasmette ai suoi capi della Ernst & Young materiale riservatoo inviatole dal segretario della commissione, il monsignore spagnolo vicino all’Opus Dei Lucio Vallejo Balda. Nei file, oltre ai numeri di cellulare e agli indirizzi email di ogni membro, è contenuto il regolamento della commissione, in cui si legge: «A uso interno della Pontificia commissione referente, non per pubblicazione e non per distribuzione fuori della commissione». Un primo mini Vatileaks targato Chaouqui.

Un secondo “caso Chaouqui” che fece ancora più clamore in Vaticano, perché il Papa ne fu profondamente irritato, ebbe a che vedere con l’organizzazione di un “party” sulla terrazza della Prefettura degli Affari economici in via della Conciliazione organizzato per offrire a personalità politiche e del jet set italiano ed estero la possibilità di assistere da una postazione privilegiata alle canonizzazioni di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II in piazza San Pietro il 15 aprile 2014. Su quella terrazza Chaouqui faceva gli onori di casa e mons. Vallejo Balda distribuiva ai presenti la comunione in un bicchiere di cristallo. Un particolare che non piacque per nulla a Bergoglio, alieno da comportamenti del genere. Dopo la pubblicazione delle foto dell’evento su Dagospia, Chaouqui cercò di sostenere che il vero organizzatore del party fosse il cardinale Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura. Un’inchiesta interna stabilì invece che tutto era stato organizzato da Chaouqui e Vallejo Balda con la richiesta di sottoscrizioni alle personalità presenti, cui era stato inviato un cartoncino di invito con lo stemma della Prefettura contraffatto. Fatti che non fecero avere più alcun dubbio sull’opportunità di procedere allo scioglimento della Cosea il cui ultimo giorno di lavoro è stato il 22 maggio 2014. Quel giorno il Papa prese parte ai lavori a Santa Marta come da programma e si sottopose con benevolenza alla foto di rito per il saluto di congedo. Ai suoi collaboratori disse: “Ora pregate per lei, ne ha bisogno”.

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Il 2 novembre 2014 Francesca Chaouqui pubblicò questa foto su Facebook

La storia del tumore del Papa e le polemiche con gli attivisti LGBT

Nel frattempo esce sul Resto del Carlino la storia, poi rivelatasi una bufala, del tumore del Papa e del luminare Fukushima che lo avrebbe visitato. Nell’occasione Luigi Bisignani, sempre informatissimo, scrive sul Tempo che la bufala dovrebbe essere messa in collegamento con un monsignore spagnolo. Nell’occasione dell’arresto invece secondo l’accusa sarebbe stato violato il computer di Libero Milone, revisore dei conti vaticano. Intanto nelle settimane scorse la Chaouqui aveva infatti avuto un battibecco con molti attivisti LGBT dopo aver postato con toni scandalizzati sul suo profilo Facebook la foto di due (presunte) mamme lesbiche a Londra che si occupavano di una bambina in un luogo pubblico. La foto, e i toni con cui aveva descritto i fatti, sono costati alla Chaouqui una lunga polemica e tanti botta e risposta sul suo profilo. Questo scrisse lei nell’ultimo post sulla vicenda:

Ultimo post sulla vicenda di ieri. Tanto per capirci meglio.
Ieri ero a colazione in un ristorante e sono entrate le due signore con le bimbe, erano una follia (la famiglia è altro) arcobaleno perché le bambine chiamavano “mamma” sia l’una che l’altra. Le dinamiche fra le due erano quelle di una coppia con i figli.
Le ho fotografate in modo anonimo salvaguardando la privacy quindi senza neanche indicare il ristorante o altro.
E ho pensato che quelle bimbe se avessero potuto scegliere si meritavano una famiglia con madre donna e padre uomo. L’ho scritto perché lo penso.
E lo penso perché gli omosessuali sono degni del rispetto per le loro scelte ma non credo debba essere loro consentito di adottare bambini, uteri in affitto step child adoption e nonn so che altro.
Non deve essere consentito non perché non sono persone degne di avere figli, incivili, immorali o altro ma perché credo che sia necessario consentire ad un bambino di crescere con modelli che siano in grado di garantire lo sviluppo cognitivo attraverso il confronto con il genitore del proprio sesso è quello del sesso opposto.
Ieri per aver espresso questo concetto e stamattina per averlo ribadito ho ricevuto un mare di cattiverie, insulti personali, qualsiasi cosa nella speranza che ritirassi il post.
Invece sono qui a sostenere che consentire ad una coppia omosessuale di adottare bambini è un abominio, consentire la step child adoption è un abominio e anche lo è far vivere bambini con un genitore omosessuale e il compagno di lei/lui.
A questo proposito vi racconto una storia: i miei colleghi qui su FB capiranno subito di chi parlo.
Un mio collega aveva due figli, due maschi. Poi trovó un compagno e andó a vivere con lui. Vedeva i figli nel fine settimana con il compagno. Si tenevano per mano… Un giorno vennero a casa mia per un aperitivo, eravamo colleghi e amici, e decisero di portare i bambini.
Io lo sguardo di dolore, rabbia, repulsione, sofferenza del grande davanti al padre che stringeva la mano del compagno sul mio divano non l’ho mai più dimenticata…
Dissi al mio collega che forse dovevano farsi aiutare da qualcuno, e lui mi rispose che il figlio prima o poi avrebbe capito che amare era un suo diritto.
Invece di capire il figlio smise di parlare ed io di frequentare quel collega e il suo compagno.
È quello sguardo che vedo quando difendo e difenderó sempre i bambini dall’abominevole (si avete letto bene, abominevole) pseudo amore di chi vuole un figlio per egoismo.
Io combatto per questo. Voi se volete insultatemi pure!

Uno dei tanti, nei commenti, le rispondeva all’epoca così: «E’ proprio per questo spero si becchi una bella denuncia non per violazione privacy, con quale diritto si permette di giudicare di valutare e porre in essere considerazioni suuna situazione a lei sconosciuta??? Che ne sa’ Lei di una coppia di persone viste occasionalmente in un luogo pubblico? Ma scherziamo Signora ! Lei è da curare? Se non lo fa’ nessuno mi rivolgo io alla Procura della mia citta’. Si prenda un buon legale! Son un padre etero con una figlia di 16 anni e mia figlia mi ha segnalato il suo vergognoso post! Essendo minorenne mi ha chiesto di scriverĺe questo commento e lo faccio con convinzione! Spero di leggere una denuncia nei suoi confronti!». Dietro alla mano ferma di Francesco contro i rigurgiti di Vatileaks, scrive oggi l’ANSA, c’è anche la conoscenza del bubbone di corruzione, lobbismo e nefandezze che esplodendo fu probabilmente tra i motivi che indussero Benedetto XVI a lasciare il pontificato, per dare alla Chiesa una guida più energica. La fenomenologia di Vatileaks 1, ben nota al papa tedesco e al papa latinoamericano, consente a Bergoglio di contrastare con tutti i mezzi i fautori delle vecchie manovre di curia, rese più forti dall’abbassamento della qualità umana e deontologica di molti attori delle vicende. La verità giudiziaria di Vatileaks 2 è ancora da scrivere.
Leggi sull’argomento: Monsignor Balda e Francesca Chaouqui arrestati in Vaticano

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