Quei venti senatori PD che minacciavano di non votare la fiducia al governo sulle banche

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-04-06

Il governo ha posto oggi la fiducia sul DDL. Da Palazzo Madama una lettera di venti senatori aveva chiesto modifiche «in modo da evitare esiti inaccettabili». E adesso cosa faranno i senatori senatori Mucchetti, Casson, Gotor, Corsini, D’Adda, Dirindin, Fornaro, Gatti, Guerra, Guerrieri Paleotti, Lai, Lo Giudice, Lo Moro, Manassero, Micheloni, Migliavacca, Pegorer, Ricchiuti, Sonego, Tocci?

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Il governo, con il ministro Maria Elena Boschi, ha posto nell’Aula del Senato la fiducia sul dl Banche. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha convocato la conferenza dei capigruppo per organizzare il dibattito su questa ed ha sospeso la seduta dell’Assemblea. La fiducia è posta su un testo identico a quello già approvato dalla Camera e quindi, se approvata, il provvedimento diverrà legge. Ed è proprio su questo testo che meno di un mese fa una lettera di venti senatori del Partito Democratico aveva chiesto correttivi sulle Bcc mettendosi in scia a quanto rilevato da Bankitalia e dalle stesse casse cooperative nei mesi scorsi.


La lettera era indirizzata al premier Renzi, a Maria Elena Boschi nella sua veste di ministro per i Rapporti con il Parlamento e al capogruppo dem Luigi Zanda ed era firmata dai senatori Mucchetti, Casson, Gotor, Corsini, D’Adda, Dirindin, Fornaro, Gatti, Guerra, Guerrieri Paleotti, Lai, Lo Giudice, Lo Moro, Manassero, Micheloni, Migliavacca, Pegorer, Ricchiuti, Sonego, Tocci. Come si vede in moltissimi fanno parte della Minoranza Dem e sono bersaniani. Il viceministro dell’Economia Enrico Morando ha spiegato in Aula al Senato in sede di replica, nel corso dell’esame del dl banche, perché il governo mette la fiducia: “L’orientamento del governo, che confermo, era ottenere dal Senato il consenso necessario per confermare il testo uscito dalla Camera, non soltanto perché una terza lettura metterebbe a rischio l’approvazione definitiva- dice Morando- quanto e soprattutto perche’ consideriamo che le soluzioni adottate alla Camera risolvano positivamente le due questioni fondamentali in senso critico proposte sul testo originario del decreto” con le correzioni “soddisfacenti” sulla “via di uscita” per le Bcc che non intendono aderire a un gruppo bancario nazionale cooperativo e “una debolezza nel riconoscimento delle loro peculiarità territoriale”. Sembra chiaro però che all’epoca i venti senatori avevano dichiarato che non avevano intenzione di votare la fiducia sul testo uscito dalla Camera senza correttivi che avrebbero obbligato a una terza lettura. 
miguel gotor dl banche
Eppure adesso su quel testo c’è la fiducia e sarà quindi votato così com’è: che faranno i venti senatori?

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