Fidanzate di tutto il mondo unitevi contro il Revenge Porn

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2014-10-21

Le pornovendette hanno rovinato le vite di molte donne, ora una campagna online chiede l’approvazione di una legge contro questa forma di violazione della privacy

article-post

Holly Jacobs è l’anima della Cyber Civil Rights Initiative (CCRI) e ha iniziato una campagna si sensibilizzazione sul fenomeno del Revenge Porn. Quanto accaduto alle star vittime del Fappening non è niente in confronto a quello che molte donne subiscono online e Holly Jacobs ha vissuto questa terribile esperienza sulla sua pelle.
 
COS’È IL REVENGE PORN
Come lo definisce un pezzo di Vice, il Revenge Porn è la “punizione 2.0 inflitta alla propria partner per aver voluto la fine di una relazione”. In poche parole è un modo per umiliare la propria ex e sostanzialmente consiste nel divulgare online foto o video (espliciti) della propria ragazza, per vendicarsi del fatto che ti ha lasciato. Ci sono molti siti dove questo genere di materiale può essere caricato per la gioia degli amanti del porno amatoriale e per la disperazione delle vittime. Uno dei più famosi era Is Anyone Up, ma ce ne sono molti altri che danno la possibilità di caricare foto e video con lo scopo preciso di consentire di vendicarsi di quella vostra ex che vi ha spezzato il cuore ma vi ha lasciato molti ricordi e soprattutto un bel po’ di foto porno homemade nell’hard disk. Probabilmente se bazzicate l’Interwebs da parecchi anni sarete a conoscenza del caso più famoso in Italia, ovvero quello del video pornografico noto con il titolo “Forza Chiara”. Quel video è stato diffuso online sui siti di file sharing dall’ex fidanzato di Chiara. Oltre ad aver rovinato la vita della ragazza, oltre ad essere illegale perché all’epoca era minorenne è il classico esempio di Revenge Porn. Ma il Revenge Porn non è solo questo, è anche solo il minacciare la proprio partner (nel 90% dei casi le vittime sono donne) di postare online le sue foto o i video in cui è protagonista. Come spiega Reut Amit sull’Huffington Post il Revenge Porn è una forma di terrorismo nei confronti delle donne. È terrorismo perché mette a repentaglio la reputazione della vittima: spesso chi pubblica materiale privato sulla propria ex non si accontenta di caricare le foto o i video, aggiunge anche le informazioni personali, così che tutti sappiano chi è. Le conseguenze, sono disastrose, l’atto in sé e poco meno che uno stupro e per chi dà valore all’identità che ciascuno costruisce online è un vero e proprio cyber stupro. Il Revenge Porn è terrorismo perché è usato come arma per minacciare la propria partner: “se mi lasci/se non fai questo ALLORA io metto online quello-che-tu-sai” come scrive Reut Amit:

Il Revenge Porn è terrorismo perché spinge le donne ad aver paura di coloro che amano. Sbilancia la dinamica di potere tra uomo e donna all’interno della coppia derubando la donna del controllo del proprio destino e lasciandolo nelle mani dell’altro.

Non è rilevante che le minacce non vengano portate a termine, ventilare la possibilità che una cosa del genere accada è di per sé sufficiente per destabilizzare una persona, per renderla una vittima.
 
#ENDREVENGEPORN
La fondatrice della campagna, Holly Jacobs, ha 29 anni e, come racconta nella sua presentazione è una vittima del Revenge Porn. Holly Jacobs non è il suo vero nome, un tempo si chiamava Holli Thometz e ha dovuto cambiarlo dopo che il suo ex-fidanzato ha pubblicato alcune foto e un video online. Il suo ex aveva caricato le foto indicando nel titolo il nome di Holly, in modo che tutti coloro che la conoscevano (o con i quali lavorava, visto che Holly insegnava all’università) potessero vederla nuda. In questo video Holly Jacobs, fondatrice della campagna online End Revenge Porn racconta la sua storia in una conversazione con le attiviste dell’associazione Scottish Women Aid.

Uno degli ostacoli principali contro i quali si è scontrata la Jacobs è stata la mancanza, negli States, di una legislazione specifica che perseguisse il Revenge Porn. E non solo quanto violazione della privacy di una persona ma in quanto atteggiamento criminale. All’epoca dei fatti (il 2009) pochi stati, tra cui il New Jersey, avevano approvato una legge che punisse i reati connessi al Revenge Porn, di conseguenza si era venuta a creare una situazione in cui la “violazione della privacy sessuale” era considerata meno grave della violazione di segreti bancari o commerciali.

La cartina mostra quali stati abbiano adottato una legislazione in materia di Revenge Porn (fonte: Facebook.com/endrevengeporn)
La cartina mostra quali stati abbiano adottato una legislazione in materia di Revenge Porn (fonte: Facebook.com/endrevengeporn)

 
LA PROPOSTA DI LEGGE
L’obbiettivo della campagna End Revenge Porn è quello di esercitare pressione sui legislatori in modo che adottino misure in grado di contrastare in modo efficace il fenomeno. Per farlo sarebbe probabilmente sufficiente estendere le tutele della legge sulla privacy in modo da colpire penalmente chi diffonde dati personali (e quindi anche foto e video) senza l’esplicito consenso dei soggetti interessati. L’Independent evidenzia alcuni aspetti critici di una normativa troppo restrittiva, quali ad esempio il pericolo della criminalizzazione di alcuni comportamenti che ricadono nella libertà di espressione dell’individuo ma soprattutto viene messa in dubbio la capacità di un’eventuale legge di tenere il passo con il progredire della tecnologia. Per quanto riguarda il nostro paese, in Italia i reati che ricadono sotto la definizione di Revenge Porn possono essere puniti proprio dalla legge sulla tutela dei dati personali.
 
Revenge Porn By the Numbers - An Infographic from End Revenge Porn

Embedded from End Revenge Porn

 

Potrebbe interessarti anche