Eterologa: via il limite dei 43 anni per l’accesso

di Chiara Lalli

Pubblicato il 2014-10-30

Il ministro Lorenzin corregge un errore al Question Time della Camera sui parametri d’età. Evita così una nuova contestazione

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«Non può che essere accolta positivamente la dichiarazione del ministro Lorenzin oggi al question time in merito ai parametri di età per accedere alla fecondazione eterologa, previsto dalla Conferenza Stato Regioni per l’accesso nel pubblico». Così Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni, ha commentato ieri la decisione di eliminare il limite massimo dei 43 anni per l’accesso alla cosiddetta eterologa, cioè al ricorso alla donazione di un gamete. Per questa tecnica vi saranno dunque le stesse condizioni che valgono per la cosiddetta fecondazione omologa (quando entrambi i gameti provengono dalla coppia), secondo un principio di uguaglianza. Come si sarebbe potuto giustificare un diverso trattamento? La differenza d’accesso in base all’età sarebbe stata incostituzionale «perché – continua Gallo – discrimina in base alla gravità dello stato di infertilità e all’età, anche alla luce del fatto che la legge 40 prevede un’età potenzialmente fertile, non indicando quella definitiva e avrebbe permesso alle coppie di impugnare le delibere regionali».
 
L’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE DI ROCCELLA
Critico invece il commento di Gallo sull’interrogazione parlamentare a risposta immediata a firma di Eugenia Roccella, Calabrò e Pagano: «è stato recentemente reso noto che presso il Careggi di Firenze è stata eseguita una fecondazione eterologa con gameti importati da una banca estera, presumibilmente acquistati». Per l’esportazione e l’importazione dei gameti esistono norme che stabiliscono il divieto di commercializzazione (DM 10/10/2012) e le direttive comunitarie vietano la commercializzazione ma prevedono un rimborso spese.
Interrogazione
Siccome «la sentenza n. 162 del 2014 della Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge n. 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita», così comincia l’interrogazione e sembrerebbe mancare una esplicita manifestazione di condanna per la decisione della Corte, si domanda «quali iniziative intenda avviare il Ministro interrogato per monitorare la situazione che si è venuta a creare riguardo all’applicazione della sentenza n. 162 del 2014 della Corte costituzionale, informando al tempo stesso i cittadini del reale stato dei fatti».
 

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